Cateno De Luca cosa c’è nel piatto? Fallimento e frustrazione amplificate da Messina a Palermo. Passando da Taormina

Messina – “C’era da aspettarselo”, “Sono tutti uguali”, o ancora “Di cosa ti stupisci”, “Si sapeva”, “Era solo questione di tempo”. Sono i commenti che si ascoltano sul tram, nei bar. E’ questa una città molto particolare, che se analizzata al microscopio mostrerebbe lo smarrimento della gente, soprattutto dei giovani.

Si direbbe che i sentimenti dominanti di questa nostra Messina siano oggi l’incertezza e la paura, anche delle ombre. E, poiché incertezza e paura sono fortemente nutrite di irrazionalità, passiamo il tempo a rincorrere spiegazioni cervellotiche, consolazioni bislacche, previsioni tendenti al catastrofismo. Come nel caso del personaggio Cateno De Luca. Come dimenticare che solo dodici mesi fa, all’annuncio che la sua massima impresa, sarebbe stata la guida della Regione, De Luca aveva battuto tutti i record di fatturato e di profitti per un politico e non contento, prometteva consistenti aumenti dei dividendi a chi sarebbe salito sul suo carro. Oggi, il titolo Scateno ha perso appeal se si trattasse di una quotazione in Borsa, potremmo certificare che la sua quotazione sarebbe il nove per cento in meno: peggio che nei venerdì o lunedì neri. Perché? Perché, ci hanno spiegato gli esperti della comunicazione politica, il cittadino libero da padroni teme che il boom di popolarità di De Luca si sia ormai esaurito e che, con la concorrenza di candidati credibili, arriveranno gli anni delle vacche magre. Quanto a dire che l’incertezza e la paura cancellano gli alleati certi, i dividendi sicuri e danno per certe le stagnazioni e le concorrenze che devono ancora arrivare e che magari non arriveranno. Ora paura e incertezza politica hanno trovato un nuovo alimento nella liberazione dell’opposizione: che Scateno perda pezzi a Messina è un fatto notorio. Tanto che la nomina a presidente del Consiglio Comunale di Nello Pergolizzi, in sostituzione dello stesso De Luca, vacilla. I sogni di un Comune dilaniato dalla guerra in casa del politico di Fiumedinisi e spaccato in due dalla incapacità del sindaco Federico Basile di gestire la situazione stanno avverandosi, quel che non era riuscito al centrodestra e centrosinistra nelle scorse Amministrative, può diventare la pacifica realtà della casa comune dei messinesi.

Mai parole come sfascio, bancarotta, stangata hanno trovato uso così abbondante come in questa politica targata De Luca – Basile. Un altro motivo, per dirla alla buona, potrebbe essere questo: non c’è più religione. Per dire che non ci sono più o sono molto malconce ideologie, utopie, dottrine in cui riporre fiducie, speranze e consolazioni. Al punto che anche i messinesi più rigorosi si vanno chiedendo se ce la faranno le famiglie a vivere senza le grandi menzogne, le grandi favole che negli ultimi venti e passa anni di amministrazione locale e regionale hanno ingoiato per poi piangere miseria. E’ questo un luogo in cui è doveroso saper distinguere i costruttori dai distruttori. Scegliere da che parte stare, chi adulare e sostenere, diventa inevitabilmente una scelta di vita…e di morte. Del resto, come recita un antico proverbio latino tratto dal libro della Bibbia Osea 8,7, qui ventum seminabunt et turbinem metent, (chi semina vento raccoglie tempesta).

Insomma, se l’epopea di De Luca é il simbolo del vuoto politico, senza programmi seri e progetti reali, l’azione del suo delfino, Basile, è paragonabile al galleggiamento di poveri naufraghi: su una zattera che non va da nessuna parte. E così il discorso politico che “Radio Scateno” trasmette è da esame psichiatrico, un po’ schizofrenico, un po’ confusionario. Domanda da cinque euro: e quelli che chiamano i “poteri forti” – le aziende, le imprese, l’informazione, le finanziarie – stanno a guardare la partita o sono preoccupati e impotenti, perché sanno che i destini di Messina sono nelle mani di una Amministrazione modesta?