HONG KONG COME TIENANMEN?

E’ difficile non pensare a piazza Tienanmen quando i Tg ci mostrano la repressione della polizia cinese contro i manifestanti di Hong Kong. Tra l’altro ogni anno, nell’ex colonia britannica si tiene il 4 giugno una grande marcia per commemorare le vittime, gli studenti di piazza Tienanmen a Pechino, massacrati in una sola notte tra il 3 e il 4 giugno del 1989. Ancora oggi non si conosce la cifra precisa dei caduti sotto i tank dell’esercito cinese.

 

E ora a distanza di trent’anni da quel tragico evento non poteva che nascere proprio qui la rivolta contro il regime capitalcomunista di Pechino. «Le manifestazioni sono iniziate il 9 giugno scorso con la richiesta di cancellare la legge sull’estradizione verso la Cina, che metterebbe in pericolo lo stato di diritto che vige ad Hong Kong. Nel tentativo di domare le dimostrazioni – sempre più oceaniche – la polizia ha usato proiettili di gomma, bastoni, gas lacrimogeni ed è sospettata di essere in combutta con la mafia cinese in pestaggi contro i giovani dimostranti». Infatti, «Molta gente pensa che questa legge distruggerebbe il territorio come ‘porto sicuro’ per i fuggitivi dalla dittatura cinese» (Paul Wang, Studenti di Hong Kong per uno sciopero ad oltranza. Una donna colpita ad un occhio dalla polizia 12.8.19, Asianews).

Quest’anno il 4 giugno scorso al Victoria Park, è stato proiettato un video con la testimonianza di Zhang Xianling, una delle Madri di Tienanmen, insieme ad alcuni parenti degli studenti uccisi nel massacro.

Ogni anno per l’anniversario, Asianews, forse l’unico giornale cattolico, ricorda le vittime di Tienanmen. Nell’editoriale di quest’anno il direttore, padre Bernardo Cervellera, scrive a proposito del massacro del 1989: «ha ragione il generale Wei Fenghe, ministro cinese della Difesa, quando dice che ‘grazie’ al massacro di Tienanmen,’gli ultimi 30 anni hanno dimostrato che la Cina ha subito importanti cambiamenti’, e grazie a quella sanguinosa azione del governo ‘il Paese ha goduto di stabilità e sviluppo’». Pertanto secondo Cervellera, «la Cina di oggi è infatti eredità di quanto è successo a Tienanmen, quando nella notte fra il 3 e il 4 giugno i carri armati e l’esercito di liberazione del popolo hanno falciato fra i 300 e i 2mila giovani, colpevoli di chiedere ai loro capi qualche riforma politica verso la democrazia e minore corruzione […] Molti di loro hanno giurato di voler morire per la loro patria […] uccisi dal loro stesso esercito; condannati a morte da coloro che si spacciavano come salvatori della Cina[…]».

Ritornando alle manifestazioni di questi giorni, dopo i recenti casi di brutalità della polizia nei confronti dei manifestanti e le manovre dell’esercito cinese pronto a intervenire, si teme che possa ripetersi il tragico spargimento di sangue di tre decenni fa. Ma «i governanti della Cina sanno che una mossa del genere sarebbe una catastrofe per quella Cina che tenta di cancellare nella memoria quello che accadde in Piazza Tienanmen 30 anni fa, ma che non potrebbe mai fare oggi, con tutti i mezzi di comunicazione centuplicati e il mondo che sta a guardare». (Aurelio Porfirio, Hong Kong, la Cina di fronte al dilemma Tienanmen, 13.8.19, Lanuovabq)

Intanto l’aeroporto di Hong Kong rimane occupato dai manifestanti e la polizia sembra perdere il controllo della situazione. Per i manifestanti la polizia è “completamente fuori controllo” e ha “perso umanità”. La donna colpita da un proiettile rischia di perdere un occhio. Alle domande dei giornalisti, il portavoce della polizia è sembrato in forte imbarazzo. Soprattutto sulla strategia attuata della polizia di infiltrarsi tra i manifestanti per catturare i più violenti. Ma come si fa ad  «assicurare che invece gli agenti infiltrati non agissero da provocatori in modo da non poter poi scatenare una repressione ancora più violenta?». Attualmente vie di uscite ce ne sono poche, come allora. Intanto il capo dell’esecutivo di Hong Kong,Carrie Lam Cheng Yuet-ngor  mette in guardia i dimostranti. Il mondo sta a guardare, nessuno intende intervenire per non disturbare il colosso cinese.                                                                                    

 

Domenico Bonvegna

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