Carceri, Meloni (Piazza Carceri e Sicurezza): “adottare un sistema che sproni alla rieducazione”

“Al fine di non rendere lettera morta la rieducazione del condannato di cui all’art. 27 della nostra Costituzione, potrebbe prendersi in considerazione l’ipotesi di adottare anche in Italia, il sistema del “Parole”, di cui all’esperienza negli USA”. Lo dichiara in una nota l’avvocato Giuseppe Maria Meloni, portavoce dell’iniziativa Piazza delle Carceri e della Sicurezza del cittadino.

 

“In particolare, – prosegue – il giudice si pronuncerebbe limitatamente alla specie del reato e alla colpevolezza dell’imputato, senza fissare precisamente il termine della pena, ma indicando nella sentenza soltanto un termine minimo e massimo. La punizione effettiva sarebbe poi stabilita da un diverso organo, che deciderebbe il momento di cessazione della pena, prendendo in considerazione i progressi o meno del trattamento eseguito, le relazioni degli esperti e degli operatori, il parere della direzione del carcere, una valutazione sull’avvenuta risocializzazione”.

“Questa decisione sul momento di cessazione della pena, – spiega – se nell’esperienza di altre realtà giuridiche è demandata ad un organo amministrativo denominato “Parole board”, in Italia potrebbe, ad esempio, essere rimessa alla magistratura di sorveglianza”. “Si tratterebbe – rileva – di un sistema per certi versi assimilabile alla liberazione condizionale, ma rispetto a questa, più legato a criteri di effettivo recupero del detenuto, e quindi, molto più stimolante ai fini della rieducazione”.

“Proseguo – conclude Meloni – nella attività di proposta sulle carceri, perché ritengo che la grave situazione in cui versano i nostri penitenziari, non debba indurre minimamente alla rassegnazione, ma, anzi, in virtù del fatto che siamo tutti responsabili della diffusione e dell’attuazione della nostra Costituzione, debba essere occasione per un impegno ancora più grande.”