“Belice”: le baracche tra concessioni, subappalti e solidarietà

«La fase delle baracche è stata molto lunga e tutto è stato malfatto», racconta Lorenzo Barbera alla giornalista Anna Ditta in Belice. Il terremoto del 1968, le lotte civili, gli scandali sulla ricostruzione dell’ultima periferia d’Italia.

«C’era un sistema di intervento che funzio­nava così: lo Stato ha incaricato della costruzione delle baracche grandi imprese del nord. Queste ovviamente non mandavano i loro operai né assumevano personale sul posto, ma subappaltavano a imprenditori siciliani. Però se lo Stato pagava 100, l’impresa che subappaltava lo faceva naturalmente guadagnandoci a sua volta.

Di fatto rimanevano 50 a quello che doveva fare i lavori, però questo subappaltava anche lui e chi poi doveva concretamente realizzare l’opera aveva 25 sui 100 che lo Stato prevedeva. Di quest’ultimo 25, quello che veniva affidato allo stesso falegname o muratore era ancora meno, perché ognuno si teneva la sua bella parte. Alla fine la spesa vera era un quarto di quello previsto dallo Stato.

Quelli che non facevano niente si prendevano il 75 per cento e a chi doveva fare tutto spettava il 25. Le cose malfatte di quell’epoca sono dovute a questo sistema. E naturalmente ne erano consapevoli non solo gli amministratori locali – che sapevano e ca­pivano tutto – ma lo sapevano benissimo anche in Regione, a livello nazionale, eccetera. Però era un sistema che andava così».

L’assegnazione dell’appalto avveniva attraverso una gara, «ma la con­cessione la prendeva chi aveva più capacità di relazione col ministero – prosegue Lorenzo –. E in genere erano grandi imprese del nord, quelle che meritavano “fiducia ministeriale”. Naturalmente il ministero sape­va benissimo quel che succedeva, però non interveniva. Tra l’altro è an­che legittimo sospettare che ci fossero funzionari, per non dire politici, coinvolti in tutto questo mangia mangia».

La Commissione d’inchiesta sul Belice nota che, nel momento in cui scrive la relazione conclusiva, tra i procedimenti penali che si trovano in fase istruttoria ce ne sono anche alcuni relativi alla installazione di baracche e allo sgombero delle macerie subito dopo il sisma del 1968. Risultavano ad esempio in corso le indagini dei carabinieri su presunte irregolarità poste in essere nell’assegnazione di baracche in Santa Ninfa, per le quali viene ipotizzato il reato di interesse privato in atti d’ufficio.

«Quando c’è stato il terremoto, un po’ come a L’Aquila, è successo che le baracche sono costate quanto le case che si realizzavano in quel periodo, ma non perché una baracca può costare quanto una casa – racconta Pino Lombardo –. Il ministero dei Lavori pubblici ha gestito direttamente l’urbanizzazione delle aree, ma erano urbanizzazioni pre­carie, fatte per sostenere baracche, senza basi solide, strade senza mar­ciapiedi larghe quattro metri, impianti di luce e acqua precari. Perché? Perché lì la mafia si è fatta il bagno per le gare di sbanco dei terreni e di trasporto materiale».

La vita in baracca, tuttavia, non è solo frutto di brutti ricordi per chi l’ha vissuta. «Nelle baracche c’era una notevole vicinanza e solidarietà – sostiene Lorenzo –. La gente si conosceva e si dava una mano. Per i miei figli il mondo delle baracche era molto bello, avevano un ambiente in cui essere protagonisti. È successo anche in Irpinia. Si viene tutti da un travaglio condiviso, quindi si creano relazioni solidali, ci si aiuta recipro­camente e si bada meno ai propri interessi. Oggi ogni famiglia è isolata, l’unico interlocutore che ha è il televisore o altra roba. Non c’è più vicinanza fisica nel vicinato. Queste cose sono andate. Ogni famiglia è sola, per non dire che quasi ogni persona è sola. Sappiamo quello che succede nel mondo, però spesso non sappiamo cosa accade nel paese in cui viviamo. Il quartiere in cui abitiamo non ha ragioni da condividere, non è solidale, non è un luogo dove si sta insieme e ci si incontra».

 

Il libro Belice. Il terremoto del 1968, le lotte civili, gli scandali sulla ricostruzione dell’ultima periferia d’Italia viene presentato giovedì 18 ottobre a PALERMO, presso la Biblioteca della Regione Siciliana, via Vittorio Emanuele 429, ore 17,00. Dialogano con l’autrice Claudia Mirto e Paolo Madonia. Secondo appuntamento sarà venerdì 19 ottobre a MARSALA, in collaborazione con il Rotary Club, presso la saletta multimediale del complesso monumentale di san Pietro, ore 17,30. Dialogano con l’autrice Francesca Gerardi e Giacomo Di Girolamo.

 

Il libro:
Titolo: Belice. Il terremoto del 1968, le lotte civili, gli scandali sulla ricostruzione dell’ultima periferia d’Italia
Autrice: Anna Ditta

€ 15,00 – pag. 306

 

L’Autrice:

Anna Ditta è una giornalista siciliana che vive a Roma. Laureata in Giurisprudenza, scrive per il giornale online TPI (The Post Internazionale) e ha collaborato con altre testate italiane e straniere.