IL CARDINALE SARAH DENUNCIA LA CRISI SPIRITUALE DELLA CHIESA E DELL’OCCIDENTE

Da tempo il cardinale Robert Sarah ci ha abituato a riflessioni forti attraverso i suoi interventi e in particolare nei suoi libri. Da qualche mese è uscito l’ultimo suo libro scritto anche questo in forma di conversazione con il giornalista scrittore francese Nicolas Diat. Il titolo del testo, «Si fa sera e il giorno ormai volge al declino», pubblicato in Italia anche questo da Cantagalli (2019).

 

Su invito de La Nuova Bussola Quotidiana il testo è stato presentato dallo stesso cardinale il 9 novembre scorso a Milano presso l’Auditorium “Cardinale Ildefonso Schuster”alla presenza di oltre cinquecento persone.

Il testo di ben 398 pagine suddiviso in quattro parti, si struttura in domande e risposte con la formulazione di giudizi chiari sulla crisi della fede, della Chiesa, ma anche sul declino dell’Occidente, sul tradimento delle sue èlite, sul relativismo morale, la globalizzazione senza regole, il capitalismo sfrenato, le nuove ideologie, la traballante politica, sul pericolo del fondamentalismo islamico.

Quella del cardinale Sarah è una analisi a tutto campo, che non fa sconti, il prelato ci invita a prendere coscienza della gravità della crisi che sta attraversando il nostro Occidente. Nello stesso tempo però il cardinale ci mostra che ancora è possibile rialzarsi per evitare di precipitare negli abissi infernali di un mondo senza Dio, senza umanità e senza speranza.

E’ una riflessione a trecento sessanta gradi, nella quale il cardinale ancora una volta ci offre una preziosa lezione di vita e di spiritualità.“Si fa sera…” è l’ultimo dei tre libri scritti con l’aiuto del giornalista Diat; “Dio o niente”, è il primo, “La forza del silenzio”, il secondo, pubblicati in Italia sempre dalla casa editrice di Siena, Cantagalli.

Il cardinale inizia presentando il suo nuovo testo partendo da Giuda Iscariota, il traditore. Prendendo a prestito le parole di papa Francesco, anche sulla nostra epoca incombe il mistero di Giuda. Per il cardinale occorre avere il coraggio di denunciare con chiarezza tutti i tradimenti all’interno e fuori della Chiesa. Giuda ha tradito e voleva realizzare il Regno di Dio sulla terra, con strumenti umani e secondo il proprio personale disegno. Anche noi vogliamo fare come Giuda e il suo mistero si dilata. Sarah ha ben presente come da troppo tempo nella Chiesa si assiste alla messa in dubbio della sua dottrina. Ci sono sedicenti intellettuali, teologi che si divertono a decostruire i dogmi, a svuotare la morale. Alcuni nella Chiesa, arrivano persino a rivendicare il diritto di esercitare comportamenti omosessuali.

«Il relativismo è la maschera di Giuda travestito da intellettuale». Tuttavia, monsignor Sarah è convinto che nessuno riuscirà a screditare la luminosa testimonianza di più di quattrocentomila sacerdoti sparsi per il mondo che ogni giorno sono fedeli e servono il Signore in santità e letizia.

Il libro è stato scritto per tutti quei cristiani che tremano, vacillano, dubitano. Il cardinale vuole dire a questi cristiani: “rimanete saldi nella dottrina! Nella preghiera!”.

Comunque sia il maligno, il diavolo ci tenta con il veleno subdolo del tradimento, vuole dividerci, farci credere che la Chiesa ha tradito. Certo la Chiesa è senza peccato, anche se è piena di peccatori. «Non abbandonatevi all’odio, alla divisione, alla manipolazione. Ci esorta Sarah, «Non si tratta di creare un partito, di insorgere gli uni contro gli altri[…]». Di fronte al male, all’aumento dei peccati all’interno della Chiesa «siamo tentati di purificare la Chiesa con le nostre forze. Sarebbe un errore». Questo significa ripiombare ancora nell’illusione mortifera di Giuda.

Il cardinale è categorico: «la Chiesa non può essere riformata con l’odio e la divisione. La Chiesa si riforma incominciando a cambiare noi stessi! Non esitiamo, ciascuno secondo le proprie possibilità, a denunciare il peccato, a partire dal nostro».

Questi sono tempi che bisogna rafforzare l’unità nella Chiesa. Il cardinale individua quattro pilastri a base dell’unità: la preghiera, dobbiamo ritrovare “il senso delle lunghe e pazienti veglie in compagnia del Signore”, diversamente lo tradiremo. “Senza la preghiera la più efficace azione sociale sarebbe inutile e persino nociva”. Si tratta di mettersi in ginocchio, in silenzio e adorare il Signore.

Il secondo pilastro è la dottrina cattolica. Serve un insegnamento chiaro, fermo e sicuro. “Dio non può abitare là dove regna la confusione!”. Serve l’unità del Magistero. «Quando ci viene trasmesso un insegnamento nuovo, esso deve sempre venire interpretato coerentemente con quello che l’ha preceduto. Se introduciamo rotture e rivoluzioni spezziamo l’unità che regge la Santa Chiesa attraverso i secoli. Ciò non significa – continua il cardinale – essere condannati al fissismo. Ma ogni evoluzione deve essere una migliore comprensione e un approfondimento del passato». Sarah fa riferimento all‘”ermeneutica di riforma nella continuità, che Benedetto XVI ha insegnato con tanta chiarezza”. E’ questa l’unica condizione dell’unità.

Pertanto per il cardinale Sarah, «coloro che annunciano con tanto clamore il cambiamento e la rottura sono falsi profeti. Essi non cercano il bene del gregge. Sono mercenari introdottosi con l’inganno nell’ovile».

Il terzo pilastro è l’amore verso Pietro. Gesù ha affidato la sua Chiesa a un uomo. Un uomo che lo ha tradito tre volte davanti a tutti. “Sappiamo che la barca della Chiesa non è affidata a un uomo in virtù di capacità fuori dal comune”. Tuttavia crediamo che quest’uomo, “godrà sempre dell’assistenza del pastore divino perchè possa conservare salda la regola della fede”. Ai pastori con tanti difetti e  imperfezioni secondo il cardinale non si risponde contestandoli:“non è disprezzandoli che costruirete l’unità della Chiesa. Non abbiate paura di esigere da loro la fede cattolica, i sacramenti della vita divina”. Ricordando sant’Agostino, Sarah, afferma che “quando celebra i sacramenti anche il più indegno dei sacerdoti rimane comunque lo strumento della grazia divina”. Ancora chiarisce: «se pensate che i vostri sacerdoti e i vostri vescovi non siano dei santi, allora siatelo voi per loro. Fate penitenza, digiunate per riparare le loro colpe e le loro pusillanimità. Solo così si può portare il fardello l’uno dell’altro».

Infine l’ultimo pilastro è quello della carità fraterna.

Il tanto odio e la tanta divisione, sfigurano la Chiesa. Pertanto il cardinale auspica che almeno tra noi credenti ritroviamo«[…] un po’ di carità. E’ ora di annunciare la fine del sospetto e della diffidenza! Per noi Cattolici è ora di intraprendere ‘un vero cammino di riconciliazione’». Sostanzialmente i cristiani devono fare come S.  Francesco: “Va’ e ripara la mia Chiesa!”.

Nella I parte il libro affronta il “declino spirituale e religioso”. Il mondo moderno ha paura dello sguardo di Cristo, si chiude e non si lascia guardare, farà la fine di Giuda, cadrà nella disperazione. «E’ impossibile credere da soli, come è impossibile nascere o generarsi da sé. La fede non è soltanto una decisione individuale assunta dal credente nella propria interiorità[…]Alcuni, oggi, vorrebbero ridurre la fede a un’esperienza soggettiva e privata. La fede, tuttavia, nasce sempre nella comunità della Chiesa[…]».

In un discorso ai sacerdoti, Benedetto XVI, affermava che “non c’è una maggioranza contro la maggioranza dei santi: la vera maggioranza sono i Santi nella Chiesa e ai Santi dobbiamo orientarci».

Il cardinale Sarah a questo proposito ci tiene a ribadire che la Chiesa non può essere trasformata sul modello delle democrazie moderne. Alcuni vorrebbero che il governo della Chiesa fosse affidato ad una maggioranza. «La Chiesa non è una democrazia nella quale alla fine è la maggioranza a prendere le decisioni. La Chiesa è il popolo dei santi». Comunque per quanto sforzi facciamo per migliorare la vita della Chiesa o della società, è sempre una piccola minoranza a trasformarla, sono i santi, uomini e donne che hanno trovato l’essenziale.«La terra rinasce e si rinnova grazie ai santi e al loro attaccamento indeffettibile a Dio e agli uomini che vogliono condurre alla salvezza eterna». Basta leggere la vita dei santi sociali torinesi come Giovanni Bosco o Giuseppe Cottolengo per capire quanto di vero c’è in quello che scrive monsignor Sarah.

Più avanti il cardinale ribadisce che le vere riforme nella Chiesa sono fatte dai santi. «Chi pretende di riformare la Chiesa come si riforma una società temporale, non solo fallisce nella sua impresa, ma finisce inesorabilmente per ritrovarsi al di fuori della Chiesa […] I vizi della Chiesa si riformano solo ricorrendo all’esempio delle sue virtù più eroiche. San Francesco non è forse inorridito meno di Lutero per la dissolutezza e la simonia dei sacerdoti[…]». Sappiamo poi come Francesco ha risollevato la Chiesa. Dunque la Chiesa non ha bisogno di riformatori, ma di santi, afferma Sarah.

Del resto «tutta la storia della Chiesa mostra che è sufficiente un solo santo per trasformare migliaia di anime». Pensiamo al santo Curato d’Ars, o a santa Teresa del Bambin Gesù. Pensiamo alla Chiesa primitiva, erano una minoranza, ma hanno trasformato il mondo. Attenzione scrive Sarah: «Cristo non ha mai promesso ai suoi fedeli che sarebbero diventati una maggioranza».

Comunque la questione fondamentale della crisi della Chiesa in Europa è la crisi della fede. A questo che dobbiamo una risposta,“tutte le altre riforme rimarranno inefficaci”, ribadiva Benedetto XVI. La perdita del senso della fede è la radice profonda della crisi della civiltà che stiamo vivendo. Il nostro tempo assomiglia molto ai primi secoli del cristianesimo, quando l’Impero Romano stava andando in frantumi. Con la perdita di Dio, tutto è perduto, l’uomo diventa barbaro e vagabondo, ignorando di essere figlio ed erede di un Padre che l’ha creato con amore.

Il cardinale chiarisce come deve essere il rapporto della Chiesa col mondo. I cristiani non devono fare solo missioni umanitarie. “Senza Cristo la carità è una pagliacciata”. Le organizzazioni caritative cattoliche non possono ridursi a delle ONG tra le tante. «Tutti i grandi santi che hanno servito i poveri hanno fondato il loro impegno caritativo sull’amore di Dio». Del resto lo ha detto anche papa Francesco, «possiamo camminare quanto vogliamo, noi possiamo edificare tante cose, ma se non confessiamo Gesù Cristo, la cosa non va. Diventeremo una ONG assistenziale, ma non la Chiesa, sposa del Signore […]».

Più avanti il cardinale polemizza con certe omelie dove non si insegna più la realtà della salvezza, la vita eterna, del peccato originale, dove non si prende in considerazione l’azione del demonio. Sostanzialmente non c’è più preoccupazione per l’al di là.

Legato alla crisi della fede, c’è quella del sacerdozio, espresso non solo per i gravi atti criminali della pedofilia. Il sacerdote non deve farsi prendere dal mondo, deve essere un uomo di Dio, di preghiera, soprattutto quella silenziosa davanti al tabernacolo, è qui che nascono i frutti meravigliosi del loro ministero pastorale. Il cardinale dà molti consigli ai sacerdoti, li invita ad unire la contemplazione con l’azione, a non disperdersi nell’esteriorità e nell’attivismo.

Monsignor Sarah, elenca alcune tentazione mondane da evitare. Seguire Cristo, significa rinunciare al mondo, ai suoi criteri e alla sua approvazione. I sacerdoti devono essere segno di contraddizione, temere la popolarità e il successo. Devono preoccuparsi quando hanno l’applauso.

I sacerdoti non devono avere una visione ragioneristica ed economicistica del sacerdozio. Non devono tanto preoccuparsi di sapere se sono apprezzati dai propri fedeli. Non devono essere troppo attivi; l’attivismo atrofizza l’anima. Occorre un po’ riflettere sulla scristianizzazione della società, è probabile che molte colpe sono dei sacerdoti. I laici si aspettano dai sacerdoti che dicano con chiarezza e fermezza la dottrina di Dio, non le loro opinioni. «Quando la fede del clero si affievolisce, si produce come un’ecclissi: il mondo sprofanda in oscure».

Il sacerdote non deve approfittare della propria autorità sul popolo di Dio per esporre idee personali. Sarah fa riferimento alle parole profetiche e allarmanti di Hans Urs von Balthasar, sulla confusione all’interno della Chiesa, la colpa è della predicazione di una « secolarizzante (nel cui novero va sempre incluso una gran numero di religiosi)».

I sacerdoti non devono assumere ruoli di assistenti sociali, dovrebbero rendere tutti i cristiani discepoli e missionari, pronti a morire per Cristo e il suo Vangelo. Devono vigilare affinchè la fede resti autentica, fedele, che non venga meno, che non venga né alterata né sclerotizzata. «Un sacerdote è un buon pastore. La sua priorità non deve essere quella di impegnarsi in favore della giustizia sociale, della democrazia, dell’ecologia o dei diritti dell’uomo. Queste deviazioni – per monsignor Sarah – fanno del sacerdote un esperto in ambiti molto lontani dall’identità sacerdotale voluta da Cristo».

Quando la vita catechetica è scarsa, al punto che i cristiani non conoscono più i fondamenti della propria fede, non c’è da meravigliarsi se l’evangelizzazione risulti insufficiente. Il cardinale insiste sulla formazione permanente dei credenti, è un’opera fondamentale. «Come si può nutrire i fedeli se questi non ascoltano altro che una piccola omelia di dieci minuti ogni settimana? Non è vero che le persone smettono di ascoltare : se la loro capacità di attenzione è così limitata, come possono stare ore e ore davanti alla televisione?».I

L’argomento sui sacerdoti viene dedicato all’importanza del celibato e al ruolo della donna nella Chiesa. Mentre gli ultimi due paragrafi sono dedicati alla crisi della Chiesa. Una Chiesa che assomigli a un partito, a un club o a una società di pensiero non serve. «La Chiesa genera interesse solo in quanto è la Chiesa di Cristo».

Il testo del cardinale Sarah cita spesso l’ottimo libro-intervista del cardinale Ratzinger fatto con Vittorio Messori, “Rapporto sulla fede”. Un riferimento indispensabile per comprendere molte cose che sono successe all’interno della Chiesa.

Quando si parla di crisi della Chiesa, è d’obbligo una premessa: la Chiesa in quanto Corpo mistico di Cristo, continua a essere “una, santa, cattolica, e apostolica”, l’insegnamento dottrinale e morale rimangono invariati, immutabili, certamente non è in crisi questa Chiesa, essa gode della promessa della vita eterna. Il problema siamo noi, che opponiamo resistenza, nella nostra vita concreta. E tuttavia oggi per il cardinale c’è una crisi del Magistero, ci sono vescovi e sacerdoti che sembrano contraddirsi, «ciascuno impone la propria opinione personale come fosse certezza. Ne risulta una situazione di confusione, di ambiguità e di apostasia. Un grande disorientamento, un profondo smarrimento e devastanti incertezze sono stati inoculati nell’animo di molti fedeli cristiani».

Nonostante tutto il Magistero rimane la garanzia di unità di fede nella Chiesa. «Purtroppo, alcuni tra coloro che dovrebbero trasmettere la verità divina con infinita precauzione non esitano a mescolarla con le opinioni alla moda, cioè con le ideologie del momento. Come riuscire a fare discernimento? Come trovare un cammino sicuro in mezzo a tale confusione?».

Il cardinale Sarah invita a stare attenti al vero progresso della fede e che non sia un cambiamento che trasformi la dottrina in un’altra. Nello stesso tempo supplica vescovi e sacerdoti a non affidarsi a commenti su internet, «non lasciamoci imporre il ritmo dai media, sempre pronti a parlare di cambiamenti, di capovolgimenti o di rivoluzioni. Il tempo della Chiesa è un tempo lungo. E’ il tempo della verità contemplata che dona i suoi frutti se lasciata tranquillamente germinare nel terreno della fede».

Anche per Sarah la crisi della Chiesa risale al Concilio Vaticano II. Il post-Concilio non si rivelò quello sperato. Jaques Maritain evoca «la febbre neo-modernista, molto contagiosa almeno nei circoli detti ‘intellettuali’, tale che il modernismo dei tempi di Pio X non appare al confronto che un modesto raffreddore da fieno […]».

Il cardinale elenca i vari errori commessi in quegli anni, il primo quello di affermare che il Vaticano II sia stato uno “strappo”, una frattura, rispetto al passato, abbandonando la Tradizione. «C’è invece una continuità che non permette né ritorni all’indietro né fughe in avanti; né nostalgie anacronistiche né impazienze ingiustificate». Per Sarah, «è all’oggi della chiesa che dobbiamo restare fedeli, non allo ieri o al domani: e questo oggi della Chiesa sono i documenti del Vaticano II nella loro autenticità. Senza riserve che li amputano. E senza arbitrii che li sfigurano».

Per Sarah il Magistero non potrà mai rompere con la Tradizione. Non siamo noi a costruire la Chiesa, ma Cristo, attraverso la sua parola e con l’Eucarestia. Monsignor Sarah, puntualizza che la struttura della Chiesa è gerarchica, monarchica, non possiamo accettare una sua visione orizzontalistica che conduce inevitabilmente al desiderio di conformare le sue strutture a quelle della società politiche. Nella Chiesa non si ubbidisce come in una società politica. L’obbedienza autentica cattolica è rivolta a Dio. Non ci si rivolge ai vescovi, al papa come a dei capi, a dei dirigenti.

Dopo la crisi della Chiesa il cardinale affronta quella dell’Occidente che sta attraversando una forma di depressione, di intorpidimento, di stanchezza spirituale. Oggi l’uomo occidentale è imprigionato in una tragica triade: torpore, livore e concitazione. C’è una diffusa mancanza di speranza, disprezzo per la fedeltà e per la fecondità.

In occidente la morte di Dio ha portato a rifiutare il sacro e gli uomini si affidano sempre più a pratiche magiche e pagane. Il cardinale fa riferimento alle continue profanazioni e violazione delle chiese, dei cimiteri, dei luoghi sacri. Nella II parte (“L’uomo svilito”) il testo affronta tutte le derive che riguardano l’uomo e la donna, per essere più chiari potremmo definirli “i frutti marci” del sessantotto. Si parla della “morte del padre”, di riscoprire la nozione di natura e della legge naturale. Poi si affronta l’ideologia del Gender, che mette in discussione la femminilità e la mascolinità, attribuendole a creazioni culturali della società. Viene descritto il processo di distruzione della famiglia, dove ormai il demonio fa di tutto per dividere. Il cardinale punta la sua attenzione sulla strumentalizzazione e mercificazione della donna, sul suo corpo svilito e calpestato. I gravi pericoli della pornografia, dell’aborto. Infatti in una società dove la donna uccide il proprio figlio è una società di barbari.

A questo proposito il cardinale cita la grande figura di Madre Teresa di Calcutta, che  ha messo in guardia contro il delitto dell’aborto. Del resto anche papa san Giovanni Paolo II, spesso parlava, denunciava l’Occidente che viveva nella cultura di morte. E poi l’eutanasia, ultimo disprezzo per la vita umana. La società occidentale per certi versi sta ritornando allo stato di società primitiva. E’ pertanto è urgente per il cardinale che la Chiesa reagisca a questa cultura di morte, creando delle “oasi di vita”.

Nella III parte (“Il crollo della verità, la decadenza morale e gli errori politici”) si affrontano i mali dell’Occidente, della vecchia Europa, la teoria del transumanesimo, l’utopia che mira a creare un uomo eterno, creando nuove forme di vita. Si accenna ai mali causate dalle ideologie assassine del Novecento. «Il nazismo, il fascismo e il comunismo hanno successori terribili», scrive Sarah, sono le nuove ideologie che negano la dignità dell’uomo come l’aborto, l’eutanasia, ma anche il fanatismo islamico. Il cardinale li chiama le utopie mortali del “mondo nuovo”.

L’Occidente non si ama più, è pronto al suicidio, c’è in atto un processo di autodistruzione. La nostra epoca per il cardinale, assomiglia molto alla caduta dell’Impero Romano. Il cardinale affronta tutti quei temi attuali, si passa dall’immigrazione, alla perdita della propria identità europea. Il grande potere dei Media. E poi la globalizzazione con i suoi frutti nefasti. Quindi si riflette sulla mancanza di democrazia proprio delle democrazie postmoderne, troviamo un’aspra critica del capitalismo con i suoi frutti perversi, soprattutto in Africa. Sarah da uomo africano punta il dito sulle nostre mancanze, sugli errori dell’Occidente. Nelle sue analisi, cita spesso il grande dissidente, l’ex prigioniero dei gulag e uomo di cultura Aleksandr Solzenicyn, un uomo profetico che va studiato.

L’ultima parte, la IV (“Ritrovare la speranza: la pratica delle virtù cristiane”). Il programma per risollevarsi c’è già: “è quello di sempre, raccolto dal Vangelo e dalla viva Tradizione”, afferma Giovanni Paolo II, nella lettera apostolica, Novo millennio ineunte. La Chiesa e quindi il cardinale nel suo libro, per venirne fuori, offre le quattro virtù: la prudenza, la temperanza, la fortezza, la giustizia.

 

Domenico Bonvegna

domenico_bonvegna@libero.it