Gli appunti del Papa Emerito Benedetto XVI

Quelli che Ratzinger ha voluto presentare come semplici appunti sulla pedofilia, non sono privi di considerazioni teologiche e di riferimenti personali scritti da un uomo di 92 anni, che, non è riuscito da cardinale e da papa, né riesce adesso da emerito, a liberarsi dall’ossessione data da pensieri richiamati costantemente alla sua coscienza relativi alla   rivoluzione sessuale del ‘68, fenomeno che, a suo parere, ha provocato la “dissoluzione del concetto cristiano di moralità”.

 

di ANDREA FILLORAMO

Ancora a proposito degli appunti del Papa Emerito Benedetto XVI.

Quelli che Ratzinger ha voluto presentare come semplici appunti sulla pedofilia, non sono privi di considerazioni teologiche e di riferimenti personali scritti da un uomo di 92 anni, che, non è riuscito da cardinale e da papa, né riesce adesso da emerito, a liberarsi dall’ossessione data da pensieri richiamati costantemente alla sua coscienza relativi alla   rivoluzione sessuale del ‘68, fenomeno che, a suo parere, ha provocato la “dissoluzione del concetto cristiano di moralità”.

Le conseguenze di questa convinzione lo costringerebbero a venir meno all’impegno al silenzio preso sei anni or sono quando si era dimesso e aveva promesso, di “restare nel recinto di S. Pietro”.

Tale convinzione che mai, a dire il vero, aveva del tutto nascosto nei suoi numerosi scritti, nei suoi discorsi e nel suo agire, appare come un delirio di un teologo, che manifesta il suo personale disagio nel vedere una chiesa e una società ben diverse da come le ha sempre personalmente immaginato.

Si tratta di immagini errate della realtà che non possono essere corrette né dalla critica, né dall’esperienza, in quanto le decisioni e i comportamenti che egli ha sempre adottati ed adotta sono serviti ad autoconfermare tale modello di pensiero costruito sul suo personale trauma del 68, questo per lui immenso “mostro” social-culturale, sul quale ha concentrato tragicamente e concentra  ogni disvalore, tant’è che ad un certo punto, dovendo, come si era ripromesso, individuare la causa della pedofilia giunge ad affermare: “parte della fisionomia della rivoluzione del ’68 è stata che la pedofilia  è stata diagnosticata come ammessa e appropriata”.  Proprio allora, aggiunge l’ex Papa, cioè nel 1968iniziò il collasso spirituale della teologia morale, con la pedofilia che diviene permessa e conveniente”.  Questo processo è proseguito anche negli anni ’70 e ’80, con la pedofilia che diventa una vera e propria “questione scottante”.

Chiunque comprende che con queste considerazioni, con le quali difficilmente il papa emerito vuole costruire una tesi, si vogliono dimostrare delle verità servendosi del solo ragionamento, senza avere il conforto dell’esperienza. Cercare di giustificare la pedofilia dei preti, cercandone la radice storica nel sessantotto è perciò sicuramente un’operazione assurda e arbitraria e, in una certa misura ridicola, se non fosse gravida di conseguenze, dovute al fatto che in modo surrettizio, tenda a giustificare la “copertura” per tanto tempo data.

Chi ha vissuto in quegli anni e negli anni che l’hanno preceduto lo sanno, Nel 68 si cercò di togliere alla sessualità qualsiasi copertura ideologica mistificante, che la Chiesa aveva fatta sua, di superare ogni forma di sessuofobia, di considerare la sessualità l’unica fonte di peccato, di iniziare a gettare le basi per una educazione sessuale scientifica. Fu questo un obiettivo del movimento femminile di quegli anni, che la moderna pedagogia ha fatto proprio.

 Il ’68 non diede nessuna stura alla pedofilia, che è vecchia come vecchio è il mondo, né tanto meno invitò al “sollazzo pedofilo e omosessuale” i seminaristi. Se qualche caso o alcuni casi di pedofilia in quegli anni c’è stato, ben più numerosi sicuramente sono stati quando Ratzinger era un giovane seminarista, nei seminari tedeschi, ai quali negli “Appunti” il Papa emerito fa riferimento.

La rivoluzione sessuale del 68 non ha nulla a che spartire, inoltre, con la diffusione della pornografia. L’Emerito, di contro afferma che “I film sessuali e pornografici divennero allora un evento comune, al punto che furono proiettati nei cinegiornali”. Il Papa emerito dimentica che il “godimento dei sensi” e la “lussuria sfrenata in molti episodi di perversioni degli ecclesiastici, compresi i pontefici”, si possono vedere esaltati nella letteratura erotica ecclesiastica, che anticipano anche di secoli film e giornali.

Non si può descrivere il movimento del sessantotto come un’orgia collettiva, credo che finora non l’abbia fatto nessuno, tranne Ratzinger.

Il Papa emerito non accetta che possa esserci una morale laica, molto più rigida di quella cattolica, che celebra però il trionfo della libertà dell’uomo; eppure conosce bene e ha letto forse più volte nella sua stessa lingua, il tedesco, la critica della Ragion Pratica di Immanuel Kant.

Tuttavia negli Appunti scrive: “Tra le libertà per le quali la Rivoluzione del 1968 cercò di lottare c’era questa libertà sessuale totale, che non concedeva più alcuna norma” e aggiunge dimostrando un’area scandalizzata di fronte alla nudità umana: “ricordo anche di essere arrivato in città il Venerdì Santo nel 1970 e di aver visto tutti i cartelloni affissi con un grande manifesto di due persone completamente nude in un abbraccio ravvicinato”.

Lo dico a voce molto bassa: da allora sono passati quasi cinquanta anni ma quell’abbraccio ravvicinato Ratzinger non l’ha ancora dimenticato, traendolo, non si sa se dal suo conscio o dal suo inconscio o subconscio.

Il sessantotto è accusato da Ratzinger di avere provocato anche la riduzione delle vocazioni e di aver permesso di offrire ai seminaristi una “mala educazione”.  Egli scrive: “Per i giovani della Chiesa, ma non solo per loro, questo è stato per molti aspetti un momento molto difficile. Mi sono sempre chiesto come i giovani in questa situazione potessero avvicinarsi al sacerdozio e accettarlo, con tutte le sue ramificazioni. Il crollo estensivo della successiva generazione di sacerdoti in quegli anni e l’altissimo numero di laicizzazioni furono una conseguenza di tutti questi sviluppi. (…………) “In vari seminari sono state costituite cricche omosessuali, che hanno agito più o meno apertamente e hanno cambiato significativamente il clima dei seminari”. (…………) “Un vescovo, che in precedenza era stato rettore del seminario, aveva fatto in modo che ai seminaristi fossero proiettati film pornografici, presumibilmente con l’intenzione di renderli così resistenti a comportamenti contrari alla fede”

l testo racconta episodi particolari degli anni 60 in Germania, che crearono grande disagio a Ratzinger, che lo portarono in modo sbrigativo a soffrire la “Rivoluzione del ‘68” e che furono alla base a quanto si sa e si capisce, del suo passaggio da teologo d’avanguardia a teologo schierato, da allora in poi e fino ad oggi, su posizioni più che tradizionaliste.

Egli fa un’analisi caricaturale e inaccettabile (o, come minimo, superficiale) di quei fermenti, dimenticando che nei seminari allora c’erano anche molti giovani che con impegno avevano intrapreso con successo quella via crucis sessuale data da un concetto errato di sessualità che, purtroppo, ancora il papa emerito propone e che il 68 cercava di superare.

E’ cosa certa: mentre in tutto il mondo si commentano gli appunti di Ratzinger Papa Francesco riposiziona la Chiesa nel servizio, nel baciare i piedi o le scarpe di autorità dalle quali dipende la pace nel Sud del Sudan.  Si tratta  di un gesto evangelico di non facile comprensione.  Senza l’umiltà nessun Dio sarebbe morto per l’uomo associandolo alla sua risurrezione. Il papa spinge l’intera chiesa a imitare nel nostro tempo Francesco, il poverello di Assisi di cui non a caso o per vanità ha preso il nome. La strada di Francesco è la strada della Chiesa per riuscire a interloquire con la presente umanità.