Consegnare le pagelle con la scorta? Basterebbe intervenire con durezza

Le aggressioni verso gli insegnanti e i dirigenti scolastici non si contano più: in questi giorni di fine anno, con l’esposizione dei giudizi finali, derivanti dagli scrutini, l’ira dei genitori per le bocciature dei figli si sta riversando in misura crescente sui pubblici ufficiali che operano nella scuola.

 

 

L’apice della violenza gratuita si è toccato a Roma, dove due giorni fa all’istituto superiore Di Vittorio Lattanzio prima il preside e poi un docente sono stati aggrediti dai genitori di uno studente non ammesso all’anno. “Era una furia. L’ho visto caricare un pugno diretto al preside e d’istinto mi sono messo in mezzo, per prenderlo io. Poi mi ha messo le mani al collo e sono finito in ospedale”, ha raccontato il giovane professore originario di Aversa colpito dal padre dell’alunno e finito all’ospedale dove gli sono stati diagnosticati otto giorni di prognosi. Raccontando l’accaduto, il prof ha anche detto che di questo passo servirà consegnare le pagelle ai genitori “con la scorta”.

 

Sugli episodi deprecabili che si stanno ripetendo nelle scuole si è espresso anche il neo Ministro dell’Istruzione Marco Bussetti, ricordando che “le aggressioni nei confronti dei docenti, del personale della scuola tutto, sono atti da condannare sempre duramente. Non posso che essere vicino a chi le riceve. Credo sia un’esperienza devastante. Per chi la subisce e per chi assiste a questi atti che avvengono all’interno di un luogo che è di formazione ed educazione”.

“Davanti a tutto questo – ha aggiunto il Ministro – vogliamo reagire e lavorare per ricreare un clima di serenità, per mettere la scuola in condizione di concentrarsi maggiormente sulla gestione del rapporto con le famiglie, di adottare metodi di recupero”.

 

L’Anief si vuole soffermare su quest’ultima volontà espressa dal Ministro dell’Istruzione, ricordando che da tempo nelle scuole esiste un accordo scuola-famiglie, denominato “patto di corresponsabilità”, che entrambi le parti sono tenute a rispettare, in funzione del successo formativo degli studenti. Laddove questo non avviene, è ovvio che occorra intervenire. Venendo meno al “contratto” sottoscritto in sede di iscrizione dei figli, si rompe qualcosa nel rapporto e bisogna assolutamente prendere provvedimenti adeguati, sempre rapportati alla gravità dell’infrazione.

 

“Soprassedere, rimandare o, peggio ancora, minimizzare, ci ha portati ad un progressivo decadimento del ruolo dell’istituzione scolastica, dei docenti e dei dirigenti – ricorda Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e  Udir – perché parallelamente alle aggressioni dei genitori verso gli operatori della scuola, stanno crescendo anche gli episodi di bullismo, che hanno come protagonisti negativi degli studenti che si possono scagliare sia contro i compagni di classe, sconfinando in certi casi addirittura nel reato di stalking, sia contro i docenti, i dirigenti e il personale scolastico”.

 

“Quello che non è forse ancora pubblicamente chiaro è che si tratta di veri e propri crimini – continua Pacifico – che la legge persegue, come ribadito di recente dalla Corte di Cassazione. Colpire al volto un insegnante, farlo cadere, costringerlo alle cure dell’ospedale, sono episodi intollerabili, che vanno sempre denunciati alla polizia giudiziaria. La quale provvederà, di volta in volta, a verificare la sussistenza delle accuse e se vi sono dei profili penali da percorrere. Quello della tolleranza zero, quando si producono dei reati, anche a scuola, è un punto fermo, su cui non si transige. Parallelamente, le scuole avranno anche l’onere di portare avanti dei progetti, finanziati dal Miur, che divulghino il senso civico, rivolti sia agli alunni che alle loro famiglie. Ricordando loro anche che chi si macchia di certi comportamenti illeciti va incontro a delle conseguenze penali non indifferenti”.

 

Il sindacato ricorda, infine, che a contribuire allo scadimento sociale del ruolo del docente ha collaborato non poco il suo trattamento economico sempre peggiore, con gli stipendi ritoccati ogni dieci anni con aumenti-mancia e ormai anche surclassati dall’inflazione. Remunerando un docente meno di un impiegato, si manda un messaggio negativo ai cittadini, una parte dei quali arrivano a rapportarsi nei suoi confronti senza un minimo di rispetto. Solo qualche giorno fa, Papa Francesco si è rivolto a centinaia di bambini dicendo loro di non dimenticarsi mai dei maestri e della scuola, perché sono le radici della cultura.

 

Del fenomeno della violenza gratuita contro i docenti, il 20 maggio scorso, si sono interessati i sindacati Anief e Udir, organizzando una giornata di discussione sugli atti di violenza a danno degli operatori della scuola: durante i lavori, esperti, rappresentanti dei lavoratori, delle famiglie, dei discenti nonché dei dirigenti scolastici, si sono tutti trovati d’accordo su un punto: l’escalation di violenza si deve anche e soprattutto allo scadimento dell’autorevolezza della figura del maestro e dell’insegnante agli occhi delle famiglie e della pubblica cittadinanza.