Misery index: Parlare di Mafia tra commedia e melodramma

Misery index – Che gran polverone ha causato la cattura del boss Matteo Messina Denaro e chi vuole, una volta di più, gettare ombre sui Carabinieri, sul Ros, farebbe bene a pesare le parole. Ragioniamo con calma sui fatti e cerchiamo di trarne una conclusione. Parlare di Mafia, oggi, significa parlare di qualcosa che è radicalmente associato al tessuto politico ed economico del nostro Paese. L’organizzazione mafia nel tempo si è affinata, i suoi vertici capirono anni addietro che per vincere contro lo Stato era necessario entrare dentro lo Stato legittimamente, attraverso un processo di acculturamento e di investimento.

Così l’immagine del mafioso oggi è sdoppiata: da un lato ci sono i mafiosi veri, i boss che girano nella terra di Sicilia, la cui immagine è quella del tipico mafioso da immaginario collettivo, e che vengono costantemente arrestati con squilli di tromba. Dall’altro ci sono i mafiosi incravattati, i collusi, seduti sulle poltrone del Parlamento o del Senato, costantemente difesi dalla politica.
Così mi piace ricordare ai politici, ai paladini professionisti dell’Antimafia, le parole di Papa Francesco: Essere privato della libertà non è la stessa cosa che essere privo di dignità, no, non è la stessa cosa. La dignità non si tocca, a nessuno. Si cura, si custodisce, si accarezza. Nessuno può essere privato della dignità. Dignità che genera dignità. La dignità si contagia, si contagia più dell’influenza; la dignità si contagia. La dignità genera dignità. Per fortuna!