IL BORDERLINE SI CURA “PRIMA”

Il Disturbo Borderline di Personalità colpisce fino a 3 persone su 100 e i pazienti sembrano in grande aumento e in fasce di età sempre più precoci. Come per qualsiasi disturbo, è fondamentale la tempestività di diagnosi e trattamento che debbono avvenire ben prima dei 18 anni d’età, come invece era consuetudine fare in passato. «Interventi precoci, psicoterapici e/o psicoeducativi possono essere utili per evitare che certi quadri diventino patologici e cronici» spiega Roberta Rossi, psicoterapeuta e responsabile dell’unità di ricerca Psichiatria dell’IRCCS Fatebenefratelli di Brescia che lavora da anni sul problema.

 

E’ questo il tema del convegno internazionale sul DBP in adolescenza che si terrà a Brescia presso il centro Paolo VI il 3 giugno e che riunisce alcuni studiosi della  Global Allience for Prevention and Early Intervention for BPD nell’ambito della IV giornata bresciana sul disturbo borderline, promossa dall’IRCCS Centro San Giovanni di Dio di Brescia e dalla National Education Alliance Personality Disorder (NEA BPD). I lavori saranno aperti dalla Prof. Perry Hoffman, fondatrice e presidente di NEA-BPD, da anni impegnata nell’adattamento e implementazione di interventi che includano i familiari dei pazienti con DBP nei percorsi di cura. La lettura magistrale sarà tenuta dalla Prof. Carla Sharp, presidente GAP e massima esperta di disturbo borderline in infanzia e adolescenza.

 

Nelle giornate di sabato 1 e domenica 2 Giugno si terrà il quarto Training Italiano Family Connection condotto dalla dottoressa Maria Elena Ridolfi, presidente di NEA-BPD Italia, e dalla dottoressa Rossi e che vedrà la partecipazione della Prof. Perry Hoffman. «Family Connections®, che è diventato parte dei trattamenti proposti dall’IRCCS di Brescia, è un programma che fornisce formazione e supporto a familiari che sono in relazione con persone che hanno un disturbo borderline di personalità. Offre informazioni aggiornate sul funzionamento dei pazienti con DBP e delle famiglie, formazione sulle strategie individuali di coping, supporto per la creazione di gruppi all’interno della famiglia. Questo tema è molto caro al nostro Istituto che da sempre è sostenitore di una tradizione psichiatrica che vede le famiglie come parte attiva nel percorso terapeutico, nel solco dell’Ospitalità ideata e promossa da San Giovanni di Dio» commenta Rossi.