IL PUNGOLO: CI VORREBBE UN PROVVIDENZIALE SCOSSONE PER FAR CADERE IL GOVERNO MELONI

Sul caso Garofani, si potrebbe scrivere che alla fine “il re è nudo”, oppure si è scoperta l’”acqua calda”. Mi spiego, non mi stupisce affatto che nell’entourage di Mattarella tifano contro il governo Meloni. Avete letto il ricco curriculum del consigliere Garofani? Semplificando è passato dalla Margherita, all’Ulivo e poi per finire deputato del Pd e membro della Direzione nazionale di questo partito.

Pertanto, una figura altamente politicizzata e di parte. E poi anche lo stesso Mattarella, con quell’aura di intoccabilità piuttosto preoccupante, non ha per caso la tessera del Pd? Certo, Mattarella subisce un innegabile danno di immagine, di quell’immagine di presidente super partes di tutti gli italiani, che ora non è più del tutto credibile. Si accredita come una istituzione oggettiva, alta e distaccata, in realtà esercita un’influenza ben oltre il mandato costituzionale. Anche se per la verità io non ho mai creduto che esistano politici superpartes.

Quando sento parlare di garanti della Costituzione mi viene da ridere. Il giornalista Marcello Foa su Fb segnala l’ottimo articolo di Alessandro Da Rold su @LaVeritaWeb “da cui emerge come la squadra del Quirinale sia composta praticamente solo da esponenti della vecchia sinistra DC. Ed è la squadra che dopo essere rimasta sul Colle per sette anni vi rimarrà altri sette. Quattordici anni, il tempo di un regno. Ed è la squadra che sussurra all’orecchio del presidente, che dà pagelle, che fa partire telefonate, che lanciati moniti veicolando messaggi a mezzo stampa, che nell’ombra favorisce la nascita o il disfacimento di coalizioni di governo. Non a caso a Roma il Quirinale viene considerato il vero potere”. No, non è super partes. E ora questo è chiaro a tutti gli elettori di centrodestra e a quelli magari non schierati politicamente ma a cui la vicenda Garofani ha aperto gli occhi o perlomeno fatto sorgere più di un dubbio”. (L’autogol del Quirinale, la fortuna della Meloni, 2011.25)

La questione oltre ad essere divertente, è molto chiara, scrive Mario Adinolfi, il consigliere del Presidente della Repubblica quelle parole le ha pronunciate e lo ammette candidamente al Corriere della Sera che fa un titolone a pagina 3: “Le mie erano soltanto chiacchiere tra amici”. Fine della discussione attorno alla veridicità dello scoop. “Che poi qualcuno immaginasse che Mattarella e il suo entourage potessero essere sostenitori del governo Meloni o della sua maggioranza è ulteriormente risibile. Al Quirinale li considerano fascisti e usurpatori di Palazzo Chigi, Mattarella vorrebbe altri a governare il Paese e farà tutto quello che può per far perdere le elezioni alla Meloni, il suo entourage è addirittura più realista del re; quindi, le parole del consigliere non sorprendono”. Anzi il consigliere spera in uno “provvidenziale scossone”, per evitare che Giorgia Meloni e il CentroDestra vengano riconfermati dagli Italiani. Non un’opinione privata, non una battuta tra amici, come si giustifica il consigliere di Mattarella: un vero e proprio auspicio politico attribuito a chi siede al Colle. Uno dei luoghi che dovrebbero essere super partes, lontani e immuni da qualunque tentazione di manovra. Eppure, invece di una smentita immediata da parte del diretto interessato, è il Quirinale stesso a reagire, attaccando La Verità e bollando il tutto come “ridicolo”. Ma scusate: ridicolo cosa? E poi cosa significa scossone? Chi deve darlo? Forse questo è un po’ più inquietante perché evoca interventi fuori della politica. Nella storia dei Governi di CentroDestra è costellata da ostacoli, tranelli, trappole e tentativi di delegittimazione. Ogni volta che un Governo scelto democraticamente dai cittadini non piace a certi ambienti, ecco che si attivano le stesse dinamiche: pressioni, manovre, “scenari alternativi”, coalizioni cucite a tavolino, la solita “ammucchiata” che prova a fermare ciò che gli Italiani hanno deciso nelle urne. È la logica di chi non accetta la sovranità popolare. È la logica di chi pensa che il Popolo sbagli. È la logica di chi preferisce far governare senza consenso, ma con le manovre. Ci sono stati altri scossoni, per esempio quelli dati all’arcinemico che fu Berlusconi, espulso per sentenza dal Senato e mandato a imboccare di minestrina i vecchi di Cesano Boscone.Ma la Meloni non è ricattabile – scrive Adinoldi –  e da sé ha deciso di non dare problemi, anzi oggi è andata pure al Quirinale per un colloquio “chiarificatore” di una ventina di minuti con Mattarella, non fa nulla che dal governo possa infastidire realmente la sinistra. Tranne esistere. Ma anche esistere per il Quirinale è troppo, di qui l’affidarsi alla Provvidenza. Che è una ridicolaggine e francamente non mi scandalizza”.

DOMENICO BONVEGNA

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