Italia al secondo posto in Europa per obesità infantile maschile

Circa una persona su dieci in Italia è obesa, con tassi di obesità adulta di circa il 10%; valori che fanno ben sperare sia se confrontati agli altri paesi OECD, dove i valori medi sono di 1 persona su 6, sia a confronto dei vicini europei presentando percentuali tra le più basse.

D’altra parte però i tassi di obesità infantile nel nostro Paese sono considerati tra i più alti: il sovrappeso in Italia interessa circa 1 bambino su 3, mentre stati di obesità cronica circa 1 bambino su 10 (OECD).

A oggi, nonostante i miglioramenti registrati negli ultimi dieci anni, l’Italia si ritrova ancora al secondo posto in Europa per diffusione dell’obesità infantile maschile (21%), dietro solo a Cipro, e al quarto per obesità infantile femminile (14%). Secondo una stima media, i bambini in sovrappeso risultano essere al 21,3% mentre il 9,3% risulta obeso. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ben 42
milioni bambini al di sotto dei 5 anni sono in forte sovrappeso o obesi in tutto il mondo. Senza un’importante inversione di rotta, questo dato salirà a 70 milioni entro il 2025. I bambini che manifestano uno stato di sovrappeso all’asilo hanno un rischio 4 volte maggiore di essere obesi nel corso dell’adolescenza.

Mentre si considera che un bambino obeso a 6 anni ha più del 50% di probabilità di essere a sua volta un adulto obeso. In Italia la prevalenza di giovanissimi obesi è più bassa nel Nord e più alta nelle regioni meridionali dove le condizioni socioeconomiche e altri indicatori relativi alla salute sono peggiori. L’andamento del fenomeno in Italia. La prima raccolta dati del Sistema Nazionale di Sorveglianza “OKkio alla SALUTE”, promosso dal Ministro della Salute e coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità, è del 2008, seguita da altri quattro round a distanza di due anni ciascuno, nel 2010, 2012, 2014 e 2016.
Sono state esaminate le tendenze nella prevalenza di sovrappeso e obesità tra i bambini della scuola primaria di età compresa tra gli 8-9 anni, utilizzando i valori limite definiti dall’OMS e della World Obesity Federation. Le indagini hanno coinvolto circa 45.000 bambini in ciascuno dei cinque turni. Le conclusioni dello studio sottolinearono i seguenti dati: tra il 2008/9 e il 2016, la prevalenza del sovrappeso è diminuita dal 44,4 al 39,4%; l’obesità è diminuita dal 21,2 al 17%.
Un’influenza positiva in questo senso è data da fattori come l’educazione dei genitori, particolarmente della madre, e la nazionalità che, se straniera, condizionerebbe negativamente questi miglioramenti percentuali. L’importanza dei livelli di istruzione dei genitori sullo stato di
sovrappeso o obesità dei figli, è confermato anche dai dati OECD.

Le donne con un basso livello di istruzione sono infatti tre volte più a rischio di obesità rispetto a donne con un livello più alto. Dati simili emergono anche per gli uomini, anche se con una percentuale di rischio minore, dello 1,3. Disturbi legati all’obesità. Fortunatamente, solo nel 5% dei casi l’obesità in età evolutiva è conseguenza di patologie e cause organiche ben identificabili (ipersecrezione di cortisolo, ipotiroidismo, iperinsulismo).

Nella maggior parte dei casi, è invece detta primitiva o essenziale, e quindi trattabile intervenendo direttamente sui fattori ambientali (stress, ambiente sociale) e su un miglioramento dello stile di vita. Secondo il Ministero della Salute un bambino su 20 in sovrappeso soffre di pressione alta; un bambino obeso su 4 soffre di ipertensione (si stima che il 4% tra bambini e ragazzi fino ai 16 anni soffrano di problemi di pressione).

Un bambino obeso su 20 soffre di una condizione definita di pre-diabete, cioè un’alterazione del metabolismo del glucosio con valori di glicemia alti che però possono ancora regredire; più del 30% dei bambini obesi hanno trigliceridi e colesterolo elevati rispetto ai valori di normalità, condizione che li espone sia a rischi di sindrome metabolica come il diabete, sia alla comparsa di arteriosclerosi; più del 30% dei bambini obesi presentano un accumulo di grasso nel fegato.

Ma quali sono le cause principali del sovrappeso e poi dell’obesità tra i più piccoli? Sicuramente le abitudini alimentari non corrette, un largo consumo di carboidrati semplici e carne, a cui si aggiunge il consumo di prodotti poco naturali, ad alto indice calorico e basso valore nutrizionale (il 33% consuma una colazione non idonea e il 36% assume regolarmente bibite gassate già in tenera età).

A ciò si aggiungano i comportamenti sedentari, oggi più che mai estremizzati da un rapporto di dipendenza dalla tecnologia che inizia sempre prima. Lo stato di salute della madre durante la gravidanza o le diseguaglianze sociali ed economiche sono ulteriori fattori che non fanno altro che aumentare il rischio per i bambini di sviluppare precocemente disturbi legati al sovrappeso e all’obesità; disturbi che una volta si credeva fossero strettamente associati, nella maggior parte dei casi, all’invecchiamento e all’età adulta.