Messina al voto, pulizie di campagna elettorale

Pulizie di campagna elettorale. Il sindaco Accorinti, dopo averci fatto convivere con sporcizia e degrado per cinque anni si ricorda di ripulire le aiuole del tram, di ridare lustro al campo d’atletica ex Gil e di asfaltare qualche pezzo di strada cittadina.

 

Chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato.

Lc 18,9-14

Il sindaco Accorinti, dopo averci fatto convivere con sporcizia e degrado per cinque anni si ricorda di ripulire le aiuole del tram, di ridare lustro al campo d’atletica ex Gil e di asfaltare qualche pezzo di strada cittadina.

Un po’ poco per pretendere una rielezione, non vi pare? Bel tipo il sindaco Accorinti: in estasi per tutto il mandato mentre i cittadini combattevano con topi e degrado.

Messinesi, è inutile girarci intorno: la campagna elettorale per il voto del 10 giugno si sta degradando a livelli mai toccati in passato. Per via di una logica che non risponde al bene della gente, ma agli interessi dei politici. Senza distinzione di colore, perché a ogni cambio di Amministrazione si perpetuano gli stessi mali.

Se ci fate caso dopo ogni confronto elettorale tra i candidati l’unica cosa che resta nell’aria è la puzza di scandali, di inciuci, di false dichiarazioni agli elettori. Peggio. Bugie, accuse, insulti. Ma in che città viviamo? E chi sono i cosiddetti “cani da guardia” del palazzo?

Chi controlla chi?

La storia di questi anni ci ricorda, nella maniera più evidente, che dove non si afferma legalità e dove non si governa il degrado, vince la prevaricazione di chi in quel momento possiede l’arma più potente o la spregiudicatezza maggiore e prima o poi finiscono per pagare i più deboli.

A cominciare dalla lottizzazione e dalla mortificazione delle competenze professionali. Contro le stesse leggi di mercato e del buon senso, il servilismo è premiato più della bravura. Complici gli stessi comunicatori, senza più dignità ed etica, che a ogni cambio fiutano l’aria che tira, per farsi trovare già proni davanti al potente di turno. Che tristezza, che vergogna.  Sarebbe bene ricordare a chi spadroneggia nei dibattiti televisivi e non, che i veri “padroni” cui rispondere sono i cittadini, che pagano le tasse.

Quando mancano le regole, al di là della buona volontà delle persone, l’uno o l’altra o, peggio, entrambi finisce per prevalere la convivenza, il proprio tornaconto: se non denuncio, se giro la testa da un’altra parte, mi faranno lavorare, mi daranno un incarico, dei benefit.

La conclusione della riflessione “chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato” ci deve far riflettere molto, perché riprende – quasi di peso – quella degli invitati che scelgono i primi posti durante il banchetto (Lc 14,11).  C’è una particolare differenza, però. Lì si trattava dell’orgoglio mondano, qui si parla di quello religioso.

Il primo consiste nello stare sempre a galla alle spalle degli altri, il secondo – più subdolo – si concretizza quando si usurpa il posto e si considerano gli altri “nuddu miscatu cu nenti”.

Da entrambi… libera nos Domine!