CASO FORBES. SE SEI CRISTIANA E’ MEGLIO NASCONDERLO

Siamo in Scozia, la premier Nicola Sturgeon appartenente al Partito Nazionale scozzese si è dimessa perché ha fallito la sua missione: Londra ha bocciato le leggi gender e il referendum per l’indipendenza. Coccolata dalla stampa internazionale, ha fatto della Scozia un laboratorio progressista: matrimoni per “tutte le coppie”, eutanasia, aborto libero. E ha provato, senza riuscirci, a imporre una legge sperimentale sull’auto-identificazione del sesso, senza consulto medico o dei genitori.

Ora i candidati del Partito nazionale alla sua successione saranno tre (Snp, nell’acronimo inglese): il vincitore sarà nominato primo ministro al posto della dimissionaria Nicola Sturgeon. I tre candidati sono il segretario scozzese alla Sanità, Humza Yousaf; la segretaria alle Finanze, Kate Forbes, e l’ex ministro per la Sicurezza delle comunità Ash Regan.

In particolare sta suscitando forti polemiche e contestazioni la candidatura di Kate Forbes che dovrebbe essere la favorita alla successione di Sturgeon. Lo scontro non verte su programmi politici o ricette economiche, ma sui valori etici e religiosi. A farne le spese per ora è stata Kate Forbes, la 32enne ministra delle Finanze del governo di Edimburgo che, al momento di dichiarare la sua candidatura alla leadership, era stata indicata come la chiara favorita. Secondo Luigi Ippolito sul Corriere della Sera del 24.2.23, “la sua corsa è implosa quando sono emerse le sue vedute ispirate alla fede cristiana: lei è infatti parte della Libera Chiesa di Scozia, una confessione evangelica di stretta osservanza”.

Pertanto, Kate non ha fatto mistero della sua contrarietà alle nozze omosessuali (che in Scozia sono state introdotte nel 2014), oltre che ad avere figli fuori dal matrimonio, e si è mostrata dubbiosa anche sull’aborto. Apriti cielo: i pezzi grossi del partito nazionalista al potere, che inizialmente si erano schierati al suo fianco, hanno ritirato il loro appoggio. E c’è chi l’ha definita sommariamente «una bigotta di destra».

La Forbes ha replicato alle critiche dicendo che quelle erano le sue opinioni personali e che non avrebbero influito sulla sua azione di governo, dunque non avrebbe in alcun modo provato a fare marcia indietro sulle nozze gay: addirittura, si è paragonata ad Angela Merkel, che pur essendo contraria ai matrimoni omosessuali, ne accettò l’introduzione in Germania.

“Ma in realtà c’è chi ha fatto notare, come il commentatore politico del Financial Times Stephen Bush, che le opinioni e i valori di un leader contano, perché sono quelli che formano le sue scelte politiche: e dunque un partito di sinistra come quello nazionalista scozzese, che propugna posizioni socialmente liberali, ha tutto il diritto di rigettare chi si colloca su un versante diverso. […]”. Sarebbe interessante capire come fa la Forbes a militare in un partito di sinistra. Lei che ha quei valori e principi etici. Effettivamente viviamo in un mondo confuso e il nostro Occidente sta morendo nella confusione. Non puoi dire che questi tuoi principi non incidono sulla politica. Sostenere la famiglia naturale tra un uomo e una donna è un fattore sociale, non solo personale. Questa è una verità che credono la maggior parte delle persone nella storia dell’umanità, ha scritto Luca Volontè su Lanuovabussola. Tuttavia pare che nonostante queste sue dichiarazioni la Forbes, era e rimane in vantaggio sui concorrenti, anche dopo le sue dichiarazioni.

Certo per l’establishment, le lobby Lgbt e i mass media la Forbes è diventata la nemica da abbattere. Tuttavia, c’è un sondaggio che la dà ancora in vantaggio rispetto agli altri due candidati. Naturalmente la Forbes, è difesa a spada tratta in questi giorni sia dalla Chiesa cattolica scozzese sia dalla “Free Church of Scotland”, si dice assolutamente certa che sia “possibile essere una persona di fede e difendere i diritti degli altri”. “Le polemiche feroci sulla morale cristiana della Forbes sono la conseguenza della grottesca discriminazione di qualunque testimonianza della cultura cristiana, una cultura inaccettabile per la società il-liberale contemporanea. Non a caso, nella Scozia che è stata stravolta da Nicola Sturgeon per un ventennio, si registra un sistematico sradicamento della religione in generale e della fede cristiana in particolare (nel 2011 il 53% delle persone in Scozia si identificava come cristiano, mentre nel 2022 tale percentuale sarebbe scesa al 33%)”. (Luca Volontè, Il Dopo-Sturgeon. Scozia: attacchi alla cristiana Forbes, avanti nei sondaggi, 25.2.23, lanuovabq.it)

In pratica essere cristiani sta diventando un fattore discriminante, non solo in politica, ma anche a livello professionale. Se siete cristiani è meglio che state zitti, se volete fare carriera. E’ questa la mentalità imposta dal politicamente corretto, dal pensiero unico oggi dominante nel mondo occidentale. Questo modello discriminatorio dovrebbe far scattare l’allarme sul grado di libertà e di democrazia oggi presente nelle nostre società.

“Di fatto si  stabilisce che i politici debbano dimostrare di non avere convinzioni cristiane e/o di sapervi abiurare prima di poter ricoprire un’alta carica pubblica e, talvolta, poter sedere in parlamento. Lo stiamo vedendo col trattamento riservato sinora a Kate Forbes, ma sin dai tempi del “caso Buttiglione” nel 2004, sono ad oggi molti gli esempi e i fatti che provano la progressiva marginalizzazione e discriminazione dei cristiani”. Volontè cita il caso della signora Ash Regan, altra candidata, che si è dovuta dimettere dalla carica di ministro per ragioni di coscienza, la prima volta che questo avviene nella storia del governo scozzese: lo ha fatto lo scorso 27 ottobre, dopo la discussione parlamentare e le votazioni sul Gender Recognition Reform Bill (normativa sull’autoidentificazione del genere sessuale), dicendo di essere incompatibile con un governo che decide di mettere in pericolo le donne e i loro diritti. Ora nell’annunciare la sua candidatura ha dichiarato al Sunday Mail che, con lei alla guida, «i diritti delle donne non saranno mai compromessi» e che si concentrerà sui servizi pubblici e sull’economia piuttosto che su «nuove leggi che ostacolano le imprese e interferiscono con la vita familiare». Anche sul terzo candidato, l’islamico Humza Yousaf, ci sarebbe molto da riflettere. Lui musulmano ha votato a favore della legge sull’autoidentificazione del genere e ha detto di essere «un sostenitore del matrimonio egualitario, orgoglioso di esser musulmano» e di non considerare la fede come fonte d’ispirazione per l’impegno politico. Non so se sono d’accordo i suoi sostenitori musulmani.

DOMENICO BONVEGNA

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