
Un Paese è ricco quando ha progetti di vario tipo che marciano e altri, favoriti dalla snellezza della burocrazia, che premono per aggiungersi. Quando l’inflazione – reale e percepita, quanto dinamica – è quel giusto che serve a mantenere viva la competitività. Quando il potere d’acquisto dei consumatori è all’altezza di mercato, tempi ed esigenze. Quando la disoccupazione è bassa soprattutto tra i giovani. Quando la produzione industriale, asse portante dell’economia, è rigogliosa. Quando i deficit di bilancio sono contenuti. Quando l’evasione fiscale è solo fenomeno delinquenziale. Quando chi lavora ha remunerazioni come minimo nella media dei partner dell’Ue. E quando i cittadini partecipano alle scelte, direttamente o tramite gli eletti.
Qualcuno riconosce che l’Italia abbia queste caratteristiche?
Su ognuno dei temi che abbiamo elencato ci sarebbe da fare un trattato, ché allo stato sembra che queste caratteristiche siano tra il precario e l’assente, con un bel condimento di demagogia mediatica che ci induce a far credere il contrario, financo ingannarci. Si pensi che per settimana e settimane, i media, compresi quelli di Stato, ci hanno informato con prima notizia, che spesso occupava più della metà di ogni notiziario, delle vicende della Flottilla, con condimento delle vicende giudiziarie di Garlasco.
Oggi i dati Istat sulla produzione industriale (1), a nostro avviso asse portante di un’economia stabile, ci danno uno scossone. Ad agosto la produzione industriale diminuisce in tutti i principali raggruppamenti di industrie; negativa anche la media degli ultimi tre mesi. Con prospettive, si pensi ai dazi di Trump, non rosee, in generale (per cui condividiamo la sventura con l’Ue) e nel particolare (la pasta italiana avrà dazi superiori al 100%?).
Certo, non siamo alla canna del gas, siamo pur sempre membri del G7, quindi tra i Paesi più industriali e con maggiore sviluppo economico. Ma siamo il giorno dopo il fallimento di uno dei nostri maggiori fiori all’occhiello (le acciaierie ex-Ilva), con diverse aziende che licenziano. E con un unico ambito, quello turistico, che galleggia mentre sviluppa overtourism e rendite di posizione (balneari tra le tante), cioè un settore che – nell’effimero economico del suo sviluppo (2) – fa solo ricchi quelli che sono già ricchi.
Vincenzo Donvito Maxia – presidente Aduc
1 – https://www.aduc.it/notizia/produzione+industriale+calo+agosto+istat_141598.php
2 – https://www.aduc.it/articolo/vedere+nel+turismo+motore+dello+sviluppo+scelta_39304.php