Papa Francesco più forte dei suoi avversari. Perché a Bergoglio non interessa avere tifosi, ma cristiani

di ANDREA FILLORAMO

Non eravamo sicuri, ma tutti speravamo che avvenisse: dopo il Cardinale Walter Brandmuller che ha preso le distanze dall’operazione editoriale americana critica nei confronti del Papa, il fronte antibergoglio, formato da cattolici che ritengono illegittimo un Pontefice eletto in un regolare conclave, addirittura un Anticristo, sta implodendo e si sta quindi sfaldando.

Questi si rendono forse conto che essere cattolici e non riconoscere che la Provvidenza ha voluto mettere sul soglio di Pietro, un uomo che testimonia pienamente non solo a parole ma con la sua vita il Vangelo è un errore imperdonabile.

Primo fra tutti, c’è il corifeo della schiera anti Bergoglio: il giornalista e scrittore ultracattolico italiano Antonio Socci, che, in un lungo articolo su Libero, che possiamo rintracciare e leggere nella Rete, rimette in discussione totalmente le sue posizioni precedenti, riconoscendo innanzitutto che per Papa Francesco  “è gravoso guidare la Chiesa nella tempesta di questi anni, assistere a una così galoppante scristianizzazione (in un mondo che sembra impazzito) e trovarsi sempre esposto agli attacchi dei demonizzatori e alle lusinghe degli adulatori”.

Ad ambedue le categorie egli dice: “Non hanno capito che al papa non interessa avere tifosi, ma cristiani con il cuore ardente, che escano dalle sacrestie e portino a tutti l’abbraccio di quel Salvatore che ha pietà di loro. Soprattutto a chi è più lontano e “perduto”.

Dopo queste ed altre premesse giunge infine la sua ammissione di fedeltà al vescovo di Roma fatta con chiare parole, quando scrive: “Spazzando via tanti dettagli secondari bisogna riconoscere che la cifra originaria di questo papato è molto bella e delinea l’unico grande compito della Chiesa nel III millennio cristiano. Si potrebbe sintetizzare così: Dio ha pietà di tutti e si è fatto uomo per venire a cercarci, uno per uno, per salvare, pagando sulla croce il riscatto per ognuno di noi”. “Chi scrive in passato non ha lesinato critiche (anche troppo dure, talora con poca carità). “Anni fa mi vidi arrivare una lettera autografa del papa che mi ringraziava per il mio libro e, fra le altre cose, aggiungeva: “Anche le critiche ci aiutano a camminare sulla retta via del Signore. Poi mi prometteva le sue preghiere, per me e per la mia famiglia “chiedendo al Signore di benedirvi e alla Madonna di custodirvi”. Un gesto di paternità (anche verso mia figlia) che mi commosse e un gesto di umiltà per nulla scontato, che mi ha fatto riflettere e mi ha riempito di stupore: un papa che ringrazia personalmente per le critiche (dure) e si umilia davanti a un cane sciolto come me (che di certo non sono un santo) non può lasciare indifferenti. Si firmava mio “fratello e servitore nel Signore”.

Scriveva Benedetto XVI che “quando la fede prescinde dalla ragione nasce il fanatismo qualunque sia il credo di riferimento incluso quello cristiano”.

Non si può, quindi, combattere un Papa che condanna l’indifferenza, la cultura dello scarto, la logica dell’usa e getta, le nuove schiavitù”.  

Scrive il biblista Alberto Maggi: “Il profeta Elia era indubbiamente ‘pieno di zelo per il Signore’, ma la storia insegna che non esistono persone più pericolose di quelle che, animate dallo sacro zelo, finiscono poi nel fanatismo che le accieca”. Riportandosi poi ai nostri giorni aggiunge: “Purtroppo l’elenco dei massacri perpetrati da parte di santi uomini per difendere l’onore di Dio è molto lungo nelle Sacre Scritture…”. Fortunatamente c’è sempre – se Dio lo concede – il tempo per ricredersi e per cambiare rotta.