
A metà stagione estiva si raccolgono le impressioni dei turisti e di coloro che offrono servizi agli stessi. Per i primi si raccolgono i numeri in calo rispetto al passato e di quanto tempo e denaro in meno spendono. Per i secondi, gli operatori, rimbalza da una categoria all’altra la lamentela del calo di entrate e presenze.
Per i turisti è la logica conseguenza di un minore potere d’acquisto e disponibilità. Sebbene i dati ufficiali (quelli che fanno andare ”in giuggiole” i replicanti mediatici che osannano le politiche del governo) dicano il contrario. Calandoci nella realtà, si viene a sapere che le medie delle statistiche non ci dicono che se 100 spendono 5000, tra questi 100, 90 spendono 1000 e 10 spendono 4mila. E questi 90 sono quelli dell’overtourism, dei voli low-cost e degli affitti brevi, del mordi e fuggi e dei panini, pizze e gelati di plastica nelle località turistiche. Mentre gli altri 10 sono quelli delle pubblicità bio, delle località esclusive e che albergano nei resort a 5stelle a cui le amministrazioni locali dedicano sempre più le dismissioni del proprio patrimonio edilizio.
Per gli operatori è il giorno dopo la cuccagna. Abituati negli anni passati a riempirsi di soldi, grazie a sussidi pubblici di ogni tipo. Come i balneari che con la complicità dei governanti di ogni tipo occupano le spiagge demaniali pagando affitti come se fossero in un monolocale nella periferia di Caserta o Nuoro, e che fanno pagare disinvoltamente migliaia di euro per i loro servizi del valore di qualche decina d’euro visto che hanno ucciso mercato e concorrenza.
Alla fine il conto arriva per tutti? E soprattutto gli operatori devono rinunciare al fuoristrada da 70mila euro e il viaggio “fuoristagione” nei 10Stelle dei paradisi oceanici. Oggi vediamo i volti contriti dei rappresentanti delle loro corporazioni annunciare che c’è la crisi, e perciò pagano meno i loro dipendenti (quelli che non sono a nero, perché questi ultimi li pagavano e li pagano una miseria… oltre che a nero).
Ma non è detto che sia la fine, o che la stessa arriverà. Abbiamo governanti, in prima fila ovviamente quella del Turismo, che per il proprio tornaconto dell’immediato, ci vogliono far credere che l’economia di un Paese si possa fondare su effimero, transito e rendite di posizione: politiche industriali assenti e in continuo calo, crescita di un turismo che è aumentato distruggendo città e località, coi loro contenuti economici, umani e sociali.
Quanto accade in questa mezza estate potrebbe essere un campanello d’allarme. Ma, non solo perché è agosto e tutto si rimanda a dopo, i nostri governanti operano come se fosse sempre agosto (1). E quindi c’è poca speranza di invertire queste dinamiche, anche se non finiremo nel guano perché – nolenti quelli che perorano pur blandamente l’Italexit -, grazie alla lungimiranza di alcuni fondatori di questa Italia post-bellica, viviamo e sfruttiamo un contesto oltre le Alpi che lavora anche per noi.
Ci sarebbe da capire se valga la pena continuare con chi è capace di mettere in atto solo questo o sceglierne altri, con un’offerta, per ora, misteriosa…
1 – https://www.aduc.it/articolo/ponte+stretto+messina+cattedrale+nel+deserto_39640.php
Vincenzo Donvito Maxia – presidente Aduc