Cina e resto del mondo

Alcuni mesi fa, a Mosca, ho visitato il museo della Cosmonautica. Un esperienza toccante che mi ha fatto ripercorrere diversi anni della mia gioventù, quando in tanti sognavamo che di lì a poco saremmo andati senza problemi in giro per lo spazio.

 

Poi tutto si è grossomodo fermato, e non solo per i sovietici (all’epoca non erano solo russi come oggi). Davanti alle immagini e reperti del viaggio di Jurij Gagarin, come primo di una lunga lista di astronauti, mi sono soffermato ricordando a mia figlia con cui visitavo questo museo, che il giorno dopo che quell’uomo era andato a girare intorno alla Terra, in tutto il Pianeta (ma proprio tutto e tutto) non si parlava d’altro, ed eravamo nel 1961, quando le comunicazioni non erano veloci e fluenti come ora; per l’occasione ho anche ricordato alla figliola, che altrettanto clamore mediatico e totale ci fu solo il 20 luglio del 1969 con lo sbarco dell’americana Apollo 11 sulla Luna.

Solo quando non ero più un ragazzino, ho focalizzato quella gara enorme che si era scatenata per la conquista dello spazio tra americani e sovietici. Gara, che se aveva il suo culmine e la massima rappresentazione nelle imprese spaziali, comunque si manifestava anche ad altri livelli, quasi sempre perdenti per i sovietici e vincenti per gli americani.

La conquista dello spazio continua tuttora ad essere nei programmi sia russi (non più sovietici) che americani, ma abbastanza angolata rispetto agli interessi, alle speranze, alle curiosità e agli occhioni sbarrati di ragazzi e ragazze che non vorrebbero accontentarsi solo di film di fantascienza.

Oggi, 4 luglio, ho letto una notizia che mi ha fatto ricordare quanto sopra. Eccola, dal quotidiano La Repubblica: “Cina. Un paese ossessionato dal Guiness dei primati. Registrazioni al Guiness in crescita del 10% l’anno. Ma si punta anche ai primati con “caratteristiche cinesi”, come una pulizia delle orecchie di massa o un ballo di gruppo”.

Ho fatto subito un flashback con l’Unione Sovietica degli anni 60 del secolo scorso, quando, a partire dai cosmonauti, era tutta una gara tra americani e sovietici, a chi riusciva a sembrare più bello agli occhi del mondo (il fallimento del modello comunista sovietico era ancora in alto mare, e i vari partiti comunisti nel mondo erano difficilmente in rotta col “babbo” di Mosca, per quanto avesse già dimostrato al mondo che lo stalinismo non fosse proprio quel futuro dell’avvenire per umani liberi e laboriosi che voleva far intendere).

Ma, a differenza degli americani, i sovietici avevano proprio “una fissa” per i loro tentativi di supremazia; una “fissa” utile quando durante la seconda guerra mondiale fu grazie al loro contributo che si sconfissero nazisti e fascisti, ma un po’ maniacale proprio a partire dalle imprese di Gagarin e dello Sputnik 1 intorno all’orbita terrestre. Quella stessa maniacalità che ho percepito in questa notizia sui Guiness che ci arriva dalla Cina. Vizio comune dei regimi autoritari?

Premessa di un declino e di una corrosione culturale come per l’Urss a suo tempo? Sì, lo so, corro troppo e ci sono tante implicazioni che dovrebbero essere considerate. Ma tutto va inquadrato nella specifica epoca. L’Urss era il secolo scorso, e proprio poco dopo le vicende dei cosmonauti che ho ricordato, con una “gloria” mondiale diffusa soprattutto nei diseredati ed emarginati e sfruttati dell’affermazione liberista, cominciò quella erosione che portò alla dissoluzione (con la Russia che oggi continua, ma è comunque tutta un’altra cosa).

La Cina è oggi. Non mi addentro in tutte le analisi e constatazioni possibili e immaginabili (a partire dal fatto, per esempio, tra le “super novità” che, a parte qualche residuo territoriale francese, oggi Africa e Cina sono un binomio economico non indifferente).

Per noi che siano attenti alle evoluzioni e involuzioni dell’individuo consumatore, e che crediamo che bisogna dar corpo a istituzioni globali che disciplinino il magma economico mondiale che sempre più ci fa essere sudditi e non governati, questi fenomeni ci devono far alzare le antenne per meglio osservare, capire, elaborare, riflettere.

Poi, ovviamente, ci sono gli amanti dei “corsi e ricorsi storici” (tra cui non ci annoveriamo), ma siamo nel 2018 ed io che domani devo andare a Sydney, non a caso il volo migliore che ho trovato (qualità ed economicità) è via Canton/Shangai, e non le “solite” Singapore o Bangkok.

Così come quelle “cineserie” che tutti acquistiamo dal “cinese dietro l’angolo che è sempre aperto e costa pochissimo” e poi – magari, non io ovviamente- si sbraita contro i troppi cinesi presenti nelle nostre città.

 

Vincenzo Donvito, presidente Aduc