UNO SGUARDO ESTIVO ALL’ITALIA E AL MONDO

L’articolata e lunga relazione del “Capitolo Generale” di Marco Invernizzi, reggente nazionale di Alleanza Cattolica, pubblicata nell’ultimo numero della rivista Cristianità, (Chiesa, politica e società in Italia, fra problemi e speranze, maggio-giugno 2023, n. 421) offre notevoli spunti sulla situazione della Chiesa, della politica e della società italiana.

La Chiesa. Si è appena conclusa la XXXVIII GMG di Lisbona, un grande manifestazione giovanile di fede anche quest’anno. Un milione e mezzo di giovani partecipanti. Ecco questi giovani rappresentano una speranza per il futuro della Chiesa e della società. Papa Francesco, qualche mese fa nel discorso agli Stati Generali della Natalità aveva fatto riferimento alla speranza, che non è una illusione o un’emozione,“è una virtù concreta, un atteggiamento di vita. E ha a che fare con scelte concrete”. Speriamo che questi giovani ritornando ai loro Paesi possano fare delle scelte concrete impegnandosi per un mondo più umano e più cristiano.

Anche perché la situazione della Chiesa in relazione al rispetto della vita, della famiglia e della libertà di educazione, non hanno più quella centralità che avevano qualche decina di anni fa. Il processo rivoluzionario, che nel 1968 ha avuto una forte accelerazione è proseguito abbastanza velocemente. Anche se “la Rivoluzione non è riuscita a trasformare il Sessantotto in un movimento capace di entusiasmare come è potuto accadere con altre ideologie, in primis il marxismo”.  Certamente i movimenti LGBTQ e l’ideologia del Gender sono rilevanti, dotati di mezzi e di aiuti da parte del fronte progressista,“ma non sono in grado di raccogliere e organizzare in un movimento politico l’ambiente disposto a seguirli”. Probabilmente l’ideologia del Gender è l’ultimo stadio di un itinerario di decostruzione dell’umano e del sovvertimento della natura. Per fortuna non suscita tanto entusiasmo, vedi “utero in affitto”. E soprattutto da rilevare le difficoltà dei partiti progressisti come il Partito Democratico (PD), che hanno perso il sostegno dei ceti popolari. Gli italiani non si sentono più rappresentati da una forza politica come il Pd, diventata espressione dei “desideri” delle minoranze. Il PD ormai è diventatoil partito “ZTL”, le aree urbane a circolazione limitata, in genere centrali, quindi alto-borghesi, cioè delle minoranze ricche e corteggiate dai ‘poteri forti’, che vivono anch’esse nel centro delle grandi città […]”.

Ritornando al nostro mondo cattolico, è un fatto che i “principi non negoziabili”, non hanno più la centralità che avevano in passato, non solo, si nota un calo di entusiasmo negli ambienti pro-life e pro-family. Tuttavia anche se la società è profondamente cambiata, è importante che si continui a promuovere questi principi nel contesto politico e culturale. Invernizzi parla di presidiare, come? Innanzitutto favorendo l’unità delle associazioni cattoliche che si occupano della difesa della vita e della famiglia, cercando di far superare quelle forme di dissidi e autoreferenzialità che rendono sterili questi gruppi. Occorre dialogare, “cercare di organizzare in modo collaborativo la propaganda all’esterno per convincere i ‘lontani’, dividendosi i compiti invece di ‘pestarsi i piedi’”. In sintesi favorire l’unità e la collaborazione.

“Gridare non serve più”. In pratica, “La strategia della contrapposizione frontale e urlata contro le proposte della ‘rivoluzione antropologica’, la cosiddetta Quarta Rivoluzione, è destinata ad essere sempre meno efficace […]”. Ormai l’aborto, il divorzio, e tanto altro, sono diventate leggi di Stato e soprattutto sono entrati nel “senso comune” della gente e non suscitato stupore o reazione. Eravamo una minoranza nel 1981 e continuiamo ad esserlo, ad oggi non ci sono i presupposti per abrogare le leggi sul divorzio o sull’aborto. Probabilmente in questo periodo senz’altro è diminuito il fronte abortista, ma certamente è aumentato quello degli indifferenti. Ecco bisogna lavorare su questi per convincerli ad assumere un atteggiamento positivo a favore della famiglia e della vita. Per fare questo occorre un apostolato che parta dalle origini: che cos’è la vita e la famiglia.

Tutto questo NON significa che rinunciamo alle nostre battaglie. Bisogna denunciare e combattere, laddove è possibile, si possono vincere delle “battaglie”, frenando il processo decostruttivo, ma “invertirlo è necessaria la conversione di parte della popolazione”. Occorre essere realisti, dobbiamo far capire che “gridare al ladro quando il ladro ha già svaligiato la casa serve a poco”.

Occorre individuare un strategia intelligente e soprattutto adottare una comunicazione attrattiva. Dobbiamo essere capaci di comunicare la verità sui principi non negoziabili anche nella nostra epoca. Non dobbiamo smettere su nessun fronte, a cominciare dal primo, relativo all’indissolubiltà del matrimonio […]”. Naturalmente senza perdere il realismo sullo stato di “salute” delle persone di oggi. Il nostro scopo non dev’essere di confermare i convinti, ma dobbiamo dialogare con chi dev’essere convinto. Dobbiamo studiare molto i problemi, e diventare attrattivi nella comunicazione. Certo non è facile, occorre molto tempo.

Attenzione nella comunicazione non serve “il militante costantemente arrabbiato e polemico”, (e su questo devo fare un po’ di mea culpa) oggi non funziona perché tende ad allontanare la gente.

Il grande valore della LIBERTA‘. Il valore della libertà va riconosciuto ai genitori che devono decidere come educare i propri figli, scegliendo il modello di scuola. Ma va riconosciuto ai popoli, dove gli Stati “grandi” non devono violare la sovranità degli Stati più “piccoli”, come avviene tra Federazione Russa con l’Ucraina o la Repubblica Popolare cinese con Hong Kong o Taiwan. E’ sempre necessario ricordare il principio di sussidiarietà, e qui si può evocare la corretta idea di impero che non consiste nella sopraffazione dei popoli più piccoli.

La situazione internazionale. Qui Invernizzi oltre a ribadire che con la fine della Guerra Fredda (1946-1991) la storia non è terminata. Anzi abbiamo avuto le guerre balcaniche e poi la tragedia del Ruanda, dove lo scontro tribale tra hutu e tutsi ha fatto un milione di morti in soli cento giorni, senza che nessuna forza internazionale decidesse di intervenire. Allora il Papa Giovanni Paolo II aveva ricordato che esiste il dovere della “ingerenza umanitaria” da parte degli Stati che possiedono la forza per proteggere i diritti violati degli uomini e dei popoli.

Sulle guerre balcaniche del 1990, riesplode la questione del nazionalismo, cosa diversa del patriottismo. Un tema difficile da affrontare dove non c’è una dimensione religiosa, specialmente cattolica. Interessante l’esempio della legittima rivendicazione degli albanesi del Kosovo guidati dal leader moderato Ibrahim Rugova. La sua azione politica molto simile a quella dei dissidenti cechi sotto il comunismo.

11 settembre 2001. Dopo la crisi balcanica si verifica un evento destinato a rimanere nei libri di Storia: l’attacco alle Torri Gemelle di New York. Quindi la radicalizzazione del fondamentalismo islamico con Al Qaida e poi con lo Stato Islamico (ISIS). Intanto dopo la Guerra Fredda il mondo era diventato multipolare, come aveva previsto un libro importante, diventato un classico, di Samuel Huntington, “Lo scontro di civiltà”. Il benessere per tutti e per sempre promesso dalla globalizzazione contribuì ad aumentare il dramma delle migrazioni di milioni di uomini dall’Africa, dall’Europa dell’Est e dall’Asia. Tuttavia la globalizzazione e l’ideologia del consumismo non portarono la felicità promessa. Invernizzi propone una citazione di Papa Francesco sul consumismo che anestetizza e fa dimenticare il passato. Invece è importante custodire le radici, quelle europee cristiane. Anche se non si vuole fare l’apologia dell’Occidente, come ha scritto Giovanni Cantoni, ma certamente rispetto ad altre culture è da preferire.

L’illusione globalista e consumista ha creato una reazione interna all’interno delle popolazioni occidentali, sviluppando il “populismo”, che porterà alla nascita di partiti o movimenti “populisti”. Non più una reazione di “sinistra” come quella dei No-Global, ma sostanzialmente di “destra”, assunta dalla Lega e dal MoVimento 5Stelle, una forza politica nuova che si presentava né di destra né di sinistra.

A questo punto la relazione si occupa della situazione politica in Italia.

In premessa si evidenzia un cambiamento repentino, sono passati appena quattro anni, nel frattempo, c’è stato la diffusione della pandemia del Covid-19 e lo scoppio della guerra in Ucraina.

Dopo il populismo. L’ideologia populista sfrutta il “deterioramento e l’inadeguatezza delle classi dirigenti, fornendo alla protesta una struttura organizzativa e un’ideologia sostanzialmente “antipolitica”, che vede nel popolo, e nei suoi interessi, il principale, se non l’unico, punto di riferimento valoriale”.

Il motto di questi novelli “Masaniello” sembrerebbe: “Il popolo va servito”, come diceva un’associazione extra-parlamentare di sinistra degli anni ’70, “Servire il popolo”. E questo popolo che deve essere servito non sarà più attraverso “la mediazione dei partiti classici, bensì con un rapporto diretto fra un leader carismatico, figura indispensabile per il populismo – la cui struttura organizzativa di solito non vuole essere quella del partito tradizionale – e un popolo sempre più massificato”. Uno studioso ha provato a studiare l’ideologia populista che potrebbe essere sintetizzato con questa formula: “il ‘popolo puro’ contro l”elite corrotta‘”. Probabilmente secondo Marco Tarchi, l’Italia ha rappresentato da sempre un laboratorio di esperimenti populisti, vedi l’Uomo Qualunque, negli anni ’40 e ’50, o il fenomeno del sindaco di Napoli Achille Lauro (1887-1982) o dell’imprenditore Silvio Berlusconi, per arrivare agli esperimenti della Lega di Matteo Salvini o del MoVimento 5Stelle di Giuseppe “Beppe” Grillo.

A questo punto dopo il populismo arriva Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, votato a maggioranza dai quei pochi italiani che ancora vanno a votare. Oltre a vincere le elezioni la Meloni sta sviluppando un processo politico interessante, più volte ha affermato di voler fare un partito conservatore, pertanto siamo giunti, potenzialmente al primo governo conservatore nella storia italiana. E’ un’occasione storica che per tutti quelli che hanno creduto e credono nel conservatorismo. Offerta da una donna diventata presidente del Consiglio, che ha conosciuto le opere di Gustave Thibon (1903-2001) e pare che abbia messe al centro di un progetto politico. Thibon e i suoi temi sono stati da sempre sviluppati, fin dalle sue origini, da Alleanza Cattolica. I due testi più importanti del filosofo contadino, “Diagnosi” e “Ritorno al reale”, venivano letti e studiati nella prima ora dell’associazione. Pertanto, gli interlocutori sul tema del conservatorismo non mancano, anche se non sono tutti come noi vorremmo che fossero. Dobbiamo studiare molto, provando a fornire una cultura politica per formare una possibile nuova élite politica. Nessuno ha la soluzione ideale a problemi così complessi. “E’ necessario costruire relazioni umane, creare ambienti e tessere legami fra noi e con tanti altri”, per cercare di trasmettere, dove è possibile, principi e valori.

La speranza cristiana.

Marco Invernizzi conclude la sua relazione con un appello a tutti coloro che vogliono essere cristiani autentici e seri, rimanda al testo “Cristianesimo vissuto” del certosino dom Francesco Pollien, ma anche al “fuoco” di san Luigi Maria Grignon de Montfort e la “preghiera infocata” di sant’Ignazio di Loyola. Infine per alimentare la speranza di un vero cambiamento, serve quel “pregare sempre” insegnatoci da padre Raoul Plus S.J..

Nel mondo di oggi nonostante sia afflitto da molti mali, ogni tanto si accendono delle luci che permettono di svolgere un apostolato culturale con maggiori opportunità di essere ascoltati. Però attenzione ammonisce Invernizzi, “un governo conservatore NON garantisce la conversione religiosa e culturale di parti importanti della popolazione, ma può favorirla”. Lo abbiamo ripetuto più volte, nessuno realisticamente può imporre un cambiamento attraverso l’azione di governo. “Gli autentici cambiamenti avvengono quando cambiano i cuori e i criteri di giudizio di parti significative di una nazione, ma questo è il frutto di un apostolato culturale, non di una pressione politica”. Certo l’azione politica può aiutare, creando le condizioni favorevoli, ma deve cambiare il senso comune dei popoli.

 DOMENICO BONVEGNA

dbonvegna1@gmail.com