Sono una cavia? Se sì, felice di esserlo!

Andando a zonzo su Internet, ho scoperto che una delle motivazioni delle persone contrarie per principio almeno a questo vaccino suona così: i vaccini anticovid non sono abbastanza testati e chi si vaccina adesso fa da cavia.

Bene. Io all’idea di fare da cavia c’ero arrivata diversi mesi fa parlando con un amico medico che si documenta con scrupolo su tanti problemi sanitari e su questo in particolare.

Così, ho fatto un ragionamento.

Covid19 è una brutta bestia, non c’è dubbio. Nella sola Italia, in poco più di 15 mesi, i morti per Covid sono stati 128 mila (nel mondo, compreso il nostro Paese, siamo arrivati a quattro milioni 140 mila di decessi).

Ma a impressionarmi non è stato soltanto il numero di decessi, bensì anche il fatto che parecchie persone sopravvissute continuano a soffrire dei postumi della malattia per parecchio tempo, e fortunati sono quelli che non se li trascineranno per tutta la vita, diventando, in qualche modo e ciascuno a suo modo, dei disabili.

E, dunque, pur sinora refrattaria alle vaccinazioni contro l’influenza, mi sono detta che nel caso di questa pandemia non c’era verso di sfuggire alla sorte di cavia.

O cavia della pandemia, o cavia del vaccino.

Nel primo caso all’orizzonte ho visto il pericolo di morire con indicibili sofferenze, oppure, “guarendo”, quello di non poter tornare a vivere in modo decente. Ma c’è stata un altro aspetto che ha pesato ancor di più sulla bilancia: il pericolo attuale di infettare anche altre persone, e la coscienza che questo solo dubbio, che non avrei mai potuto dissolvere, mi avrebbe fatto sentire un profondo disagio per il resto dei miei giorni. Cosa che non posso permettermi.

Nel secondo caso, quello di fare da cavia per verificare l’effetto reale dei vaccini, il rischio, secondo me, era più ridotto: la morte, sì, ma i numeri limitati di decessi legati alla somministrazione del vaccino tenevano (e tengono) lontana questa probabilità. Il contrarre qualche disturbo magari a distanza di tempo non si può negare del tutto, ma anche qui, per ora, siamo, come dire, 2 a 2 con l’ammalarsi di Covid.

Ma se il vaccino funziona bene, allora posso vivere più tranquilla per me e le persone che frequento o incontro per caso, e non essere più una mina vagante per alcuno. E questo fatto, come già detto, per me ha un valore enorme, assolutamente impagabile.

E così, dopo estenuanti vani tentativi di registrarmi sul portale, con una buona dose di fortuna, devo dire, domenica 25 aprile 2021 mi sono fatta inoculare il vaccino, e mi è toccato pure il J&J – dose unica, certificazione immediata!

Adesso ho il mio lasciapassare verde per muovermi liberamente e poter tornare a visitare un museo o vedere un film, o anche recarmi con un paio di amici in un ristorante. Cose ancora  più belle e apprezzate dopo una così lunga, anche se necessaria, astinenza.

Inutile dire che concordo pienamente con quanto detto dal presidente del Consiglio Mario Draghi un paio di giorni fa: “appello a non vaccinarsi è appello a morire” (e a far morire, aggiungo io) e con altre sue dichiarazioni in proposito.

L’effetto di queste parole ha dimostrato che la convinzione e la fermezza pagano, e immediatamente.

 

Infatti, a seguito di esse molte persone hanno rotto gli indugi, o messo da parte la propria radicata contrarietà ai vaccini, e si sono messe in lista per vaccinarsi. Anche se alcuni lo avranno fatto solo per non essere esclusi da cinema, teatri, concerti, musei, viaggi, ristoranti, ecc., l’importante è che ci sia questa capacità di rivedere le proprie idee, scegliendo un comportamento che, di certo, rispetta al meglio la libertà degli altri di vivere con maggiore sicurezza. Secondo me, un comportamento anche saggio.

Ne sono molto contenta per ciascuno di noi e per tutto il nostro Paese, perché una cosa così lascerà un segno benefico nella nostra coscienza.

Mi ha fatto piacere anche sapere che Matteo Salvini a assunto la prima dose di vaccino. E’ una cosa che apprezzo molto, soprattutto pensando che per lui non deve essere stato facile, dato che finora ha rincorso Giorgia Meloni nel fare la corte ai “novax” con dichiarazioni che definire “scapestrate” è un eufemisno.(Semmai, trovo sbagliato impuntarsi sul fatto che i giovanissimi non abbiano bisogno di vaccinarsi: dai numeri degli infettati, sembra vero il contrario e, se anche fosse vero che non corrono il rischio di morire, resta quello di trascinarsi gli effetti del virus per molto tempo e, di certo, quello di infettare altre perone più fragili).

Comunque, gli credo quando dice che lui si vaccina per sua “libera scelta”.

Aggiungere, però, come ha fatto lui, dicendo di non avere il diritto di imporre niente a nessuno è superfluo, secondo me. Semmai dà un esempio, che però può trovare approvazione ( e seguito) così come, al contrario, incontrare dissenso o addirittura biasimo.

 

Desidero concludere ricordando che in Italia, per fortuna – o grazia di Dio -, siamo ancora in una democrazia, dove nessuno ha una pistola puntata alla tempia per costringerlo a fare o non fare una determinata cosa.

Siamo ancora liberi, oggi, mi pare, anche un po’ di più – liberi di assumerci la nostra responsabilità verso noi stessi e gli altri. Chi proprio non intende vaccinarsi non è condannato a morte dalla legge (il suo boia può essere solo il Covid19!) e neppure al carcere, semplicemente dovrà rinunciare a fare alcune cose per non mettere a repentaglio la vita e la salute degli altri. Un costo che è un’inezia per chi sente di non poter proprio adeguarsi alle esigenze del resto della società, anche quando esse indirizzano alla assunzione della propria responsabilità.

 

Annapaola Laldi,  redazione Aduc