Il Vangelo secondo Andrea Filloramo: quel che è avvenuto nel mondo cristiano avverrà anche in quello islamico?

di ANDREA FILLORAMO

È vero: la cultura musulmana deriva dalla cultura islamica; le due culture non coincidono sempre, visto che nel corso dei secoli svariate società musulmane hanno deviato dall’originale cultura islamica. Tale deviazione è avvenuta in modi differenti in diverse parti del mondo, ma il risultato è che oggi le società musulmane esprimono delle sfaccettature culturali che non riflettono necessariamente la cultura islamica com’è stata concepita nella sua origine.

L’eterno problema nel mondo musulmano riguarda la donna, che, per capirla nel mondo musulmano di oggi, bisogna fare necessariamente riferimento non solo alla società stessa, ma anche ai precetti del Corano.

All’ interno del libro sacro degli Islamici sono riportati molti versetti dedicati alla donna e alla sua condizione, i suoi diritti e i suoi doveri dal punto di vista religioso e sociale.

Dal punto di vista religioso, l’Islam pone la donna e l’uomo su un piano di completa uguaglianza. Attraverso il Profeta Maometto, sarebbe Dio stesso a dichiarare che gli sono gradite in pari misura le buone azioni dell’una e dell’altro e che tutte saranno ugualmente ricompensate.

Dal punto di vista sociale, però, è innegabile che il Corano sia espressione della società in cui ha preso forma, ovvero una società che presenta istituzioni che si scontrano spesso con i mutamenti di alcune società musulmane odierne non integraliste.

Ad aggiungersi, il rapporto con gli standard culturali delle donne del mondo occidentale che rendono difficile comprendere una cultura ed una religione molto diversa, la quale tuttavia sta attraversando un lungo processo di emancipazione femminile.

Per prima cosa, è da sottolineare l’enorme equivoco che affligge l’umanità, e soprattutto gli uomini: la colpa di Eva, la prima donna, che ha mangiato il frutto proibito. A causa di questa nota défaillance e, soprattutto, delle facili interpretazioni che ne derivano, la donna è diventata il capro espiatorio ideale delle religioni monoteiste. Questo, quindi, non vale solo per l’islamismo, ma anche per cristianesimo, dal quale l’islamismo ha anche attinto.

Nessuno si meravigli, come il Corano, anche la Sacra Scrittura, Vecchio e Nuovo Testamento è, infatti, espressione della società dalla quale sono scaturiti, ovvero una società che presentava istituzioni che si scontravano spesso con i mutamenti delle società odierne.

Solo con l’avvento della cultura moderna, che crede nell’uomo come valore positivo e quindi nella sua capacità di autodeterminarsi, sulla base dei principi  della libertà, del rispetto, al di là del sesso, della religione, della tolleranza e della fratellanza e colla nascita di un’esegesi cristiana protestante e cattolica, capace di filtrare e distinguere la voce dell’uomo dalla voce di Dio presenti nella Sacra Scrittura ed, inoltre, coll’abbandono di una certa apologetica cattolica, si è affermata, ma ancora non del  tutto,  l’importanza del ruolo della donna, ma anche il suo indispensabile contributo alla storia dell’umanità.

La donna, almeno idealmente, è diventata, con il tempo, il futuro dell’uomo e anche della sua salvezza.

Che la Bibbia, come il Corano – e soprattutto l’Antico Testamento – ritraggano una società di tipo patriarcale, nessuno lo può negare. Tale società è definita dall’ossessione di controllare la capacità riproduttiva della donna: in questo caso lo strumento di controllo è l’uso sessuale esclusivo della donna. Perciò la donna è oggetto sessuale e appartiene al maschio, perché in questo modo si controlla la legittimità delle nascite. Non vi è dubbio che retaggi di questa concezione primitiva perdurino nelle nostre società e la violenza contro le donne è sempre spia di un retrocesso nella difesa dei diritti delle donne ad essere soggetti e non oggetti della propria sessualità. Normalmente, purtroppo, le chiese e le religioni tendono a legittimare un rapporto di sudditanza delle donne rispetto agli uomini.

Non danno, perciò un’interpretazione scorretta coloro che leggono alcuni testi biblici in cui la donna è considerata dagli “agiografi”, cioè dagli scrittori sacri, una “creatura inferiore”.

Basta, infatti, leggere la Genesi, il primo libro della Sacra Scrittura e vedere scritto, come una condanna: “Alla donna (Dio) disse: “moltiplicherò i tuoi dolori e le tue gravidanze, con dolore partorirai figli”.

In Siracide IX, 10 c’è scritto: “Verso tuo marito sarà il tuo istinto, ma egli ti dominerà! Alla donna nulla è perdonato, infatti, ogni donna impudica sarà calpestata come sterco nella via”. “

San Paolo (e siamo nel Nuovo Testamento) scrive nella Prima lettera ai Corinzi, XI: “L’uomo non deve coprirsi il capo, poiché egli è immagine e gloria di Dio; la donna invece è gloria dell’uomo. E infatti non l’uomo deriva dalla donna, ma la donna dall’uomo; né l’uomo fu creato per la donna, ma la donna per l’uomo. Per questo la donna deve portare sul capo un segno della sua dipendenza”.

Agli occhi di Tertulliano, filosofo e apologeta cristiano, la donna è un pericolo pubblico e l’uomo, a partire da Adamo, ha tutto da temere da queste creature. L’apologeta non perde occasione per ritrarre la femmina come vanitosa, presuntuosa, sensuale, frivola, avida e allo stesso tempo stupida e astuta. Così nel De virginibus velandis (XVII,1) stigmatizza le donne che adempiono all’obbligo di indossare il velo mettendo uno straccetto sulla sommità della crocchia in modo che ognuno possa ammirare durante la messa la ricercatezza delle loro capigliature. Così nel De pallio (IV, 2) dove a suo parere le attività di Achille travestito da donna sarebbero consistite nel “render appariscenti le sue vesti, acconciarsi i capelli, curarsi la pelle, guardarsi allo specchio, abbellire il collo, effeminare persino gli orecchi perforandoli”.

Tertulliano ancora scrive condannando persino l’unione di un uomo con una donna: “Se è un bene non toccare una donna, allora è un male toccarla: gli sposati vivono come le bestie, infatti nel coito con le donne gli uomini non si distinguono in nulla dai porci e dagli animali irragionevoli”.

A Tertulliano fa eco San Girolamo che scrive:” La donna è un tempio costruito su una cloaca. Tu, donna, sei la porta del diavolo, tu hai circuìto quello stesso [maschio] che il diavolo non osava attaccare di fronte. È a causa tua che il figlio di Dio ha dovuto morire; tu dovrai fuggire per sempre in gramaglie e coperta di cenci.”

“Non sai che anche tu sei Eva? La condanna di Dio verso il tuo sesso permane ancora oggi; la tua colpa rimane ancora. Tu sei la porta del demonio! Tu hai mangiato dell’albero proibito! Tu per prima hai disobbedito alla legge divina! Tu hai convinto Adamo, perché il demonio non era coraggioso abbastanza per attaccarlo! Tu hai distrutto l’immagine di Dio, l’uomo! A causa di ciò che hai fatto, il Figlio di Dio è dovuto morire!”.

“Ai fini dell’educazione cristiana di una bambina, che non sappia a che servono flauti, lire e cetre: la musica è proibita. Non deve avere cameriere graziose e curate, ma una vecchia virago seriosa, pallida, sordida che esorti di notte alla preghiera e al canto dei salmi e di giorno alle preghiere nelle ore dovute. Non deve prendere bagni che feriscono il senso del pudore di una fanciulla, la quale non dovrebbe mai vedersi nuda. Verrà allevata nel chiostro sotto lo sguardo della nonna e non guarderà in faccia nessun uomo e nemmeno saprà che esiste un altro sesso”.

Sant’Agostino, Padredottore della Chiesa cattolica, forse il maggiore rappresentante della Patristica,  “il massimo pensatore cristiano del primo millennio e certamente anche uno dei più grandi geni dell’umanità in assoluto”, senza porsi alcun dubbio scrive: “Le donne non dovrebbero essere illuminate o educate in nessun modo. Dovrebbero, in realtà, essere segregate poiché sono loro la causa di orrende ed involontarie erezioni di uomini santi (…) I coniugi peccano non appena si abbandonano alla voluttà per cui, dopo, devono pregare: Perdona, o Dio, la nostra colpa! (…) Quanto maggiore il piacere, tanto più grave il peccato. Chi ama con troppo calore la moglie è un adultero!”

Sant’Oddone Abate di Cluny, osserva: “Se gli uomini potessero vedere quel che si nasconde sotto la pelle, la vista delle donne causerebbe solo il vomito. Se rifiutiamo di toccare lo sterco anche con la punta delle dita, come possiamo desiderare di abbracciare una donna, creatura di sterco?”

  1. Tommaso d’Aquino, uno dei principali pilastri teologici e filosofici della Chiesa cattolica, nella sua Summa Theologica, scrive: “La donna è in rapporto con l’uomo come l’imperfetto ed il difettivo col perfetto. La donna è fisicamente e spiritualmente inferiore e la sua inferiorità risulta dall’elemento fisico, più precisamente dalla sua sovrabbondanza di umidità e dalla sua temperatura più bassa. Essa è addirittura un errore di natura, una sorta di maschio mutilato, sbagliato, mal riuscito (…) In ogni caso la donna serve solo alla propagazione della specie. Tuttavia la donna trascina in basso l’anima dell’uomo dalla sua sublime altezza, portando il suo corpo in una schiavitù più amara di qualsiasi altra”.

Una semplice considerazione: Oggi, per fortuna, siamo molto lontani da questa visione della donna e della società. Assistiamo alla lotta delle donne per la loro emancipazione che innanzitutto è culturale, merito anche dei pontefici che hanno alzato la loro voce.

Ultimo è Papa Francesco che, invita, però a procedere ancora verso la liberazione delle donne da ogni tipo di schiavitù. Egli, infatti, fra l’altro, ha detto: ““Ogni violenza inferta alla donna è una profanazione di Dio, nato da donna. Dal corpo di una donna è arrivata la salvezza per l’umanità: da come trattiamo il corpo della donna comprendiamo il nostro livello di umanità”. La maternità umiliata Invece “quante volte il corpo della donna viene sacrificato sugli altari profani della pubblicità, del guadagno, della pornografia, sfruttato come superficie da usare. Va liberato dal consumismo, va rispettato e onorato; è la carne più nobile del mondo, ha concepito e dato alla luce l’Amore che ci ha salvati! Oggi pure la maternità viene umiliata, perché l’unica crescita che interessa è quella economica (…) Secondo il racconto della Bibbia, la donna giunge al culmine della creazione, come il riassunto dell’intero creato. Ella, infatti, racchiude in sé il fine del creato stesso: la generazione e la custodia della vita, la comunione con tutto, il prendersi cura di tutto”.

A conclusione una domanda è d’obbligo: “quel che è avvenuto nel mondo cristiano avverrà anche in quello islamico?”

La risposta non è semplice. Sappiamo che negli ultimi decenni le donne musulmane non sono state molto protagoniste delle piazze. Il loro impegno potrebbe coincidere con l’esasperata attenzione dei media per l’Islam estremista e ultra conservatore.

In realtà la situazione è molto fluida e non ci riferiamo soltanto all’Afghanistan. Per ora lo sforzo è tutto sul piano del lavoro: i mutamenti sociali e politici seguiranno. Quando le donne saranno a pieno imprenditrici, consumatrici, il loro riconoscimento sarà automatico, ma ancora c’è molta strada da fare.