
Circolano alcuni post su Facebook con tanto di firma e riferimento delle fonti, sulla guerra in atto tra Israele e Hamas. A me sembrano interessanti, ci sono dei quesiti, delle domande, ognuno legge e se ne fa una opinione. Comincio con i tunnel sotto Gaza.
“Sotto Gaza si scavava. Sopra, si predicava solidarietà”. Ma nessuno ha mai fotografato nulla. Come mai? A cosa servono i tunnel di Gaza? Perché se davvero – come sostengono da anni le principali agenzie ONU – la Striscia è un territorio “assediato”, “impoverito”, “impossibilitato a muoversi”, allora i tunnel sotto Rafah non sarebbero un lusso, ma una necessità disperata. E invece, la realtà è molto diversa. I tunnel – scavati per chilometri sotto il confine tra Gaza ed Egitto, alcuni larghi a sufficienza da farci passare veicoli – non sono stati costruiti per trasportare pane o medicine, servivano a far arrivare armi, razzi, miliziani e denaro, a rafforzare l’apparato militare di Hamas, a edificare, lontano da occhi indiscreti. Qui arriva il secondo paradosso. Gaza, da anni, è la zona di crisi più “coperta” al mondo: secondo l’ONU, operano nella Striscia oltre 13.000 funzionari (solo UNRWA ne ha 12.000) e si contano più di 1.300 giornalisti accreditati sul territorio. Eppure, fino all’ingresso dell’esercito israeliano nel corridoio di Philadelphia, nessuno aveva mai diffuso una foto, un video, uno stralcio documentato dei tunnel sotto Rafah. Silenzio totale. Immagini a zero. Le prime prove? Le ha pubblicate l’IDF. Com’è possibile che con una presenza così massiccia di osservatori internazionali, reporter, attivisti, ONG e rappresentanti delle Nazioni Unite, non un singolo fotogramma sui tunnel sia mai stato trasmesso al mondo, fino a quando è entrata Israele, con le proprie telecamere militari, a rivelare l’infrastruttura sotterranea?
La domanda diventa inquietante: cosa hanno visto in tutti questi anni i 13.000 operatori ONU e i 1.300 giornalisti? E soprattutto: cosa hanno scelto di non vedere, o di non mostrare? In una zona dove ogni edificio colpito è fotografato da decine di angolazioni, ogni lacrima è trasmessa in diretta, possibile che nessuno si sia mai imbattuto in un tunnel profondo 30 metri, largo 2, e dotato di corrente elettrica e montacarichi? C’è chi parla di connivenza. Chi di paura. Chi di ideologia.
Ma qualunque sia la ragione, resta un dato: la censura più potente non è quella imposta. È quella scelta. Gli interrogativi continuano. Io mi fermo.
Fonti: Wikipedia – Gallerie militari nella Striscia di Gaza; AP News – Israel uncovers massive tunnel near Rafah border; New York Post – IDF tunnel discovery Rafah. Luigi Giliberti.
Il secondo post che prendo in considerazione riguarda gli aiuti umanitari a Gaza. Anche qui c’è una serie di domanda da porsi per capire. “Gli aiuti umanitari di Israele a Gaza sono storicamente senza precedenti”. Le prove sono davanti ai vostri occhi, sì, la propaganda e i media stanno manipolando il pubblico per convincerlo a non credere ai propri occhi. Ora chiedetevi perché.
Ma c’è un’altra verità che va riconosciuta. Una verità che raramente viene detta ad alta voce, pur essendo chiara e dimostrabile: “non esiste un precedente storico di un esercito che fornisca a una popolazione nemica il livello di aiuti diretti che Israele ha fornito a Gaza”. Questo aiuto è avvenuto: – Mentre la guerra è in corso – Mentre il nemico, Hamas, continua a controllare il territorio – E mentre quel nemico continua a combattere, a lanciare attacchi e a tenere ostaggi.
Israele sta consegnando carburante, cibo, medicine e acqua in un territorio ancora sotto il comando dello stesso gruppo che ha assassinato i suoi civili il 7 ottobre, che continua a lanciare razzi sulle città israeliane e che dichiara apertamente che ripeterà quelle atrocità ancora e ancora. Non ci sono precedenti. Nessuno! A questo punto si fanno degli esempi storici di guerre. A cominciare dalla Seconda Guerra Mondiale, gli Alleati non hanno fornito alcun aiuto ai civili tedeschi o giapponesi mentre quei governi erano ancora in guerra e controllavano il loro territorio. In Vietnam, gli Stati Uniti non hanno mai fornito assistenza umanitaria alle aree controllate dal Vietnam del Nord o dai Viet Cong. Persino durante le battaglie contro l’ISIS in Iraq e Siria, le forze sostenute dagli Stati Uniti hanno fornito aiuti solo dopo aver liberato il territorio, non mentre l’ISIS lo controllava ancora. Ma Israele sta facendo ciò che nessun esercito ha mai fatto prima. Sta facilitando l’assistenza umanitaria diretta alla popolazione di un territorio governato da un esercito terrorista che sta ancora combattendo in combattimenti urbani ravvicinati.
Indipendentemente dal fatto che la comunità internazionale lo riconosca o meno, si tratta di una novità storica. Allo stesso tempo, questa guerra ha prodotto un’altra anomalia. Questa anomalia è l’Egitto. Un’anomalia che dovrebbe turbare profondamente chiunque abbia a cuore le norme umanitarie. Non esiste un precedente storico di una parte non in guerra, l’Egitto, non ha permesso ai civili palestinesi di fuggire da una zona di guerra. L’Egitto si è rifiutato di aprire il valico di Rafah per permettere ai civili di Gaza di fuggire, nonostante il peggioramento dei combattimenti, della scarsità di cibo e del collasso umanitario.
In quasi tutte le altre guerre moderne, i paesi neutrali hanno aperto i propri confini ai civili in cerca di sicurezza. La Polonia lo fece durante la guerra in Ucraina. La Giordania e la Turchia accolsero milioni di persone durante la guerra civile siriana. La Tanzania e il Congo (allora chiamato Zaire) accolsero rifugiati durante il genocidio ruandese. L’Egitto sta facendo il contrario. Tiene i confini chiusi e lascia i civili intrappolati mentre il mondo incolpa Israele per ciò che accade all’interno.
Anche questo è senza precedenti. È facile criticare Israele per i costi umanitari della sua guerra. È molto più difficile ritenere Hamas responsabile per aver infiltrato i suoi combattenti in scuole, ospedali e quartieri civili sotto il naso di ONU, (false) ONG e media internazionali.
Fonte: John Spencer, direttore esecutivo Urban Warfare
IDF Capitano Ella Waweya, vice comandante in lingua araba dei Portavoce.
La crisi umanitaria a Gaza è una strategia, non una conseguenza.
Le immagini sconvolgenti che arrivano dalla Striscia di Gaza colpiscono tutti noi.
Ma c’è una domanda che nessuno si fa: Chi sta davvero affamando la popolazione palestinese? La verità è che Israele favorisce ogni giorno l’ingresso degli aiuti umanitari a Gaza. Il valico di Kerem Shalom è aperto. Migliaia di camion sono già entrati a Gaza pieni di aiuti umanitari. Ma Oltre 800 sono ancora li fermi non vengono distribuiti. Sai perché? Perché l’ONU non li ritira. E così, le provviste restano abbandonate sul lato palestinese del confine.
I camion sono dentro Gaza. Ma restano fermi. Israele attraverso il COGAT, che gestisce le attività del Governo israeliano in West Bank e anche a Gaza, si è offerto di coordinare l’attività dell’ONU a Gaza, ha fornito percorsi sicuri, si è offerto di scortare i camion e aggiorna quotidianamente le Nazioni Unite.
Ma l’ONU rifiuta. Sta ferma. Tace.
Nel frattempo, Hamas saccheggia i camion e gli aiuti non arrivano ai palestinesi. Vengono requisiti, rivenduti, o usati per pagare i miliziani di Hamas.
I rifornimenti finiscono nei tunnel, ed alimentano la macchina del terrore. E quando i civili palestinesi disperati provano a recuperare qualcosa, vengono picchiati o uccisi.
Hamas ruba gli aiuti umanitari al suo stesso popolo.
A Gaza da qualche mese opera una ONG, si chiama Gaza Humanitarian Foundation, supportata da Israele. In 2 mesi ha aperto 5 centri dove ha distribuito:
oltre 90 milioni di pasti, direttamente alla popolazione civile senza intermediari, senza Hamas. Si è offerta di aiutare l’ONU a ritirare gli aiuti al confine. Ma l’ONU non risponde, rimane in silenzio. Il 23 luglio, Hamas ha lanciato razzi su un centro di distribuzione alimentare della Gaza Humanitarian Foundation, ma questo nessuno te lo dice. Molti mi chiedono perchè Israele non fa entrare i giornalisti a Gaza,
probabilmente chi fa questa domanda non percepisce il pericolo di far entrare in una zona di combattimento dei giornalisti. Se Hamas, li cattura, li usa come scudi umani, proprio come fa con la popolazione civile palestinese.
Ti ripeto questo concetto:
L’ONU non vuole rompere il controllo di Hamas sugli aiuti umanitari.
Non è incompetenza. È collaborazione. La crisi umanitaria a Gaza non è una conseguenza del conflitto. È la strategia di Hamas per mantenere il potere.
Hamas usa la sofferenza del popolo palestinese per alimentare il tuo odio contro Israele. Hamas non vuole la pace, blocca ogni trattativa per liberare 50 ostaggi israeliani e interrompere il conflitto. Finché l’ONU fa il gioco di Hamas, questa tragedia continua. L’ONU non difende il popolo palestinese.
Difende Hamas. Nonostante Israele abbia fatto passare centinaia di camion. l’ONU non organizza la distribuzione. Lascia il cibo abbandonato. I Giornalisti sono stati li, hanno visto. Il corrispondente RAI Giovan Battista Brunori, passato il valico di Kerem shalom in sicurezza, mostra il cibo che le Nazioni Unite non distribuiscono alla popolazione palestinese https://bit.ly/keremshalom
a cura di Domenico Bonvegna