Povertà: Save the Children, piaga per milioni di bambini in tutto il mondo nel 2025

L’aumento nel mondo dei prezzi dei beni alimentari, del costo della casa e di quello dei servizi essenziali nel corso del 2025 ha spinto altri milioni di bambine, bambini e adolescenti verso la povertà, trasformando profondamente le loro vite. È l’allarme lanciato da Save the Children, l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini a rischio e garantire loro un futuro, alla luce di alcune ricerche condotte quest’anno in diversi Paesi.

La povertà ha un impatto sulla salute di bambini e bambine, sul rischio di abbandono precoce degli studi, e sulle loro future possibilità di accesso al mondo del lavoro: tutto questo alimenta un circolo vizioso di esclusione che può durare per generazioni.

Dalle analisi svolte dall’Organizzazione nel 2025 in diversi contesti nazionali emerge chiaramente che sono bambine, bambini e adolescenti a pagare il prezzo più alto dell’aumento del costo della vita e dell’insufficienza delle politiche sociali.

Nell’Unione europea 19,5 milioni di minori, pari a circa 1 bambino su 4, sono a rischio povertà ed esclusione sociale[1]. Proprio i più piccoli rappresentano la fascia più colpita: il 24,2% degli under 18 è a rischio povertà nei 27 Paesi UE, contro il 20,2% degli adulti. Secondo l’analisi di Save the Children, l’aumento del costo della vita e gli investimenti insufficienti nelle politiche per l’infanzia stanno ampliando le disuguaglianze tra i Paesi membri.

L’Italia si colloca al quintultimo posto tra gli Stati UE per quota di bambini a rischio povertà ed esclusione sociale, con un dato pari al 27,1%, rimasto invariato rispetto a cinque anni fa. Solo Bulgaria (35,1%), Spagna (34,6%), Romania (33,8%) e Grecia (27,9%) presentano valori peggiori.

Anche nel contesto italiano i minori sono la fascia più colpita della popolazione: tra gli adulti il rischio si ferma al 22,3%.[2]. In Italia il rischio di povertà minorile è strettamente connesso alle caratteristiche familiari e al background migratorio; l’incidenza della povertà assoluta aumenta con il numero dei figli ed è particolarmente elevato nelle famiglie monogenitoriali e tra quelle composte da soli stranieri, dove l’incidenza della povertà assoluta è pari a 5 volte (40,5%) quella osservata tra le famiglie con minori di soli italiani (8%).

In Spagna emerge una forte incidenza della povertà energetica: un bambino su quattro – oltre 2 milioni – vive in abitazioni che non garantiscono una temperatura interna adeguata alla loro sicurezza durante periodi di caldo estremo. Inoltre, una famiglia su tre con figli non può permettersi una vacanza estiva, costringendo molti bambini a trascorrere i mesi più caldi in casa, in un Paese che detiene il più alto tasso di povertà minorile dell’intera Unione Europea.

Anche in Svezia la povertà minorile è in crescita: riguarda attualmente un bambino su otto, pari a circa 276.000 minori. L’aumento dei prezzi mette molte famiglie nell’impossibilità di far fronte a spese indispensabili come abiti adeguati, alimentazione nutriente, attrezzature sportive o materiale scolastico. Le difficoltà economiche limitano l’accesso dei bambini a opportunità fondamentali per il loro benessere e il loro sviluppo[3].

In Germania cresce la preoccupazione dei genitori rispetto alla propria situazione economica: uno su quattro teme di non riuscire più a coprire spese di base come casa, riscaldamento, vestiti e alimenti. Il fenomeno è particolarmente diffuso tra le famiglie con redditi inferiori a 3.000 euro al mese: il 57% dichiara di non riuscire più a far fronte ai beni essenziali, un incremento di 21 punti percentuali tra gennaio e settembre 2025[4]. Quasi la metà delle famiglie a basso reddito non può permettersi vacanze, attività extrascolastiche o pasti fuori casa, mentre un genitore su cinque segnala nei propri figli segni di stress emotivo direttamente collegati alle difficoltà economiche.

In Giappone una recente indagine su circa 7.850 famiglie a basso reddito, rappresentative di circa 14.000 bambini, mostra che oltre il 90% di esse ha difficoltà ad acquistare alimenti essenziali per i propri figli a causa dell’aumento dei prezzi[5]. Circa il 60% afferma di aver ridotto o completamente eliminato alcuni alimenti di base. Il dato arriva dopo il tasso di inflazione più alto dell’ultimo decennio nel Paese e indica un deterioramento significativo della qualità e quantità del cibo disponibile per molti bambini.[6]

Save the Children esorta i governi di tutto il mondo a investire urgentemente in misure concrete per eliminare la povertà minorile, adottando politiche costruite sull’ascolto diretto dei bambini che vivono in condizioni di disagio economico. L’Organizzazione chiede interventi che garantiscano a ogni bambino e bambina un livello di vita dignitoso, il soddisfacimento dei bisogni fondamentali e l’opportunità di sviluppare pienamente il proprio potenziale.