Diocesi di Messina: Vi sono momenti nella vita in cui tacere diventa una colpa e parlare diventa un obbligo

di ANDREA FILLORAMO

 Vi sono momenti nella vita in cui tacere diventa una colpa e parlare diventa un obbligo, un dovere civile, una sfida morale, un imperativo categorico al quale non ci si può sottrarre”…

Questa espressione di Oriana Fallaci estrapolata dal suo “La rabbia e l’orgoglio” sottolinea l’impossibilità di mantenere il silenzio come unica soluzione per lenire la rabbia di fronte a chi semina odio e rancore.

Questo  è stato  il mio pensiero immediato relativo al prete messinese, don F. M. nel momento in cui, emulando Girolamo Savonarola o don Minutella, palermitano, recentemente scomunicato dalla Chiesa, dal quale però è molto distante per le capacità intellettive e per la preparazione teologica, scrive su facebook post oltraggiosi nei confronti del suo arcivescovo, del suo ausiliare, senza che essi intervengano non per censurarlo o per tentare di limitare la sua libertà di scrivere e parlare, ma almeno, per invitarlo a una cautela di chi, anche per la fede di cui dice di essere testimone, e per il ministero che esercita che discende direttamente dal vescovo della diocesi in cui è incardinato,  dovrebbe averla e per non arrecare scandalo nella moltitudine dei fedeli,

Ritengo intollerabile che egli in modo arrogante e senza alcun rispetto scriva: “Vergognatevi Vescovi di Messina. Anche se la Diocesi ha un solo Vescovo, voi che camminate e vi firmate insieme come Cricco e Crocco, dovete vergognarvi. Sarebbe ora che facciate le valigie e che andiate via. La Chiesa di Messina con voi due non sta camminando o se qualche prete opera è solo a livello personale. Ora la Chiesa non è di questo o quel prete, di questo o di quel vescovo: la chiesa diocesana è di tutti e per tutti” (…) “Non parlo di te, ausiliare, divenuto l’uomo di rappresentanza: ma ricordati che sei stato insignito del carisma vescovile non per questo ma per fare tuoi i dettami conciliari. Più di una volta vi ho invitato a mettere in pratica i consigli di papa Francesco: ma voi dormite o siete assenti con l’animo quando lui parla”.

Non intendo entrare nel “santuario” della coscienza di questo prete anziano e ammalato che grida al vento la sua ribellione che nasce probabilmente dalla sua paranoia, dal suo esistere, che lo fa ripiegare su se stesso, rimuginare sulle preoccupazioni più pervasive e non riesce a mettersi in sintonia con la realtà.

Diciamolo con chiarezza: Avere il controllo della propria vita è importante perché ci si sente felici nella misura in cui si percepisce di essere padroni di se stessi, delle proprie scelte e del proprio destino. Viceversa, ci si sente infelici quando si ha la percezione di essere schiacciati da situazioni o forze esterne ed imprevedibili.

Non stupisce allora che le persone che soffrono di stress, ansia, tensioni e malattie psicosomatiche siano anche quelle che si lasciano dominare da influenze esterne.

Si tratta di un principio riconosciuto in psicologia, noto come Locus of Control. Insomma, sentirsi fuori controllo o non in controllo di una parte importante della propria vita è senza dubbio fonte di malessere, che può essere curato nella misura in cui il soggetto si rende o è opportunamente aiutato a rendersi consapevole: operazione difficile e in qualche caso impossibile.