#Klimt & #Schiele … l’eccentricità del #modernismo

Prima di arrivare al clima di #Weimar, che si estese per tutto il centro d’#Europa, in #Austria vennero fuori artisti che preconizzavano una crisi fatta di letture eccentriche e interpretazioni acute, in cui la provocazione impressionista si conciliava con la vita, le nature morte e l’oscena evidenza di nudità senza schermi e fuori dagli schemi precostituiti.

Egon Schiele e Gustav Klimt mettono in luce in quel tempo e sotto forme originali l’attraversamento di esperienze le cui versioni coniugano luci ed ombre, colori plumbei e ori luminosi, nudi scarnificati ed intimità erotizzate. In tutto questo si ritrae e specchia la magia di mentalità vive e vivaci per una declinazione politica che volgeva al peggio: i primi del novecento indicavano plessi di bellezza innovativa che ridefinivano il ‘profilo estetico’ come segno di una crisi incipiente.

La fine della #Mitteleuropa, implosa e in fase di subire una pericolosa fagocitazione, per rinchiudersi in mondi isolati vissuti estraniandosi dal resto dell’Europa, dalla moltitudine, ma facendosi assorbire dai sentimenti negativi, da visioni a una dimensione. Così nell’#arte, con Schiele e Klimt, si abbattono i confini della moralità e a esempio così avviene ne “il cardinale e la monaca’; nel quadro si rappresenta la potenza e la sacralità della sessualità che sconfinano con i colori brillanti (rosso e nero) trasfondendosi nel realismo delle passioni.

Tuttavia gli artisti, come loro, procedendo oltre gli ambiti angusti della storia, impressionando per la complessità e l’acume del tratto pittorico. Così anche per i non addetti ai lavori questo è ciò che l’arte sollecita e forma ovvero uno#sguardo laterale in cui le pieghe del vivere si rappresentano anche con le oscene verità, nude, brute, scandalose, proiettate verso un universo nuovo e di rottura.

Rino Nania