COVID 19: TANTE DOMANDE SENZA RISPOSTA

E’ un po’ di tempo che non affronto il tema del virus. Per la verità mi sono stancato, non riesco a trovare motivazioni per scrivere, intorno al virus circolano troppe parole, senza arrivare a nessuna certezza. Dopo quasi due anni siamo al punto di partenza. Si ricomincia daccapo. E’ la prova che sia un virus artificiale e non naturale? L’anno scorso, di questi tempi, si annunciava trionfalmente l’arrivo delle prime fiale di vaccino. Tutti ricordiamo l’enfasi con la quale fu raccontato quel momento, con il camion scortato e i primi contenitori di siero da conservare a una certa temperatura.

“Nel frattempo, però, gli italiani si fanno tante domande. La prima riguarda la famigerata immunità di gregge o di comunità. Che fine ha fatto? Gli scienziati dissero che con il 70-80% di vaccinati si sarebbe raggiunta quella soglia di sicurezza e non avremmo più dovuto preoccuparci del virus. Inoltre, ci fu detto che le due dosi di vaccino sarebbero bastate e che non ce ne sarebbero volute altre. Tutto questo non è accaduto. Siamo all’85% di vaccinati ma la curva dell’epidemia continua a crescere, le regioni lentamente tornano a colorarsi di giallo (e magari, fra un po, anche di arancione e rosso), le restrizioni crescono e l’ipotesi nuovi lockdown, per quanto remota, non va più esclusa”. (Ruben Razzanti, Contro il Covid urge cambiare strategia, 21.12.21, Lanuovabq.it)

“Se è vero che rischiamo di passare un Natale quasi come quello dell’anno scorso, non sarebbe il caso che qualcuno cominciasse a recitare il “mea culpa” e ad ammettere che l’ostinazione esclusiva sul vaccino, trascurando farmaci e protocolli per le cure domiciliari e interventi “chirurgici” su trasporti pubblici e scuole, è alla base della nuova escalation di contagi?”. Forse l’amico Diego Torre sintetizza meglio di altri quello che sta accadendo. Riporto integralmente le sue riflessioni.

Idolatria del vaccino o del greenpass? Una valanga di perché senza risposta.

Il tampone garantisce che all’atto del prelievo (un pugno di ore prima della verifica del green pass) il soggetto non è infetto. Il green pass da vaccino, meglio da “siero genico sperimentale”, garantisce che, alcuni mesi prima il soggetto è stato vaccinato, ma non dice se è infetto. Infatti, per andare a conferenza stampa col presidente del consiglio è richiesto il tampone, ma a sempre più categorie sociali viene imposto con prepotenza il vaccino per potere lavorare. E per entrare in Italia ora non basta più il greenpass, ma ci vuole anche il tampone con esito negativo: deciso da Draghi e Speranza. L’hanno capito ora? Ma allora, chi garantisce di più?

Poi si scopre che l’efficacia del siero crolla nell’arco di pochi mesi. Sapevamo già che non evitava l’infezione poiché gli inoculati sono contagiabili e contagianti. Certo, sembrava strano che dopo il vaccino si rimanesse esposti al contagio, poichè nessuna vaccinazione “tradizionale” implicava poi rischi e precauzioni da non vaccinato.

Il magico siero non doveva renderci liberi? E se non è così perché insistono a ripetere questo falso slogan, incoraggiando chi lo ha ricevuto ad abbandonare ogni prudenza? E’ più pericoloso un non vaccinato con tampone negativo o un vaccinato rassicurato dal biglietto verde (che dura nove mesi mentre l’efficacia del vaccino non supera i cinque), che sentendosi fuori pericolo va in giro allegramente?

Se il rischio di riempire le corsie è così reale perché il governo, ministro Speranza per primo, non vuole ascoltare i medici che da quasi due anni curano e guariscono a domicilio i pazienti infetti da covid? Perchè il protocollo ministeriale insiste ancora stolidamente, dopo quasi 2 anni con “tachipirina e vigile attesa”, nonostante l’ODG del Senato del 9.4.2021, firmato da TUTTI i gruppi parlamentari, invitasse alla sua revisione?

Perchè per gli eventi avversi da somministrazione del vaccino è prevista dall’AIFA la sorveglianza passiva, ovvero spontanea ed occasionale, e non quella attiva, nonostante il siero non sia ancora definitivamente sperimentato? Perché, nonostante tale limite d’indagine, il report mensile dell’AIFA dove si raccolgono i relativi dati è fermo a quello di inizio ottobre e non viene più pubblicato? Troppi morti? Troppe invalidità?

Continuano ad accumularsi i perché senza valida risposta, ma se osi esprimerne uno, l’insulto pronto c’è; eccome. Perentorio, drastico, arcigno: sei un novax, e quindi cretino, ignorante e fanatico; indegno di risposta! E si chiude il discorso con la lapidazione massmediatica, sociale e lavorativa del reprobo untore. E se a qualcuno saltano i nervi e comincia a dire o a scrivere o a fare cose che non dovrebbe, è pronta l’altra scarica di contumelie: fascista, nazista, violento, terrorista.

Per i “buoni” ogni consolazione; potranno godere della libertà che il governo “concede” loro (ma la libertà “concessa” è quella che i padroni davano agli schiavi). Per i “malvagi” c’è la gogna mediatica, la morte sociale, la sospensione dal lavoro; finora. Per i componenti delle forze dell’ordine, sospesi dal lavoro perché non vaccinati, hanno aggiunto un trattamento speciale: devono consegnare manette, armi e tesserino. Perchè? Per umiliarli o perché si teme che facciano un uso “improprio” di tali strumenti?

Aumenta così fra lusinghe e minacce il numero degli italiani “convinti” (così li definiscono le televisioni di regime) della bontà del siero. Costoro sarà bene che si preparino però per le dosi successive o finisce l’idillio. L’Ecdc, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, ci ha appena informato che “I dati attualmente disponibili supportano la somministrazione sicura ed efficace di una dose di richiamo già a tre mesi dal completamento della vaccinazione primaria.”

Cala il numero dei reprobi novax, ma il governo aumenta progressivamente la durezza dei suoi colpi. Ma come? Siamo i migliori d’Europa, Omicron è meno pericolosa, ospedali e terapie intensive sono lungi da massicce occupazionI… e ci raccontano che la situazione rimane talmente preoccupante che ci vogliono misure ancora più coercitive? Non è bastato il 60, il 70 e l’80 % di popolazione inoculata? Non basterà neanche il 90!

Troppe le domande che non ricevono risposte. E su tutte una si innalza con sempre maggiore forza: il green pass serve a battere il covid o è il covid che deve tenere in vita il greenpass? Qual è il mezzo e quale il fine? E infine erompe da ogni sana mente raziocinante la domanda impetuosa e finale: tutto ciò, perché?

Per completezza di qualche ora fa, ulteriore riflessione:

MI SONO DEFINITIVAMENTE CONFUSO, ovvero Aristotele ed il tampone

I sanitari vaccinati devono fare il tampone per verificare di non essere positivi; ogni 4 giorni in Veneto, ogni 10 in Lazio etc

I tamponi però non sono più attendibili per il personale scolastico e le forze dell’ordine che prima lavoravano col “tampone”, ma ora hanno l’obbligo vaccinale perchè il tampone non è affidabile.

Questi inaffidabili tamponi sono però quelli che danno il numero dei contagi e determinano il colore delle regioni; inoltre vanno fatti a chi rientra in Italia anche se vaccinato.

Aristotele afferma che: «È impossibile che la stessa cosa ad un tempo appartenga e non appartenga ad una medesima cosa, secondo lo stesso aspetto». Si vede che nel governo nessuno ha studiato filosofia o che il principio di non contraddizione è snobbato perché appartenente a un oscuro passato.

DOMENICO BONVEGNA