Aggressione coppia gay… quello che il ddl Zan non potrà risolvere

Ieri una coppia gay è stata aggredita a Palermo e grazie all’intervento della polizia non c’è stata tragedia. Un’aggressione è sempre da condannare in quanto tale, ma diventa peggiore quando il motivo che l’ha provocata è l’odio.

Da molte parti si è sollevata, di conseguenza, l’opportunità dell’approvazione del ddl Zan che, proprio contro l’odio e nella fattispecie l’omofobia, stabilisce una serie di aggravanti per il reato di aggressione.

Bene.

Ma è importante non farci illusioni. E’ come se le leggi che puniscono i furti avessero di per sé il potere di impedire che gli stessi avvengano. O di più: le leggi che impediscono le discriminazioni salariali e di funzioni lavorative per le donne, impedissero che queste discriminazioni continuino.

La auspicata approvazione del ddl Zan, come qualunque altra legge sul comportamento umano, al di là del presunto timore che la pena in genere dovrebbe indurre per non delinquere, non ha una funzione culturale se non dopo molto, ma proprio molto tempo. E non è neanche detto che la possa avere.

Grazie a ideologie e religioni millenarie il disprezzo, l’odio e l’istinto di violenza verso il diverso da se stessi è incrostato anche nelle culture più apparentemente libere. E’ come se si pensasse che bastasse una legge, per esempio, per cancellare un altro dei flagelli dei rapporti umani ed interpersonali, la gelosia.

Ogni volta che veniamo a conoscenza di episodi come quello di oggi a Palermo, chi come noi presumibilmente si ritiene scevro da queste morbosità, si deve sempre porre una domanda: quanto faccio/combatto io – intimo, sociale e civico – perché questo non accada? La cultura si cambia così. Poco con le leggi.

Vincenzo Donvito, presidente Aduc