Fa più notizia l’evasione di un detenuto che il suicidio di un recluso (124 i i suicidi 2024-2025). A parte che su un’evasione si sviluppa una pubblicistica che vede anche film e romanzi, rimane il dato di fatto che un suicidio, in una struttura controllata come il carcere, è ogni volta un fallimento dello Stato. I suicidi sono spesso legati alle condizioni di detenzione, molto discutibili e in violazioni dei principi della funzione rieducativa delle pene, nonché in sovraffollamento, 130% delle capienze (non lo dicono solo le associazioni dei diritti dei detenuti, ma anche il presidente della Repubblica, il ministro di Giustizia e il papa cattolico che in questi giorni celebra il cosiddetto Giubileo dei detenuti).
Oltre il 30% dei detenuti è tale per violazioni delle norme sugli stupefacenti, mentre oltre il 40% consuma abitualmente droghe in carcere, nonostante esistano norme che stabiliscono che i tossicodipendenti debbano scontare la pena in strutture diverse dalle carceri.
Una fotografia che spiega bene che uno dei problemi maggiori delle carceri sono le droghe illegali. E che se non fossero tali, è possibile che la popolazione carceraria sarebbe molto meno e, a monte, il sistema giudiziario sarebbe meno intasato non dovendosi occupare di comportamenti che non sono più reati.
Tutto questo accade in un contesto in cui i consumi di droghe illegali sono depenalizzati, mentre la “nostra” criminalità organizzata (mafie e ‘ndrangheta) è tra le più impegnate in questo business, in Italia e nel mondo. Con alcune zone del Paese che, soffrendo per motivi politico-strutturali di alti livelli di disoccupazione, sono produttrici di mano d’opera per traffici e spaccio, soprattutto tra la popolazione più debole ed emarginata. E, a ricaduta, con tanto impegno delle forze dell’ordine, altrimenti distratte da altre mansioni in cui si registra carenza di presenze e attenzione.
Quale persona di buon senso non direbbe che sarebbe opportuno affrontare il problema alla radice e quindi legalizzare le sostanze che oggi sono foriere del tutto? Il problema è che questo buon senso è viziato da ideologie che portano i legislatori ad impegnarsi non per disciplinare sostanze e consumi, ma per impedire che le sostanze circolino in modo legale e che gli individui non consumino. Succede invece che le sostanze circolino sempre di più e i consumatori tendono sempre ad aumentare, con l’aggiunta che, consumando sostanze illegali le cui produzioni sono altrettanto illegali, le ricadute sanitarie sono meno gestibili.
Carceri, ordine pubblico, sicurezza sanitaria… tutto diventa più problematico per l’illegalità di queste droghe. Fino a quando dobbiamo soffrire per le ideologie di qualcuno?
Vincenzo Donvito Maxia – presidente Aduc
