Il Vangelo secondo Andrea Filloramo: Ode al primo giorno dell’anno

di ANDREA FILLORAMO

Pablo Neruda (1904-1973), nel 1957 compose una lirica “Ode al primo giorno dell’anno”, contenuta nel Terzo libro delle Odi, con cui con parole che in lingua spagnola (Día del año nuevo, día eléctrico, fresco, todas las hojas salen verdes del tronco de tu tiempo) conservano tutta la freschezza di una sonorità poetica, che tradotta in italiano, in parte, si perde.

Con essa egli salutava l’anno nuovo e, dunque, l’inizio di una nuova era, poiché il primo giorno dell’anno segna, secondo l’opinione comune, l’inizio di un percorso ancora ignoto da affrontare con uno spirito speranzoso ed energie rinnovate.

Sono convinto che una poesia, se è tale, investe di luce nuova ogni elemento della vita e dà consistenza e spessore alle evenienze più semplici della vita quotidiana. Essa ha la capacità inaudita di trasfigurare con un soffio quello che sembra banale agli occhi di tutti.

La poesia è, nello stesso tempo, parola essenziale che fa memoria, illumina il presente e disegna creativamente l’avvenire.

La ripropongo ai lettori: è questo il migliore augurio, che dopo la tempesta del Covid-19 abbattutasi sopra di noi, che ci possiamo fare.

 

Ode al primo giorno dell’anno

 

Lo distinguiamo dagli altri
come se fosse un cavallino
diverso da tutti i cavalli.
Gli adorniamo la fronte
con un nastro,
gli posiamo sul collo sonagli colorati,
e a mezzanotte
lo andiamo a ricevere
come se fosse
un esploratore che scende da una stella.
Come il pane assomiglia
al pane di ieri,
come un anello a tutti gli anelli…
La terra accoglierà questo giorno
dorato, grigio, celeste,
lo dispiegherà in colline
lo bagnerà con frecce
di trasparente pioggia
e poi lo avvolgerà
nell’ombra.
Eppure
piccola porta della speranza,
nuovo giorno dell’anno,
sebbene tu sia uguale agli altri
come i pani
a ogni altro pane,
ci prepariamo a viverti in altro modo,
ci prepariamo a mangiare, a fiorire.