DAI DOGMI SANITARI A QUELLI CLIMATICI

Le inchieste giudiziarie sul Covid non servono a nulla, è il parere di Pierluigi Battista, sembra che il dibattito aperto, gli provoca fastidio. Secondo Battista si è vinta la guerra, ora bisogna gestire il dopoguerra. “Quindi, da tipico terzista, ci spiega che non ci sono eroi da premiare tipo Conte e Speranza i quali rivendicano i loro primati, ma neppure scheletri nell’armadio su cui si dovrebbe investigare in Parlamento. Pari e patta nel Battista pensiero e scurdammece ‘o passato”.

(Gianluca Spera, L’epoca del post-umanesimo: dai dogmi sanitari a quelli climatici, 16.7.23, atlanticoquotidiano.it) Una tesi che potremmo rispettare, fino ad un certo punto. Occorre però approfondire tante cose, per Spera c’è soprattutto, la questione dello stato d’emergenza perenne: in pratica quali sono “I limiti normativi del potere statale durante un’emergenza”. “Ma, soprattutto, perché la gestione autoritaria del periodo pandemico da eccezione si sta trasformando in regola”

Per il giornalista di Atlantico è un pericolo concreto che “le democrazie di stampo liberale entrino definitivamente in crisi di fronte a qualsiasi emergenza, o presunta tale, rendendo ordinari strumenti normativi in apparenza straordinari. Il rischio, a questo punto, è trovarsi catapultati in un perenne stato di eccezione i cui confini legislativi e temporali diventano sempre più labili e indefiniti”.

Pare che ancora in Italia ci sia qualcuno che si scagli contro i no vax, i no mask, contro i no qualcosa. Ancora a emergenza abbondantemente terminata sopravvivono sia la mentalità che i metodi draconiani “giustificati” dal contrasto al virus.

Non sembrano riflessioni esagerate quelle di Spera, anch’io ho l’impressione che in questi giorni di diffuso allarme ambientale, ritorna lo stesso schema dell’era pandemica.

Qualche settimana fa, Luigi Manconi su Repubblica si interrogava su come comportarsi con i“negazionisti climatici”: “Sbatterli in galera o metterli in condizione di non nuocere?”. Per certi versi si ripropone lo stesso schema del Covid, con tanto di capri espiatori da offrire al pubblico ludibrio. Sempre sullo stesso giornale, il direttore Maurizio Molinari aveva parlato di una crociata di gruppi negazionisti contro i necessari provvedimenti da assumere per avviare la transizione ecologica.

Eppure, fa notare Spera che l’intransigenza è tutta dall’altra parte, dai cosiddetti ambientalisti, “perché non solo è precluso il confronto (come durante il Covid), ma non si possono neppure discutere le severe misure previste per ridurre i livelli di Co2. Così, si scivola dai dogmi sanitari alla dottrina ecologista dando per scontato che le persone debbano adeguarsi rinunciando a cuor leggero ai propri diritti”.

In conclusione pare che ci stiamo avviando verso un’epoca post-umanista, dove il presunto progressismo degli eco-ambientalisti ci porta verso un’evidente involuzione della società, imponendo pesanti limiti all’autonomia dei cittadini. Ne abbiamo parlato in questi giorni. Si scrive e si discetta tanto di un pianeta sostenibile ma ai maître à penser nostrani non sorge mai il dubbio che i sacrifici richiesti alla gente comune siano del tutto insostenibili (anche da un punto di vista economico).

Siamo ormai proiettati verso una trasformazione delle nostre societànelle quali le persone devono essere votate al martirio per il perseguimento di scopi imposti dall’ideologia dominante. Che da ciò derivino un peggioramento della qualità della vita, un considerevole aumento dei costi, la riduzione dei margini di libertà della popolazione poco importa a chi è abituato a sermoneggiare senza contraddittorio”.

DOMENICO BONVEGNA

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