Governo, prescrizione e fondamentalismi

Fondamentalismo all’amatriciana e fondamentalismo della “giustizia”. Vediamo di capire.

 

Ieri abbiamo scritto di un emendamento del M5S al disegno di legge Anticorruzione, che prevedeva la sospensione della prescrizione dopo il primo grado di giudizio . L’intento è stato, per chi non lo avesse ancora capito, quello di indicare come avversari della lotta alla corruzione coloro che si opponevano all’approvazione dell’emendamento. Ma come, si dice, volete opporvi alla condanna dei corrotti?

Udite, udite, il M5S ha ritirato l’emendamento, ma ne ha presentato uno identico, modificando il titolo del ddl in “Anticorruzione e prescrizione del reato”, insomma, una manovra furbetta da fondamentalismo all’amatriciana.

 

Nel frattempo, c’è la gara a chi fa fondamentalismo della “giustizia”: Marco Travaglio, direttore de Il Fatto Quotidiano, propone la sospensione della prescrizione nel momento del rinvio a giudizio, prima ancora che il processo inizi, mentre il procuratore Nino Di Matteo, si spinge ancor più indietro: per la sospensione della prescrizione basta la richiesta del rinvio a giudizio del pubblico ministero.

 

Così i tempi della giustizia, cioè dei processi al termine dei quali un cittadino è dichiarato colpevole o meno, si allungano all’infinito. Basteranno trentanni di processi per saziare costoro?

 

I numeri dovrebbero aiutare a capire il fenomeno delle prescrizioni: solo il 19% delle prescrizioni riguarda il primo grado di giudizio, quindi di cosa parlano costoro?

 

Se poi, paragoniamo i numeri delle prescrizioni verificate nelle sedi giudiziarie, si rileva che queste raggiungono il 51% a Tempio Pausania, mentre si attestano tra lo 0 e lo 0,5% a Bolzano e Napoli Nord.

Evidentemente, c’è un problema di organizzazione degli uffici giudiziari, sui quali dovrebbe intervenire il ministro della Giustizia Bonafede, invece di promuovere iniziative sanfediste, con la scusa di combattere la corruzione, ed elettorali, in vista delle elezioni europee e nazionali.

Al solito, l’importante è che il popolo ci creda.

Primo Mastrantoni, segretario Aduc