Il ben dell’intelletto e politica. Dove cominciano e avanzano

La politica è “l’arte dell’impossibile, l’arte cioè di rendere migliori sé stessi e il mondo”, affermava Václav Havel (artefice e primo presidente della ex-Cecoslovacchia liberata dal comunismo nel secolo scorso). Per una applicazione nel nostro secolo (millennio?), si pensi alla sospensione del conflitto a Gaza dove – integre le singole valutazioni e prospettive – di fatto l’impossibile (il cessate il fuoco) sembra sia in corso, aprendo prospettive di cosiddetta pace.

Il ben dell’intelletto (Inferno di Dante) è la capacità di fare discorsi sensati che, per l’appunto, i dannati dell’Inferno hanno perduto.

Quando il ben dell’intelletto si incontra con la politica, succede che si sa e non si sa dove entrambi iniziano e altrettanto dove finiscono. Il caos come metodo.
Si provi ad ascoltare alcuni dei talk show mediatici, o leggere alcuni pensieri su social e media di vario tipo, o alcune pretese di intellettuali e politici – financo capi di governo e amministratori – per le proprie ragioni… il caos.
Pensiamo – i più noti – a diversi intercalari del presidente Usa Donald Trump e suoi sodali, di quello russo Vladimir Putin e altrettanti suoi sodali, di diversi governanti dai Paesi Bassi ai lander tedeschi fino ad alcuni nostri Comuni, Regioni e rappresentanti istituzionali di governo e di opposizione. Tutto un misto – per l’umano comune, quello che segue i figli a scuola, dove si insegna a dar senso a parole e concetti – dove il ben dell’intelletto e l’istanza politica danno vita a caos, in cui molta ignoranza (o presunta conoscenza) condita da arroganza ha la sua parte. Caos che – trasformato in economia, giustizia, amministrazione – diventa orologio del nostro quotidiano.
Sembra che sia metodo per esercitare e mantenere il potere, nonché – spesso – anche per le proposte di alternativa ad esso.

Sempre l’umano comune coi figlioli a scuola (di cui sopra), intriso dall’ingenuità dell’apprendimento, si dovrebbe domandare, parafrasando la fine dell’Inferno dantesco, “quando usciremo a riveder le stelle”? Domanda che, pur consapevole di “fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza”, trattiene in gola… ché comunque, davanti al caos, non gli conviene porsi o far ascoltare.

Dicevamo… “ben dell’intelletto e politica”. Abbiamo cercato di capire come cominciano e forse delineato lo scenario di dove e come vanno. Teniamo entrambi in alta considerazione questo processo, quantomeno per capire e farci meno male possibile.

Vincenzo Donvito Maxia – presidente Aduc