La Magistratura Onoraria sui diritti non molla!

Ancora una volta ci ritroviamo per celebrare l’inizio di un nuovo Anno giudiziario. Può apparire un ossimoro in un contesto di pandemia, come l’attuale, l’uso del termine “RITROVARE”. Eppure, forse mai come ora, è il termine più appropriato.

Se riavvolgiamo il nastro e torniamo alla scorsa cerimonia d’inaugurazione, il 2020 si presentava come l’ennesimo anno di attese destinate a rimanere deluse per i Magistrati Onorari, abituati (anche se a ciò mai rassegnati) a vedere negati i propri diritti, finanche lo status di lavoratori. Come non ricordare l’improbabile inquadramento riservato alla categoria per lustri: magistrati “volontari”, donde immeritevoli di qualsiasi tutela. Per avallare una impostazione di tal fatta, negli ultimi anni leitmotiv delle pronunce di merito e legittimità, il prodotto del lavoro di 5mila magistrati precari è stato spesso e volentieri spersonalizzato nelle statistiche ministeriali e, nonostante almeno il 50% del carico giudiziario, con punte del 70/80% in materia penale sia frutto dell’impegno quotidiano dei Magistrati Onorari, attribuito in esclusiva alla Magistratura di ruolo.

Non solo. Il silenzio riservato alla categoria nel corso dell’ultimo anno, nonostante reiterate richieste d’interlocuzione, è il medesimo delle relazioni lette dai rappresentanti ministeriali nei discorsi di apertura dell’anno giudiziario: mai una sola parola per la Magistratura precaria che concorre all’amministrazione della giustizia. Abbiamo ribadito come un mantra che non sarebbe stato possibile nascondere per sempre e senza conseguenze una storia di sfruttamento degna di trovare collocazione in una pagina di Dickens, non certo nell’Italia del secondo millennio. 5mila operatori del diritto pagati a prestazione (udienza) con un gettone lordo pari a 98 euro, mai indicizzato da quasi vent’anni, senza diritti previdenziali, né assistenziali e, per anni, tacciati di essere quasi degli occupanti abusivi delle aule di giustizia, eppure quotidianamente impiegati, esponenzialmente e prorogati ex lege di anno in anno per evitare, a costi estremamente vantaggiosi, il tracollo del sistema. Ma di loro non si deve far menzione, come nella sezione del Recovery plan dedicato alla giustizia, come si fa con ciò che è oggettivamente, o dovrebbe esserlo, motivo di vergogna.

La Corte di Giustizia dell’Unione Europea con una sentenza storica del 16 luglio, tuttavia, ha sgretolato le argomentazioni del Governo italiano, segnando un solco ormai invalicabile tra passato e futuro, abbattendo di conseguenza, il fallace, a partire dai presupposti, impianto della Riforma Orlando. La Corte ha cristallizzato ciò che la Magistratura precaria in servizio diceva da tempo: i Magistrati Onorari sono giudici nazionali, a tutti gli effetti giudici europei; i Magistrati Onorari sono lavoratori dipendenti a tempo determinato; la funzione magistratuale, nel dovuto rispetto dello Stato di diritto, deve essere esercitata da soggetti indipendenti cui sia garantita la serenità nello ius dicere, a tutela in primis dei cittadini dell’Unione che fruiscono del servizio. Questi principi hanno trovato eco e conferme e, ne troveranno sempre di più, nei Tribunali nazionali che hanno iniziato ad applicare i concetti espressi in termini inequivoci dall’Europa.

La Magistratura precaria ha così RITROVATO quella dignità che invero aveva mai perduto, frutto di costante impegno, ma pervicacemente negata.

Un sentito ringraziamento alla Magistratura di ruolo, per come ha saputo superare posizioni condizionate da equivoci ed incomprensioni, alimentate nel passato da singole visioni ostili che hanno cercato di creare false contrapposizioni. Magistratura Ordinaria e Onoraria si sono RITROVATE, parti diverse ma complementari nei rispettivi ruoli e accomunate dall’esigenza di dare una risposta alla richiesta di giustizia del Paese. I Magistrati Onorari non hanno chiesto di attingere alle prerogative della Magistratura di ruolo, ma solo di essere trattati con la decenza che un ordinamento democratico fondato sul lavoro impone, nel rispetto della Carta costituzionale e del diritto sovranazionale.

Nel rispetto dei diversi ruoli la Magistratura è dunque oggi compatta. E’ stata unita dal comune impegno quotidiano in questi tempi difficili di pandemia, dal lavoro fianco a fianco. Se ne è avuta riprova in occasione di quella sciagurata risposta fornita ad una interrogazione parlamentare da un Ministro ancorato a scheletri di schemi logici sclerotizzati, ormai svuotati di ogni forza argomentativa e fondamento giuridico. Quando il Ministero ha affermato che i magistrati onorari servono “alla finalità di contenere il numero dei togati, pena la perdita di prestigio e la riduzione delle retribuzioni della Magistratura professionale”, ha semplicemente confessato la condizione di sfruttamento perpetrata e quotidianamente denunciata in Italia ed Europa, dandone prova meglio di qualsiasi cahier de doleance che avrebbe potuto essere partorito dalle Associazioni di categoria. Il Magistrato Onorario è, dunque, immeritevole di tutele, non è un lavoratore, non esiste per l’Ordinamento, poiché servile non all’efficienza del sistema e al buon andamento della res publica, bensì “alla finalità di contenere il numero dei togati, pena la perdita di prestigio e la riduzione delle retribuzioni della Magistratura professionale”.

La Magistratura di ruolo veniva, con tale infelice asserzione, accreditata ingiustamente, diretta conseguenza di un simile assunto, come un ceto parassitario, potendo godere di prestigio (anche) grazie al lavoro sottopagato e non tutelato dei Magistrati Onorari, vedendosi negata così assai ingenerosamente la professionalità e il prestigio che dimostra di meritare con l’impegno quotidiano e di cui gode per capacità e meriti propri.

In questo 2021 è stata RITROVATA la dimensione umana della Giustizia, quella che mette al centro l’uomo quale motore di quel sistema finalizzato a dare risposta all’esigenza di giustizia, senza sovrastrutture ideologiche o vuoti dogmatismi. In questi mesi di pandemia i Magistrati Onorari hanno condiviso le difficili condizioni di lavoro con i Magistrati di ruolo che operano nelle medesime strutture, a loro accomunati nel rischio ma non nelle eventuali possibili conseguenze, in caso di malattia o morte. Come non cogliere in tutta la sua assurdità tale stortura? Il Coronavirus da un lato ha creato barriere alla socialità, dall’altro ha ridotto le distanze tra le persone.

È stata RITROVATA la necessità di una moralità di fondo delle scelte adottate, che non possono essere ispirate ad un mero cinico sfruttamento di lavoratori sottopagati.

E, tuttavia, questa dimensione con pervicacia viene rifiutata dalla tecostruttura ministeriale e da alcuni settori delle politica nazionale. Ancora pochi giorni fa, nel chiedere la Fiducia al Senato della Repubblica, l’ormai ex premier ha celebrato (giustamente) i meriti della Magistratura di ruolo, senza però dire una sola parola di denuncia del trattamento indecoroso riservato ai 5mila Magistrati Onorari dal proprio Ministro. Il Premier ha declamato l’alta produttività dei Tribunali italiani, dimenticando totalmente come distribuirne i meriti; annunciando ben 2,3 miliardi d’investimento nel settore, ha sottolineato la bontà di una politica che si fonda sul precariato crescente e dimentica per strada quello consolidatosi negli anni, che agevola nuovo debito per arruolare ennesimi spalatori a basso costo. E nulla per dare dignità a chi in servizio: la bozza del Recovery plan predisposta dal Governo dedica ben 11 pagine (da 29 a 39), su 124, alle riforme in tema di giustizia. Nulla per chi in servizio. Da Palazzo Piacentini si afferma di aver già avviato un piano ordinario di assunzioni, per oltre 16.000 unità, tra il 2018 e il 2023 e previsto di arruolare fino a 16mila addetti all’ufficio per il processo, con contratto a tempo determinato e fino a 2mila magistrati onorari aggregati. In questa strana schizofrenia della programmazione della Giustizia Italiana, dunque, disobbedendo all’Europa, non si vuole riconoscer quanto dovuto a 5mila Magistrati Onorari in servizio, si punta a demansionarli e mantenerli servi, non elevarli dalla attuale vergognosa condizione, ma si vogliono immettere altre figure di magistrati precari per l’efficientamento del sistema.

E’ giunto finalmente il momento di girare pagina. Il 20 maggio 2020 la Commissione Europea ha indirizzato all’Italia la raccomandazione di migliorare l’efficienza del sistema giudiziario e l’efficacia della PA, condizioni imprescindibili ai fini della fruizione dei fondi da erogarsi nel programma di Recovery Fund, circostanza che rende ancora più urgente la riforma della Magistratura Onoraria in linea con le richieste della categoria. In altri termini, se non si mette mano ad una riforma seria del Sistema Giudiziario italiano, i tanto decantati miliardi europei del Recovery Fund non arriveranno mai e questo dopo che la politica di spesa per il 2020 ed il Bilancio per il 2021 sono stati pensati già considerando tale eccezionale iniezione di liquidità. Quindi l’Unione Europea sta dando chiaramente all’Italia due indicazioni inequivoche:

  1. a) occorre rendere più efficiente la Giustizia Italiana;
  2. b) occorre sanare la situazione della Magistratura Onoraria in servizio.

Entrambe le indicazioni convergono su un risultato unico: l’efficientamento della Giustizia italiana passa anche (ma non solo) attraverso la regolarizzazione e l’utilizzo più razionale della Magistratura Onoraria operativa. E’ una svolta che può essere attivata immediatamente: i Magistrati Onorari in servizio, infatti, esercitano le funzioni giurisdizionali ormai da decenni, hanno acquisito un’esperienza che può da subito essere messa al servizio del Sistema giudiziario italiano con risvolti straordinari di produttività e abbattimento dell’arretrato.

La strada che l’Europa ha tracciato giungerà a un’inevitabile conclusione: portare la rotta sulla linea della giustizia formale e sostanziale, della legalità per le figure professionali coinvolte, in ossequio ai dettami costituzionali. Sta a quella minoranza asserragliata nei corridoi del Ministero decidere per quanto ancora porre il nostro Paese alla gogna dei Paesi più civili.

FEDER.M.O.T.

Federazione Magistrati Onorari di Tribunale