Un’Italia a due velocità tra cura, lavoro e servizi per l’infanzia

Il divario Nord-Sud è evidenziato dall’Indice delle Madri di Save the Children anche nelle tre singole aree di indicatori prese in esame per ciascuna regione: cura, lavoro e servizi per l’infanzia.

La prima area, quella della cura, mostra discreti miglioramenti per tutte le regioni almeno fino al 2012. Le Province autonome di Trento e Bolzano mantengono il loro primato seguite da Lombardia (3° posto), Piemonte (4°), Emilia-Romagna (5°) e Veneto (6°). La Basilicata è la peggiore performer per quanto riguarda l’area della cura preceduta da Puglia (20° posto), Abruzzo (che crolla al 19° posto rispetto al 14° dell’Indice Generale) e la Sardegna (che perde tre punti attestandosi alla 18° posizione). Da sottolineare i casi della Sicilia che nell’Indice della Cura occupa l’11° posto e non più le ultime posizioni e della Campania che occupa il 16° posto.

Dopo il 2008, tutte le regioni hanno risentito dell’abbassamento del tasso di fecondità registrato in tutta Italia. Il numero medio di figli per donna, pari oggi a 1,34, torna ai livelli del 2004, dopo aver raggiunto il suo massimo di 1,46 figli nel 2009. Il risultato positivo che si consegue in questo indicatore si deve prevalentemente a un significativo miglioramento dell’indice di asimmetria del lavoro familiare che per la prima volta, per le coppie che vivono in Italia, scende sotto il 70%.

La seconda area riguarda il lavoro femminile. Anche qui le Province autonome di Trento e Bolzano si confermano al primo e al secondo posto, seguite da Valle d’Aosta (3° posto), Lombardia (4°), Emilia-Romagna (5°) e Veneto che passa dall’8° posto nel 2012 al 6°. La Sicilia fanalino di coda è preceduta da Campania (20° posto), Calabria (19°), Puglia (18°) e Basilicata(17°).

Tra il 2004 e il 2017, i dati evidenziano un netto peggioramento per la stragrande maggioranza delle regioni. Dopo un periodo di crescita registrata fino al 2008 si può infatti vedere, in termini di caduta dell’indice, tra il 2008 e il 2012 l’impatto iniziale della crisi cui segue l’ulteriore forte recessione tra il 2012 e il 2017. Osservando i singoli indicatori il tasso di occupazione decresce vistosamente per le giovani con età compresa tra 25 e 34 anni (-6 pp.), aumenta lievemente per le donne 35-44enni (+0,9 pp.) e registra incrementi maggiori (+7,1 pp.) per le donne nell’ultima classe di età considerata di 45-54 anni. Circa un terzo delle donne che non ha mai lavorato e neanche tentare di trovare un lavoro è costituito da mamme, e tra i motivi più frequenti dell’impossibilità di una ricerca di un impiego vi sono quelli familiari.

L’ultima area, quella che riguarda i servizi, permette di esaminare la competitività territoriale delle nostre regioni rispetto ai principali servizi educativi per l’infanzia.

Ancora una volta, la provincia di Trento si attesta al primo posto, seconda la Valle d’Aosta seguite da Friuli-Venezia Giulia (3° posto), Toscana (4°), Marche (5°). Per quanto riguarda i servizi, è il Lazio che si attesta all’ultimo posto preceduto da Sicilia (20°posto), Calabria (19°), Campania (18°) e Basilicata (17°).

I bambini sotto i tre anni accolti in servizi comunali o finanziati dai comuni variano dal 18,3% del Centro al 4,1% del Sud. I divari territoriali fra il Mezzogiorno e il resto del paese sono enormi: nel Nord-Est e nel Centro Italia i posti censiti nelle strutture pubbliche e private coprono il 30% dei bambini sotto i 3 anni, al Nord-Ovest il 27% mentre al Sud e nelle Isole si hanno rispettivamente 10 e 14 posti per cento bambini residenti.

 

L’Indice diffuso da Save the Children offre un quadro più ampio di come la situazione delle mamme in Italia sia ancora ferma a molti anni fa. L’Organizzazione evidenzia come manchino dei miglioramenti strutturali, soprattutto al Sud, dove il carico di cura grava ancora troppo sulle spalle delle donne e dove l’occupazione femminile è ai minimi storici. Inoltre, si sottolinea la necessità di  un Piano Nazionale di sostegno alla genitorialità, con misure a sostegno del percorso nascita e dei primi “mille giorni” di vita dei bambini, che consolidi il sistema di tutela delle lavoratrici e promuova l’introduzione del family audit nel privato, che garantisca servizi educativi per la prima infanzia a tutti, come approfondito dall’Istituto degli Innocenti[7], rafforzando, nell’ambito dell’attuazione della riforma del sistema integrato 0-6 anni, l’offerta complessiva di accoglienza di bambini di meno di tre anni, anche ottimizzando gli investimenti e ristrutturando parte degli ambienti delle scuole di infanzia, che prevedibilmente non saranno utilizzati pienamente a causa del progressivo minor numero di bambini in quella fascia di età (3-5 anni).

“L’Italia si colloca nella fascia dei paesi più avanzata al mondo per quanto riguarda l’assistenza sanitaria alla maternità. Tuttavia, anche sul piano strettamente sanitario, si registrano sensibili differenze territoriali e, in termini più ampi, la maternità rappresenta ancora una sfida nella quale le madri sono vere e proprie equilibriste tra la vita privata e il mondo lavorativo. È fondamentale passare da interventi spot e una tantum, sostanzialmente inefficaci, ad un piano strutturato di sostegno, mettendo finalmente in rete le diverse risorse disponibili, a livello regionale, nazionale ed europeo” conclude Raffaela Milano.