Stiamo soffrendo, civicamente e fisicamente, per i nostri parlamentari che in questi giorni – ufficialmente “deputati” a riposo, affetti e ricarica di energie – sono impegnati per l’approvazione della legge di Bilancio. Hanno avuto 364 giorni per proporre, discutere e approvare ma, sommersi dagli impegni e dai cosiddetti collegi (coltura degli orti elettorali), sono arrivati a sedute fiume proprio in questi giorni. Sia chiaro, la tempestosità di questo fiume è solo apparente. A differenza di come ci avevano insegnato (poco) nell’educazione civica a scuola. Non discutono. Dichiarano (opposizione) o stanno zitti (maggioranza). Le decisioni sono già stabilite e il luogo deputato per eccellenza al confronto (commissioni incluse), il Parlamento, è solo formalità. Solo una decina di parlamentari della commissione Bilancio del Senato hanno esaminato la legge che dovrà essere votata, e anche lì a colpi di maggioranza non di opinioni e discussioni.
Tutto il 2025, e tutta la legislatura (incluse quelle precedenti, pur se con maggioranze diverse) ha un metodo per discutere e approvare: il voto di fiducia. Cioé: pur se qualcosa non piace in quello che il parlamentare sta per votare, non gli si chiede di confrontarsi e trovare magari una mediazione. No. Gli si chiede di non dire nulla ed esprimere (all’ingrosso) fiducia per la maggioranza parlamentare. Come se fosse una famiglia: il babbo o la mamma o lo zio non ti piacciono… suvvia non puoi far venir meno la tua fiducia verso di loro, ché altrimenti, chi ti paga cibo, vestiti e alloggio (in quelle famiglie – sempre meno – in cui vige il cosiddetto familismo).
Per capire come funziona questa democrazia. Il Parlamento in vigore è stato nominato nel 2022 da circa il 64% degli elettori. La maggioranza in vigore ha avuto circa il 44% dei consensi. Quindi, i rappresentanti del 44% del 64% (circa il 28% di tutti gli elettori) decidono come usare i nostri soldi. E lo fanno, non solo non discutendo con l’altro 72% (100-28) degli elettori (impossibile/inconcepibile in una democrazia rappresentativa), ma neanche coi rappresentanti di quel 56% del 64% che ha partecipato alle elezioni e che non ha chiesto fossero loro a rappresentarli in Parlamento.
A questo punto, non pochi si saranno persi tra i numeri. Mentre gli appassionati possono dedicarvisi, per i più riassumiamo: gli eletti dal 28% degli elettori, hanno il potere parlamentare (e lo usano sempre) di decidere in modo incondizionato ed indiscutibile. Ricordiamo che, dalle elezioni del 2022 ad oggi è altamente probabile che il 28% indicato dal 64% come maggioranza, sia molto più basso, visto che con le elezioni europee ed amministrative successive, questo 64% di partecipanti al voto è sceso sotto il 50%.
Quindi soffriamo per questi parlamentari. In queste ore e giorni. Se dovessimo incontrarne qualcuno la sera del 31 dicembre o alle prime ore del 1 gennaio (ché oltre le “maratone” per le votazioni non possono andare), salutiamo e ringraziamo. Poi, prepariamoci a subire le loro decisioni. Rispettare e partecipare, non a caso, sono diventate opzioni sempre meno utilizzate.
Vincenzo Donvito Maxia – presidente Aduc
