LA SINISTRA USA LA COMPASSIONE PER SILENZIARE L’AVVERSARIO

Ci sono riflessioni che vanno lette con una certa attenzione, tenendole in grande considerazione come queste di Armando Simon su atlanticoquotidiano, (La compassione come arma, il ricatto morale della sinistra per silenziare l’avversario, 26.9.25, atlanticoquotidiano.it) Negli ultimi due decenni, abbiamo visto la compassione come arma usata ripetutamente ed efficacemente in una miriade di modi, con il risultato che la sinistra la fa sempre franca buttandola in caciara, lasciando cioè chi non è di sinistra, sbalordito e frustrato.

Inoltre, “l’aggressione è mascherata da parole sentimentali e benevole, ottenendo così l’ulteriore vantaggio di apparire virtuosa e moralmente superiore rispetto alla vittima e distraendo ulteriormente”. La parola “compassione” potremmo accostarla a quelle parole che il pensatore brasiliano Plinio Correa de Oliveira in un suo pamphlet “Trasbordo ideologico inavvertito”, definiva come parole “talismano” che una volta espresse paralizzavano l’interlocutore che le subiva. I potenziali nemici dei progressisti (De Oliveira li chiamava rivoluzionari) venivano spiazzati e cadevano nella loro trappola e non sapevano replicare.

Per far capire meglio il giornalista fa qualche esempio, perlopiù che riguarda gli Usa, ma che vale anche per noi. Prendiamo i blocchi stradali. Tanti attivisti hanno bloccato il traffico, contro il riscaldamento globale (forse sarebbe meglio scrivere mentale) che si incollano le mani all’autostrada durante l’ora di punta, o, sempre sulle strade, con i musulmani che si inginocchiano e alzano il sedere in aria mentre pregano. Ultimamente, alcuni automobilisti si sono stancati di queste buffonate e hanno iniziato a passare in mezzo alle persone che bloccavano la strada, passando per i cattivi. Il Gender nelle scuole. Lo vediamo nelle scuole nordamericane, dove insegnanti e presidi nevrotici promuovono l’omosessualità (“Pride”) in classe o incoraggiano la disforia di genere nei bambini con il pretesto di “inclusività” e “diversità”. Ma succede anche in Italia. I genitori che hanno il coraggio di ribellarsi contro questi pervertiti vengono guardati con disprezzo.

Gli immigrati clandestini Lo abbiamo visto nei video pubblicati sui social che registrano le retate in particolare negli Usa. In quei video, sentiamo i famigliari, compresi i bambini, piangere a dirotto perché uno straniero che si trova illegalmente in questo Paese viene trattenuto prima di essere espulso. Le scene sono davvero pietose. Oltre al pianto, sentiamo spesso dire che il detenuto era un gran lavoratore o che lavorava in questo Paese da più di 20 anni (tra l’altro, questo sfogo di lacrimosa compassione era del tutto assente quando gli immigrati clandestini venivano deportati sotto le amministrazioni Clinton e Obama). In pratica non viene detto che il detenuto ha infranto la legge, del resto se un cittadino americano o di qualsiasi paese commette un reato giustamente viene arrestato, perché gli immigrati clandestini non dovrebbero essere in alcun modo ostacolati? Per non parlare delle associazioni che ti invitano a donare per i bambini che soffrono la fame e poi magari si scopre che misteriosamente non arriva un centesimo a queste popolazioni. Lo vediamo come in questi giorni si usa spesso la compassione per i bambini di Gaza, dimenticando tutti gli altri bambini del mondo che soffrono e come, per non parlare dei milioni di bambini non ancora nati, tagliati a pezzi con l’aborto.

I risarcimenti razziali. Vediamo anche la compassione usata come arma nelle relazioni razziali. Oggi i bianchi vengono costantemente indotti a sentirsi in colpa per qualcosa che si è verificato 187 anni fa ed era un’istituzione globale, ovvero la schiavitù. Di conseguenza, oggi ci si aspetta che i neri ricevano un trattamento preferenziale in diverse situazioni. Ne ha parlato Trump, ma anche il povero Charlie Kirk. Inoltre, si chiede che il denaro venga sottratto ai bianchi per essere dato ai neri con il pretesto di “risarcimenti”. In breve, i bianchi devono dare soldi ai neri semplicemente perché sono neri. La farsa Covid L’abbiamo visto durante il Covid, quando ci hanno urlato contro di sottometterci ad accettare una sostanza tossica nel nostro corpo, etichettata falsamente come “vaccino” perché, se non l’avessimo fatto, saremmo stati infettati e quindi avremmo diffuso il virus Covid a persone che erano presumibilmente immuni al virus perché avevano assunto il vaccino. Dunque, la compassione è l’arma dei progressisti, dei cosiddetti democratici, non la usano i libertari né i conservatori, scrive Armando Simon. E sono i progressisti a “credere profondamente che chiunque dica qualcosa che non approvano debba essere censurato, perseguitato, persino ucciso o rinchiuso in un campo di rieducazione perché le parole gli fanno male alle orecchie. La libertà di parola si applica a loro, ma non a chiunque altro”.

Per questa gente, la libertà di parola vale solo per loro per gli altri diventa subito fascismo. In breve, un progressista è una persona che sa che ci sono persone là fuori che la pensano diversamente da lui, ma non lo tollera! In questo atteggiamento è implicito che altri non risponderanno con la stessa moneta, ad esempio a Keith Olbermann, Ilhan Omar o ad uno qualsiasi degli odiatori che hanno gioito per l’omicidio di Charlie Kirk, grazie al nostro senso del pudore e della compassione. E, naturalmente, la compassione come arma si applica anche alle relazioni interpersonali. Il giornalista conclude con un caso spettacolare, quello del Sahara spagnolo, una lezione efficace di come viene utilizzata la compassione come arma in Africa. Nel 1975, la Spagna si ritira dal Sahara spagnolo e ci fu una disputa su chi avrebbe dovuto governare il territorio in assenza della Spagna: gli insorti nativi, il Marocco o la Mauritania. Il governo marocchino fece in modo che 350.000 civili attraversassero semplicemente il confine per entrare nel Sahara spagnolo. Poiché erano disarmati, non ci fu alcuna resistenza, poiché ciò avrebbe comportato un massacro. Gli invasori usarono il sentimento umanitario degli europei come arma contro di loro, il Marocco ottenne il territorio, raddoppiandone l’estensione. Simon conclude la riflessione, forse esagerando, ma c’è molto realismo nella sua tesi. Mette in guardia il mondo Occidentale a fare attenzione a chi attraversa il confine, anche se non ha armi non significa che non si tratti di un’invasione. “Lo stiamo vedendo accadere nell’Europa occidentale e nel Nord America con un’invasione musulmana, incoraggiata, aiutata e favorita da governanti di sinistra con un odio ossessivo verso i loro Paesi, la loro religione e i loro cittadini”.

DOMENICO BONVEGNA