AFFARI D’ITALIA: I MALAFFARI DIETRO IL REDDITO DI CITTADINANZA

Guardia di Finanza 26-09-2013

I Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Messina hanno dato esecuzione qualche giorno fa a un decreto di sequestro preventivo delle somme indebitamente percepite da diversi soggetti non aventi diritto al beneficio del reddito di cittadinanza, in quanto condannati a titolo definitivo nell’ultimo decennio per reati di mafia, ovvero familiari di soggetti condannati per medesimi reati.

Gli specialisti delle Fiamme Gialle del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Messina, a seguito di un’attenta attività di analisi giuridico-normativa, orientata a intercettare l’indebita percezione di sussidi pubblici e in collaborazione e sinergia info-operativa con l’INPS, hanno espletato una serie di attività investigative, tendenti all’individuazione e repressione di condotte penalmente rilevanti, finalizzate all’illecita riscossione del Reddito di Cittadinanza.

Al riguardo, come noto, il Reddito di Cittadinanza, voluto fortemente dal Movimento dei 5stelle, è riconosciuto ai nuclei familiari che, al momento della presentazione della domanda e per tutta la durata dell’erogazione del beneficio, siano in possesso dei requisiti di cittadinanza, residenza e soggiorno, reddituali e patrimoniali, oltre che, tra l’altro, non essere stati condannati, nell’ultimo decennio, con sentenza passata in giudicato, per reati di mafia.

Ragionando sul fatto di cronaca che purtroppo sta venendo alla luce in tante altre regioni del Meridione – non può essere solo un caso –   c’è da domandarsi se il controllo della legge, sia roba da pionieri: ci piacerebbe sapere chi ha controllato le richieste di contributi di questi signori; chi rimborserà le somme, dato che con molta probabilità saranno nullatenenti o quasi, chi sarà citato in giudizio oltre loro. D’altra parte serve a niente dire in tv che la criminalità è brutta, volgare e manipola le coscienze, purtroppo spesso come la cattiva politica. La gente che aiuta la mafia esiste e dimostra ogni giorno il suo potere minacciando chi si oppone o denunzia le porcherie. Sono possibili risposte semplici a domande complicate?

Certo non è facile, ma non è nemmeno impossibile.

Tornando ai fatti di Messina, la Guardia di finanza, a seguito della verifica di tali presupposti, ha denunciato ben 25 soggetti, sventando così una frode di circa 330.000 €, perpetrata da soggetti condannati per reati di mafia e/o loro familiari che avevano fraudolentemente omesso di dichiarare il proprio status nell’istanza per ottenere il beneficio.

I soggetti condannati per reati di tipo mafioso fanno parte, a vario titolo, dei clan di maggiore spicco di Messina e provincia, quali: Santapaola-Romeo, Sparacio, Spartà, Galli, Batanesi-Bontempo Scavo, De Luca, Mangialupi, Camaro, Tortoriciani, Ventura, Ferrante e Cintorino.

Tra le principali attività illecite, per le quali i soggetti coinvolti nell’indagine risultano essere condannati, spiccano le estorsioni, l’usura, il traffico di sostanze stupefacenti, il voto di scambio, il maltrattamento e l’organizzazione di competizioni non autorizzate di animali.

Così noi ci siamo fatti una certa idea: a essere generosi a Messina, come in altre città del Meridione, manca una cultura del controllo. Così si passa di discrezionalità in discrezionalità. Ma prima o poi, se continua così…