Io non sono buddace: il culto del turarsi il naso

A Messina ci prepariamo per le Amministrative. Siamo in tanti. Qualche volta siamo intorno al pienone, noi che ci diamo appuntamento in piazza – disposti ad aspettare fino ai titoli di coda, e anche oltre – pur di non perderci il finale. Nell’ennesina festa di piazza vedremo i grandi mediomassimi: Renato Accorinti,  Antonio Saitta, Dino Bramanti, Cateno De Luca, Giuseppe Trischitta e Gaetano Sciacca, salire sul ring. E anche questa volta ci è andata bene: ritmo serrato, montaggio accurato, incontri mozzafiato. E di tanto in tanto, un sobrio accenno alla storia, al costume di ieri. Fra queste commoventi ombre del passato si aggirano però due ombre singolari, inquietanti: che compaiono sempre, quando si parla della cosa pubblica. La prima è l’ombra della corruzione, della “combine”. Quel certo appalto andato a buon fine e quell’altro finito nel dimenticatoio, quel certo strano criterio di intendere la politica che spesso cozza con il pudore, l’etica, il buon senso: come sono effettivamente andati? Non lo sapremo mai. E’ un’ombra fastidiosa che accompagna – da sempre – ogni discorso sulla gestione della città. Si dilegua, quest’ombra, quando la televisione trasmette i programmi elettorali di ogni candidato sindaco. Neppure la fastidiosa sentenza di Gettonopoli vale una domanda senza retorica. Mai che nessuno si chieda: è giusto riproporre coloro che nel recente passato hanno subito una condanna (giusta o sbagliata, lasciamolo dire ai tribunali)? In questi casi scompare sì un’ombra, ma ne appare un’altra: quella della diversa decenza, della pericolosità della mancanza di memoria da parte dei partiti. E dell’opportunità di abolire l’utilità di certe candidature. Per quanto mi riguarda, non dovrebbero esserci dubbi. La politica deve essere messa al riparo da certe logiche. E per sempre. Ma non subito. Quando ci saremo liberati di tutti i nostri bassi istinti, quando non saremo più divorati dal bisogno di un nemico e dalla voglia di distruggerlo, sempre pronti a nuocerci, a farci reciprocamente del male. Allora potremo abolire la candidatura protetta, se non si sarà abolita da se. Nel frattempo ci conviene tenercela. Ci serve a far defluire i nostri istinti aggressivi. A viverli, direttamente o indirettamente (come spettatori) in una forma stilizzata, disciplinata: e quindi, civile. Tanto il cittadino dello Stretto spesso vota turandosi il naso per ragioni complicate che sono insieme storiche, culturali, linguistiche e sociali. Forse anche psicologiche.