Il Vangelo secondo Andrea Filloramo: i casi di pedofilia e di abusi sessuali che colpiscono la Chiesa

di ANDREA FILLORAMO

Ho scritto più volte sulla pedofilia clericale e pensavo di non dover ritornare a scrivere su questo tema; tuttavia, dinnanzi al ripetersi quasi quotidiano di casi di pedofilia e di abusi sessuali che hanno come protagonisti preti, vescovi e cardinali, che leggiamo nei giornali e che occupano molte pagine di Internet, non posso fare a meno di fare alcune riflessioni, ben sapendo che “repetita iuvant”, vale a dire “ciò che viene ripetuto serve”…

Parto da un concetto, almeno per me elementare: la sessualità rappresenta una delle principali modalità con cui gli esseri umani entrano in contatto tra loro, al fine di sviluppare relazioni più o meno rilevanti. Essa è influenzata dalla storia di vita personale, dal tipo di attaccamento genitoriale, dagli stili educativi e dal contesto sociale e particolarmente da quello religioso, che inevitabilmente incidono sul funzionamento erotico individuale.

Tenendo conto di queste definizioni della funzione della sessualità umana e di altre, che non stiamo qui a elencare, possiamo tranquillamente affermare e lo ribadisco con forza, che la pedofilia e altri abusi sessuali che hanno come protagonista il clero, per l’educazione sessuale distorta che veniva e forse ancora viene impartita ai candidati al sacerdozio, sono attività sempre praticate fin dai primi secoli della Chiesa, da un numero certamente non molto alto ma non esiguo di preti.

La Chiesa, che continua a pagare lo scotto di quella che è una piaga insanabile endemica, cerca, particolarmente con il pontificato di Papa Francesco di lottare ma che non riesce, forse per la mancata collaborazione di una certa parte del clero e, in particolare dei vescovi, neppure a controllare.

Da ciò, la reazione del Cardinale Marx, nota figura dell’episcopato tedesco, che, deluso degli effetti della battaglia ingaggiata contro questo brutto vizio da parte di Papa Francesco, che ritiene fallimentare, si è dimesso da arcivescovo di Monaco, ritenendo che  la Chiesa dovrebbe esigere una più attenta lettura del fenomeno e una più intensa partecipazione dei vescovi, di tutti i vescovi, per creare un argine a questo fiume che col passare del tempo è diventato sempre più minaccioso e sul quale si gioca il destino della stessa Chiesa.

Quel cardinale, quindi, auspica una correzione di rotta del modo di vivere la sessualità umana da parte dei cattolici e quindi anche dei preti.

Egli sa che sesso e peccato, in disamine teologiche del passato hanno evidentemente avuto qualche successo, sono stati equiparati o comunque accostati con una certa continuità, ma oggi, e non per mania di modernità o per giustificare il libertinaggio, tale equiparazione deve necessariamente essere superata.

Ciò avverrà solo se verrà superata l’ipocrisia, che è la peggior macchia ecclesiale, la madre di tutti i mali.

Ciò però non avviene e si è ancora lì a discutere, all’infinito, se e come concedere l’accesso alla comunione ai divorziati risposati, se smetterla o meno di chiedere la castità agli omosessuali che decidono di accoppiarsi stabilmente, se i rapporti prematrimoniali siano da considerare un peccato e non ci si chiede se la coscienza individuale sia la migliore bussola, se l’amore sia l’unica fondamentale regola di comportamento e, infine, se la Chiesa sia una comunità di fede, e, in ultima analisi se il Cristianesimo sia la rivelazione di Dio che si è fatto uomo.

Mentre scrivo questo pezzo, accedo a Internet e leggo con tristezza: “Un prete è stato arrestato in Sicilia, in provincia di Enna, per abusi su minori. Il procuratore che ha seguito l’indagine ha affermato che sarebbero stati accertati «abusi reiterati su tre minori, ma forse anche altri (……)»”. Egli ha anche affermato: «C’è da sottolineare il ruolo di educatore ancora e formatore spirituale religioso dell’autore dei fatti contestati che ha un compito molto delicato nella società. Educatori a cui i genitori si rivolgono e affidano speranzosi i loro figli, credendoli veicolatori di una formazione, di un’educazione e di principi. Questi comportamenti rappresentano una sorta di tradimento per i genitori che si sono fidati».