Intelligenza artificiale, la missione dei pionieri

di Roberto Malini

L’Intelligenza artificiale irrompe in ogni campo delle scienze applicate, matematiche, fisiche, umane, sociali, naturali. È considerata, attualmente, come lo strumento più avanzato per l’evoluzione di ogni settore della cultura, della creatività, della progettazione, dell’innovazione e della produzione.

È al centro di ogni progetto di sviluppo dell’informatica, delle telecomunicazioni, dell’industria. Eppure, suscita dubbi e preoccupazioni, soprattutto per quanto riguarda la privacy e l’identità dell’intervento umano in ogni ambito che ho menzionato. L’IA, che è stata prefigurata da studiosi e filosofi fin dalla fine del XIX secolo, è nata, quasi senza che ce ne accorgessimo, nel 1956, quando alcuni scienziati si misero d’accordo per sviluppare un supporto alla ricerca, che aiutasse l’umanità a crescere. Quindi, nel corso dei successivi decenni sono stati fatti una serie di sforzi e di ricerche, che si sono concretizzati nella nascita di applicazioni, di programmi di computer per tentare di raggiungere questo obiettivo. Una ventina di anni fa abbiamo avuto una prima manifestazione di Intelligenza artificiale, quando un computer sconfisse l’allora campione del mondo di scacchi, grazie a un programma capace di analizzare sessanta miliardi di posizioni al secondo. Successivamente, attraverso una serie di tappe tecnologiche, è stata sviluppata una macchina dotata di una capacità che fino a quel momento era ritenuta appannaggio esclusivo dell’umanità: la creatività. Così la ricerca è proseguita in tutti gli ambiti legati all’esperienza umana nel corso della civiltà, ivi compresi il linguaggio, la filosofia e le arti. Quando si è diffusa la notizia di una macchina capace di realizzare dipinti originali nello stile di Van Gogh o Picasso, di scrivere una poesia nel linguaggio di Walt Whitman o di comporre un brano musicale in linea con l’opera di Johann Sebastian Bach, il mondo ha manifestato incredulità, salvo poi accettare l’inizio di una nuova era, di cui viviamo adesso gli albori. Oggi vi sono numerosi artisti che realizzano opere con l’Intelligenza artificiale. È l’arte generativa, in cui diviene sempre più indefinito il concetto di autorialità. E vi sono autori che scrivono romanzi, racconti e poesie attraverso la scrittura generativa, basata su una tecnologia simile. Questo campo di applicazione, noto anche come scrittura assistita da intelligenza artificiale, è basato su algoritmi di apprendimento automatico che analizzano testi esistenti per comprenderne le regole grammaticali e la struttura narrativa e quindi generare nuovi testi. La storia della scrittura generativa risale agli anni 1950, quando la ricerca nel campo specifico ha iniziato a sviluppare programmi che potevano generare testo automaticamente. Tuttavia, solo negli ultimi anni questa tecnologia è diventata abbastanza avanzata da poter generare testi che possono essere considerati scritti da un essere intelligente. Oggi ci sono molte aziende e startup che sviluppano software di scrittura generativa per una vasta gamma di applicazioni, come la scrittura di contenuti per il web, la creazione di chatbot e la generazione di testo per la pubblicità e la narrativa. È innegabile che un numero enorme di professionisti utilizzi oggi l’Intelligenza artificiale per creare immagini, testi e per condurre studi sui più diversi argomenti. Oltre alle attività creative, giurisprudenza e medicina sono fra le discipline che più si avvantaggiano da tale tecnologia. Siamo in un’epoca di cambiamento tanto drastico da suscitare evidenti perplessità e paure, tanto che le istituzioni sovranazionali, i governi e le associazioni sentono la necessità urgente di regolamentare l’uso dell’IA. Con il voto del 13 marzo 2024, l’Unione europea è stata la prima al mondo a regolamentare la rivoluzione epocale dell’intelligenza artificiale. In quella data, infatti, il Parlamento europeo ha approvato in via definitiva il Regolamento Europeo sull’intelligenza artificiale, che è legge negli stati membri dell’Ue e a cui tutti i soggetti pubblici e privati dovranno adeguarsi. Da parte mia, ritengo che sia una priorità altrettanto importante la redazione e diffusione di codici etici sull’uso dell’IA, per evitare una crisi di identità culturale e per proteggere i giovani da una tecnologia che si è affermata in modo così repentino da non consentire alla nostra cultura di sviluppare gli “anticorpi” capaci di difendere l’originalità propria dell’essere umano di fronte a una produzione di letteratura e immaginario che si forma attraverso modelli statistici in grado di mettere in atto tutto quello che hanno imparato dai dati di addestramento, producendo documenti che al momento attuale non riusciamo a distinguere dal parto del pensiero e della creatività degli esseri umani. Ritengo che non si debbano sottovalutare gli effetti dell’IA nello sviluppo dei nostri concetti di mente e coscienza. La bioetica e il valore dell’umanità sono questioni di grande importanza che riguardano molti aspetti della cultura e della tecnologia. Essi sottolineano questioni cruciali come la definizione dell’umanità, la possibilità di creare menti artificiali, la responsabilità etica della creazione di intelligenza artificiale e l’impatto sull’economia e la società. La filosofia dell’IA si concentra su questi argomenti, cercando di rispondere a domande come le seguenti: cosa significa essere intelligenti? È possibile creare una mente sintetica? Quali sono le implicazioni etiche della creazione di intelligenza artificiale? Qual è il ruolo migliore dell’intelligenza artificiale nella società e nel futuro dell’umanità? In generale, l’IA si presenta come una questione complessa che richiede una comprensione interdisciplinare su basi etiche. Come intellettuali, abbiamo la responsabilità di valutare il peso che l’IA ha e avrà sempre di più nella nostra cultura e nella nostra civiltà, con la sua continua evoluzione che sta influenzando giorno dopo giorno la nostra vita quotidiana, sia in ambito lavorativo che privato. Come pionieri in questo campo, è importante che ci impegniamo a comprendere e valutare gli impatti dell’IA sulla società e utilizzare questa tecnologia in modo responsabile. Solo così potremo contribuire a costruire un futuro in cui l’IA sia un’alleata e non una minaccia per il progresso umano.

 

Nella foto, Gottlob Frege (1848-1925), precursore dell’Intelligenza artificiale, e la ricostruzione artistica di una rete neurale