Libertà d’espressione. I paladini governativi della censura sono pericolosi

Il quotidiano Libero è spesso “burlone” e, come tutti i giornali, sempre alla ricerca di qualche “scoop” che, di rimbalzo, faccia parlare di sé. E’ nella natura di chi fa giornalismo cosiddetto sensazionalistico. E’ la natura della libertà d’espressione. Su cui il suo direttore, Vittorio Feltri, ha molto da insegnare a tutti – amanti o detrattori o indifferenti del suo pensiero che siano.

Oggi questo quotidiano ha sparato in prima pagina il titolo: “Comandano i terrori. Ai meridionali 3 cariche istituzionali su 4”. Che, per quanto ci riguarda, è “divertente” e sintomatico del concetto che  abbiamo espresso prima.

Ma non la pensa così il senatore Elio Lannutti che, sui social , commentando questo titolo di apertura dell’edizione di Libero, scrive: “Libero, la prima pagina di oggi di un giornale finanziato con soldi pubblici, anche quelli dei terroni. Anche stavolta l’Ordine dei giornalisti resterà in silenzio?”.

I fondi per l’editoria che lo Stato versa a quotidiani come Libero, sono per favorire la libertà di stampa e la pluralità dell’informazione. Senza entrare nel merito assoluto della giustezza o meno dell’erogazione e dell’esistenza di questi fondi, rimane la motivazione per cui c’é questa erogazione che -non ce ne voglia il senatore in causa – non crediamo proprio che siano erogati perché il beneficiario debba poi dire quello che piace a chi detiene il timone di questa erogazione, il governo in carica che è diretto dallo stesso partito del nostro senatore. Almeno… così lo interpretiamo noi, pur nella consapevolezza che spesso – nel mondo dell’informazione a 360 grado in cui viviamo oggi, e soprattutto negli ambienti che ci sembra di capire siano frequentati dal nostro senatore – le parole e i concetti vengono usati per significare il loro perfetto contrario.

Potremmo contestare al nostro senatore che anche lui è pagato coi soldi dello Stato, e che quest’ultimo ha come carta fondamentale una Costituzione che è tutt’altro che avara rispetto a libertà d’espressione… e quindi anche per lui stesso varrebbe il suo “ma che sta a di’”…. Ma noi siamo di “altra pasta”. Cioè: senatore dica tutto quello che crede, anche magari che vorrebbe tagliare la gola a questi per lei impertinenti, irriverenti e ingrati giornalisti che sputano nel piatto in cui mangiano; ma si limiti a parlare, ché se passa ai fatti (che il suo potere istituzionale glielo consentirebbe, anche se – purtroppo, secondo lei – non è direttamente un papa-re o un giudice-poliziotto)… che differenza ci sarebbe con regimi tipo quello di Maduro in Venezuela o Xi Jinping in Cina?

Quindi: lunga vita a titoli “cazzoni” come quello di Libero. Ma, per l’appunto, “cazzoni”, non da vietare o invocare la Corporazione dei giornalisti perché applichino censure che, anche se volessero, non potrebbero…. Ma, anche questo, il nostro senatore non lo sa e, siccome, si fa affascinare dall’allocuzione “Ordine dei giornalisti”, crede che questo indichi una sorta di organismo plenipotenziario delle censure del regime del suo partito.

Senatore Elio Lannutti, ci sembra che lei sia pericoloso, anche per se stesso.

 

P.S.

se il senatore Lannutti – ché ci sembra questo il suo stile – volesse fare qualche ritorsione nei nostri confronti perché osiamo dargli di “pericoloso”, sappia che -almeno per l’aspetto finanziario – la farebbe male visto che noi – a differenza anche dell’associazione di risparmiatori di sua origine/riferimento-  non prendiamo un centesimo di soldi pubblici, e ne siamo fieri e contenti.

Vincenzo Donvito, presidente Aduc