Preti, com’è il vostro atteggiamento con i soldi?

Il popolo di Dio che ha un grande fiuto sia nell’accettare, nel canonizzare come nel condannare– perché il popolo di Dio ha capacità di condannare –perdona tante debolezze, tanti peccati ai preti; ma non può perdonarne due: l’attaccamento ai soldi, quando vede il prete attaccato ai soldi, quello non lo perdona, o il maltrattamento della gente, quando il prete maltratta i fedeli: questo il popolo di Dio non può digerirlo, e non lo perdona.

 

di ANDREA FILLORAMO

In data 30 agosto ho ricevuto l’email che trascrivo integralmente: Carissimo professore, mi chiamo A……S….. L’ho conosciuto nel 1989, quando ho sostenuto gli esami di maturità al Liceo Archimede di Messina e lei era commissario di Filosofia. Da allora sono passati ben trent’anni ma il ricordo in me è ancora vivo. Sono un lettore di IMG Press e, quindi da alcuni anni ho letto i suoi articoli che ho ritenuto molto interessanti. Ho faticato molto a sapere se il firmatario degli articoli fosse la stessa persona che mi aveva esaminato. E’ stato R……D….., suo amico che mi ha rassicurato e che ha mi ha fornito il suo indirizzo di posta elettronica. Spero di non disturbarla. Continui a scrivere. Vede che sporcizia c’è nella Chiesa? Non lasciamo alla televisione il compito di informare o di male informare. Abbiamo bisogno che i problemi dei preti e della Chiesa vengano affrontati seriamente come lei sa fare e come sempre ha fatto.
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Ringrazio della fiducia.
La televisione, assieme a Internet, sono i principali referenti della vita quotidiana e fonti di quei contenuti che fanno la ‘cultura della contemporaneità’. Essi però in molti casi rischiano di produrre un progressivo appannamento dei valori e delle stesse radici culturali, che stanno alla base della nostra vita. Tutto oggi appare in televisione e tutto oggi rintracciamo immediatamente nella Rete.

Spesso in modo irriflessivo, pur nell’asfissia delle valanghe di informazioni che ci piovono addosso, accogliamo a piene mani il vero confondendolo con il falso o riteniamo la stessa falsità la verità più vera. La società dell’immagine ci incombe addosso, ci stringe nelle sue spire, ci toglie il respiro, soffoca o rischia di soffocare il pensiero libero omologando situazioni in un rigurgito continuo di pessimismo che nega la speranza in un mondo migliore.

Rammento quanto Erich Fromm scrisse in “Anatomia della distruttività umana,” che è “una guida per comprendere le radici, gli autentici caratteri e gli antidoti delle crisi di che stravolgono le società contemporanee”. Nel saggio egli rimarca come “la natura umana è duale: siamo consapevoli dei dati rilevanti circa la nostra sopravvivenza, ma ci illudiamo a causa dei nostri desideri”. “L’uomo – continua Fromm – nella misura in cui non abbia raggiunto la relazione creativa, cerca di compensare alla meglio la immanente depressione virtuale con la routine, l’idolatria, la cupidigia di possesso, il desiderio di fama, la sessualità senza regole ecc. quando una di queste compensazioni viene meno, la sua sanità è minacciata”.

Dopo questa lunga premessa vado all’email di A…..S….: La Chiesa (metto da parte in questo momento l’idea teologica di “corpo mistico”) è una società umana, fatta quindi da uomini, che sono il Papa, i vescovi, i preti, i diaconi e i fedeli e, diciamolo pure, è una società “ammalata”, forse – aggiungo – molto ammalata. Così la vede del resto Papa Francesco, come anche il suo predecessore. Essa è stata colpita dai virus del denaro e del sesso, come la stessa società civile. Sono questi due virus così potenti che non ci sono anticorpi che possano restituire la sanità se non interviene direttamente il Padre Eterno.

Parliamo del virus dei soldi. Papa Francesco ai preti chiede: “Com’è il vostro atteggiamento con i soldi? Siete attaccati ai soldi?”. E aggiunge: “Il popolo di Dio che ha un grande fiuto sia nell’accettare, nel canonizzare come nel condannare– perché il popolo di Dio ha capacità di condannare –perdona tante debolezze, tanti peccati ai preti; ma non può perdonarne due: l’attaccamento ai soldi, quando vede il prete attaccato ai soldi, quello non lo perdona, o il maltrattamento della gente, quando il prete maltratta i fedeli: questo il popolo di Dio non può digerirlo, e non lo perdona. Le altre cose, le altre debolezze, gli altri peccati … sì, non sta bene, ma pover’uomo è solo, è questo … e cerca di giustificare.”

Andiamo ora al virus del sesso.
In questi ultimi decenni abbiamo assistito al collasso della sessualità come tabù e da quando la sessualità non è più tabù il dilagare delle pulsioni è diventato incontenibile. A questo punto è lecito chiedersi: “Per i preti la sessualità è o non è un tabù?”. Difficile rispondere a questa domanda. Non risulta che sia stata fatta un’indagine seria in tal senso. Sappiamo che con i preti di tutto si può parlare tranne della loro vita privata, arroccati come sono allo scudo del celibato ecclesiastico, tranne poi leggere quasi quotidianamente nei giornali di preti, vescovi e perfino cardinali, dominati dal demone del sesso, istituzionalmente omertosi per sé e per gli altri. Uomini di Chiesa che si rifugiano nel sesso irresponsabile con i bambini.

Gli abusi sessuali dei preti costituiscono un fenomeno più esteso di quanto si possa immaginare, e non è corretto parlare di pedofilia soltanto, perché nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di preti omosessuali che vanno a caccia di maschi adolescenti. Ma il punto è che la rete di complicità, omertà, coperture e reciproci favori è estesa al di là di ogni dire, e coinvolge tanti.

L’omertà sostituisce la “trasparenza” che nella Chiesa non esiste. I motivi addotti della mancanza di trasparenza e quindi il bisogno di ricorrere alla segretezza, che a sua volta copre l’omertà, possono essere tanti. Fra questi la presunta preservazione della “buona fama” delle persone, il rispetto della libertà di coscienza, la tutela della libertà di azione, sottraendo al “tribunale mediatico” e, a volte alla vera e propria diffamazione, le persone e le questioni più delicate. Ecco perché nella Chiesa tutto deve avvenire nella massima riservatezza, anche la sofferenza dei preti che non riescono a mantenersi casti. Recentemente un prete fra l’altro mi disse: “Non ce la faccio più……………….adesso basta!!”. Il suo calvario sessuale, iniziato nell’adolescenza continua però ancora adesso a molti anni dalla sua ordinazione e dire che è un prete molto stimato, che cerca di rispondere alla chiamata di Dio.

Da sempre il sesso, insieme al cibo, costituisce una delle molle più potenti che determinano il comportamento umano. E se la civiltà ci ha educati (o condizionati) a limitare l’espressione e la soddisfazione di questo impulso a momenti e luoghi adeguati, la sua forza invisibile continua a premere su quasi ogni forma di comportamento.

Il sesso è sempre rimasto il terreno su cui possono trovare espressione immediata e spesso drammatica i problemi psicologici, con il risultato che il comportamento sessuale può arrivare ad assumere un significato inconscio fino a diventare inibito, vale a dire sintomatico.