
di Andrea Filloramo
Mentre i cardinali si incontrano e discutono nelle segrete “Congregazioni”, che precedono il conclave in cui sarà eletto il successore di Papa Francesco, avendo la consapevolezza che l’identità del prossimo Pontefice che sono chiamati ad eleggere, influenzerà profondamente il cammino della Chiesa nei prossimi decenni, tra sfide globali, guerre, questioni etiche, cambiamento climatico e trasformazioni sociali, in tutti i media insistentemente si pone la domanda: “Chi sarà il prossimo Papa?”
Se osserviamo bene nessuno in realtà, a dimostrazione della complessità e dell’imprevedibilità del processo elettivo del Pontefice Romano, sa come rispondere a questa domanda e si fanno soltanto delle ipotesi che esprimono non si sa quale grado di possibilità, ben sapendo che dal conclave potrebbe emergere – volendo usare un termine sportivo che non si addice perfettamente ad un Papa – un cosiddetto “outsider”, cioè un pontefice, come talvolta è avvenuto nel passato, inaspettato, imprevisto, al quale nessuno pensa.
Una cosa è certa: il mondo intero sarà con gli occhi puntati sulla fumata bianca a partire da 7 maggio p.v.
Al di là delle ipotesi, tutto ciò non toglie che la speranza di molti, cattolici e non, sia quella di avere al più presto un Papa che, pur con stile diverso, continui sulla scia di Papa Francesco, che recuperò e testimoniò fino all’ultimo momento della sua vita, il senso ed il significato profondo del Concilio ecumenico della Chiesa Cattolica, il Vaticano Secondo ( 1962-1965 ) che – occorre dirlo con chiarezza – è stato dimenticato negli ultimi decenni, quando, molto spesso, vescovi e preti hanno preferito ascoltare quanto proveniva dal Concilio di Trento, convocato nel lontano1545, che contiene l’autoaffermazione della Chiesa nella lotta contro il protestantesimo” (Jedin) e sul quale essi hanno costruito tutto il loro percorso formativo.
.Da aggiungere, inoltre, che il Vaticano II è stato da loro ritenuto da alcuni di loro fallimentare.
Ciò è dovuto, secondo qualche indagine, anche dal fatto che nulla o poco essi sanno del Concilio, mai forse hanno letto i Decreti Conciliari, anche se, talvolta, nelle loro omelie, stracciandola dal contesto, ne fanno qualche artificiosa citazione.
E’ bene, quindi, chiarire che il Concilio Vaticano II è stato un evento epocale e che soltanto per l’ignoranza, l’irresponsabilità, la negligenza o l’insipienza di coloro che lo avrebbero dovuto applicare, è rimasto un concilio incompiuto; è stato, cioè, una rivoluzione frenata, le cui potenzialità sono state bloccate dalla mancata applicazione piena delle riforme proposte o proponibili.
A dimostrazione di ciò basta osservare che fino all’avvento di Papa Francesco che molto ha fatto e, quindi, fino ancora ai nostri giorni il centralismo romano è ancora forte e, pertanto, le decisioni importanti riguardanti non solo la dottrina, ma anche la disciplina e la nomina dei vescovi vengono prese a Roma, o devono essere approvate da Roma.
La Curia, pur con le coraggiose riforme di Papa Francesco, ha un ruolo dominante e, quindi, il sogno di una Chiesa realmente sinodale (decisioni prese insieme tra vescovi e popolo di Dio) non si è realizzato.
Non si dà ancora spazio che meritano le donne, pur con gli accenni a una totale innovazione da parte di Papa Bergoglio, nei ruoli decisionali della Chiesa e fino ad ora non c’è ancora nessuna apertura al diaconato femminile, né all’ordinazione delle donne.
C’è un’assenza di un linguaggio inclusivo su questioni di genere, sessualità e famiglia.
Il celibato dei preti rimane una legge risalente al Concilio Lateranense IV del 1215 che obbliga all’astinenza.
Papa Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, che hanno significato un raffreddamento notevole dello spirito conciliare, privilegiando il controllo dottrinale e la restaurazione liturgica, rimangono ancora, al di là dei loro meriti, punti elusivi di riferimento.
Concludiamo affermando che Papa Francesco ha fatto un tentativo solo in parte riuscito, che è quello di riprendere e attuare il Concilio.
In particolare, ha cercato di realizzare: la sinodalità (Assemblee sinodali con vescovi, laici, donne…); l’ecologia integrale; l’apertura pastorale alle persone LGBTQ+ ai divorziati risposati e ha voluto una Chiesa più povera e vicina ai margini, come profetizzato da Giovanni XXIII, il papa che ha indetto il Concilio Vaticano II.
Siamo certi che al successore di Papa Bergoglio e forse anche ai pontefici che verranno dopo resterà l’ardua impresa di continuare la “rivoluzione” iniziata da lui.