Il cardinale Reinhard Marx: la rilettura profonda e provocatoria su quello che sta succedendo tra i cattolici tedeschi

di ANDREA FILLORAMO

Il cardinale Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco e Frisinga, ha chiesto a Papa Francesco di essere sollevato dall’incarico, con una lettera datata 21 maggio scorso. Egli, in essa, fra l’altro ha scritto: “In sostanza, per me si tratta di condividere la responsabilità per la catastrofe degli abusi sessuali da parte dei membri della Chiesa negli ultimi decenni”. Il porporato ha aggiunto che le inchieste sulla questione gli hanno costantemente mostrato i suoi “molti fallimenti personali “, “errori” e i “fallimenti istituzionali o sistemici”.

Il cardinale ha pure affermato: “Avverto la mia colpa e la corresponsabilità anche attraverso il silenzio, le omissioni e al troppo peso dato al prestigio dell’Istituzione. Soltanto dopo il 2002 e, successivamente, in modo più intenso dal 2010 sono emersi i responsabili degli abusi sessuali. Tuttavia, questo cambiamento di prospettiva non è ancora giunto al suo compimento. La trascuratezza e il disinteresse per le vittime è stata certamente la nostra più grande colpa in passato”.

Sono queste citate sicuramente parole che pesano come macigni sui preti pedofili e su quei vescovi che insabbiano i casi di pedofilia clericale non tenendo in conto del Motu proprio “Vos estis lux mundi,” che doveva dare dal 1giugno 2019 un secco STOP agli insabbiamenti da parte delle gerarchie ecclesiastiche, accusate in tutto il mondo di aver insabbiato sistematicamente i casi.

È questo, davvero, un quadro inquietante, che un certo episcopato cerca di non far conoscere per quel che veramente è: un fenomeno, cioè, a larghissima scala, non però generalizzabile, in cui tanti preti di tutte le età si “sollazzano” con bambini e ragazzi.

Rara è diventata l’iniziativa, impossibile in Italia, del  vescovo Georg Bätzing di Limburg  presidente della Conferenza Episcopale, che  ha iniziato a pubblicare – i nomi dei vescovi, dei vicari generali e dei  responsabili diocesani che, negli anni passati, hanno insabbiato le cause dei preti pedofili, e hanno contribuito ai trasferimenti dei parroci abusatori in altre parrocchie o in altre zone della Germania, rendendo in questo modo ancora più traumatica l’esperienza delle vittime degli abusi: una strategia, a suo parere, necessaria per fare riacquistare alla gente fiducia nella Chiesa.

Il Cardinale Marx, dal 12 marzo 2014  all’11 febbraio 2020 presidente della Conferenza episcopale tedesca, perciò, parlando di fallimenti personali, si riferiva agli ostacoli avuti nella lotta alla pedofilia clericale tedesca e nel contempo alla lotta ai preti pedofili, intrapresa da Papa Francesco, che egli ritiene anch’essa insufficiente o addirittura fallimentare.

Non è sicuramente sfuggito, infatti, al cardinale, come non sfugge più a nessuno che gli scandali sessuali nella chiesa e non solo quelli della pedofilia, si allargano sempre di più e nulla o poco si fa per arrestare questo vergognoso fiume in piena che rischia di travolgere la millenaria Chiesa di Roma.

Diciamolo con chiarezza: da alcuni decenni si è aperto nella Chiesa Cattolica, ma ancora non del tutto, quel vaso di Pandora che consente di guardare dentro il paravento dell’ipocrisia e della sessuofobia, che poggia su una distorta dottrina della sessualità professata da preti, vescovi o cardinali, alla quale forse essi stessi non hanno mai creduto, in quanto sanno che antropologicamente e soggettivamente molto spesso non è affatto applicabile. Essa si accompagna ad una castità di facciata, che tollera, però, come risulta anche dalla storia del passato, persino la pedofilia sia quella d’abitudine sia quella occasionale, ambedue di facile ripiego per la debolezza delle vittime. Essa è sempre tenuta ben nascosta, anche per il “troppo peso dato al prestigio dell’Istituzione”, come afferma il cardinale e impunemente, quindi, praticata.

A questo assurdo concetto di sessualità non crede Papa Francesco, che sa bene cosa avviene all’interno della Chiesa, nei conventi, nei seminari, nelle parrocchie, negli episcopi e, persino, nei Sacri Palazzi.

Per sapere cosa veramente pensa su questo argomento il Papa, infatti, basta leggere: “TerraFutura, dialoghi con papa Francesco”, edito da Giunti, dove leggiamo: Il piacere arriva direttamente da Dio, non è cattolico né cristiano né altro, semplicemente è divino”. “Il piacere di mangiare è lì per mantenerti in salute, proprio come il piacere sessuale c’è per rendere più bello l’amore”. Non c’è posto per una moralità troppo zelante che neghi il piacere“. Per Papa Francesco, è l’ora, dunque, di fare i conti con i “rigidismi” di una morale sessuale che ha demonizzato il piacere: “niente tabù. È un dono di Dio, un dono che il Signore ci dà”, ha intimato il pontefice e, la fobia della sessualità, può diventare un ricordo lontano.

Sia chiaro: Bergoglio non vuole sposare la morale sessuale della società contemporanea, ma cerca di allontanare gli spettri di un’omologazione (quella tra sessualità e peccato) che non ha senso d’esistere, ma che è presente in tutti i tomi della morale cattolica dai quali attingono a piene mani le scuole teologiche.

A questa omologazione, infatti, generazioni di preti nei seminari, nelle scuole teologiche, legate alla morale di Sant’Alfonso Maria De’ Liguori, purtroppo, sono stati educati, e non si sono resi conto che hanno corso il rischio e ancora lo colgono di cadere vittime della “fobia sessuale” che significa non solo non svolgere attività erotiche, ma anche incapacità di costruire delle relazioni solide con l’altro sesso, necessarie per lo svolgimento tranquillo del ministero. È però da specificare che spesso il prete che soffre di queste fobie sessuali non ne è totalmente consapevole e attribuisce a sé stesso il merito di controllare i propri istinti. In effetti, non è semplice accettare che si tratti di un vero e proprio problema, ma prima lo si riconosce, meglio è.

Questa omologazione, inoltre, molti preti, nelle parrocchie, nelle scuole o nei confessionali hanno cercato di trasmetterla ai giovani e persino ai bambini nel catechismo e non hanno capito che i ragazzi sono refrattari a quelle imposizioni che ritengono ingiustificate, irrazionali e innaturali.

Certamente il cammino che resta da svolgere alla Chiesa di un cambiamento di rotta della dottrina della sessualità è molto lungo, non facile, ma è appunto su questo cammino che si gioca il suo futuro.

Non sappiamo cosa succederà nel prossimo Sinodo biennale della Chiesa della Germania, alla quale parteciperà anche il Cardinale Marx, che ha come oggetto di ricerca particolarmente una nuova visione della sessualità.

Non sappiamo come verrà tradotta in provvedimenti concreti la massiccia “modernizzazione” della Chiesa. Non sappiamo se aprirà, come detto, il sacerdozio alle donne. il matrimonio alle persone same-sex; se rivedrà in senso facoltativo la disciplina del celibato.

Sarà sicuramente questo un passo in avanti nel superamento delle barriere sessuofobiche costruite da secoli nella Chiesa o verrà compromessa ed è ciò che, in ogni caso bisogna evitare, la sua unità? Non lo sappiamo

Sarebbe veramente assurdo che per alcune questioni non facilmente riferibili al messaggio di Cristo: celibato dei preti, identità di genere, collegabili con un vecchio concetto di sessualità, si debba distruggere quanto a fatica gli ultimi pontefici hanno cercato di costruire, cioè una casa comune per tutti i cristiani.

Abbiamo, però, la certezza che, proprio in Germania si scontreranno il tradizionalismo moralistico di una Chiesa in declino e la visione di una Chiesa aperta alla modernità.