Alle radici del futuro: la diocesi di Messina e l’arcivescovo metropolita Mons. Giovanni Accolla

di ANDREA FILLORAMO

Sono passati 5 anni da quando Papa Francesco in un gesto di benevolenza verso l’arcidiocesi di Messina nominò come arcivescovo metropolita Mons. Giovanni Accolla,  un prete siracusano che, a differenza dei suoi predecessori, non possiede titoli accademici, ma, dalle informazioni che ho avuto e da quanto ho potuto constatare vedendo dei video che sono in Rete, ha un’intensa spiritualità e un  eccellente bagaglio di umanità che si alimenta del rapporto continuo e pastorale con la gente, particolarmente con quella povera, indigente, bisognosa e con i preti che non li considera suoi subalterni ma collaboratori, che come ha detto in un’intervista di qualche giorno fa ascolta e persuade prima di prendere qualunque decisione che li riguarda. La sua è un’ecclesiologia di comunione, come espressa dal Concilio Vaticano II che vuole una chiesa in uscita, la stessa del magistero di Papa Francesco…

Un vento nuovo da allora soffia sullo Stretto, che è lo stesso che si è sentito negli anni Sessanta e settanta del secolo scorso quando arcivescovo di Messina era Mons. Francesco Fasola di venerabile memoria, quando si cercava anche il rinnovamento delle forme di cura pastorale, attraverso riforme anche strutturali della comunità, al servizio dell’evangelizzazione.

Ben altra era l’aria che si respirava nella Chiesa messinese prima delle dimissioni del predecessore di Monsignor Accolla, quando il disagio di trovarsi in un momento particolare e tristissimo della vita diocesana che non vogliamo nei dettagli richiamare alla memoria, induceva molti preti a rivolgersi allo scrivente per rendere pubblico tale disagio anche attraverso articoli in questo giornale.

Se è vero che per molti versi noi siamo la nostra memoria e lo stesso si può dire a livello sociale e, quindi anche ecclesiale e, quindi, se le identità si fondano sulla memoria di eventi di particolare significato, belli o brutti che siano, ripubblico un’intervista fattami il 12/1/2016, quasi quattro mesi dopo le dimissioni di La Piana, rintracciabile in IMGPress.

Sono certo che la rilettura di tale intervista aiuterà anche coloro che sono critici nei confronti dell’attuale gestione della diocesi ( fortunatamente pochi) a  considerare – fatti i dovuti parallelismi –  il momento che la chiesa messinese sta vivendo con il ministero episcopale di Monsignor Accolla  come un momento di riscatto da un passato che ancora  pesa prepotentemente sul presente e  che ha bisogno di tempi lunghi per potersi realizzare, anche per la resistenza di chi non vuole i cambiamenti e ha la testa voltata all’indietro e preferirebbe, quindi, lo status quo.

Essi dovrebbero rendersi conto che il vescovo, chiunque egli sia, non è un Barbapapà, che ha la capacità di modellare a piacimento il proprio corpo assumendo la forma della cosa o dell’animale più indicato per risolvere una situazione. La funzione dei vescovi è di tutt’altra specie.

“Siate Pastori con l’odore delle pecore, presenti in mezzo al vostro popolo come Gesù Buon Pastore». Con questa immagine emblematica Papa Francesco ha delineato la figura del Vescovo, spiegandone il senso della sua vocazione e missione. Il Pastore con «l’odore delle pecore» e «il sorriso di padre» è un uomo al servizio dell’unità e della comunione. Essendo una sola cosa con il gregge, si prende cura del Popolo di Dio con tenerezza e misericordia. Esperto in umanità, mostra la sua vicinanza a tutti e accompagna con affetto le persone, specie i più poveri e i più deboli, nelle loro concrete situazioni esistenziali.

 

 

INTERVISTA

12/1/2016

Andrea Filloramo, i tuoi ultimi articoli su IMG Press hanno i seguenti titoli “Non sono venuto a portare la pace ma la guerra”; “Il linguaggio di Papa Francesco”; “Dove sta andando la Chiesa…”; “Il senso di colpa”. In essi noto un “cambio di rotta” nella scelta dei contenuti dei tuoi scritti, che non riguardano temi concernenti la diocesi, come è stato da sempre. Perché questa, inaspettata virata?

Non si tratta assolutamente di cambio di rotta o di virata. Il mio sguardo è stato sempre rivolto alla Chiesa e all’esaltante pontificato di Papa Francesco, anche quando ho scritto (e continuerò a scrivere nel rispetto dell’incarico avuto) sulla diocesi di Messina, che è una porzione della Chiesa. In questo momento la diocesi peloritana, dopo le dimissioni o meglio dopo la rimozione di La Piana si trova in stand by, quindi in modalità di attesa di un nuovo arcivescovo e i preti che sono i miei informatori, vivono l’attesa con trepidazione ma anche con la speranza di potersi affidare ad un vescovo che innanzitutto sia un pastore.

Se permetti ti faccio notare che, nel rispondere alla domanda precedente hai fatto un lapsus. È avvenuto quando hai detto, riferendoti all’arcivescovo emerito: “dopo le dimissioni o meglio dopo la rimozione”. Cosa vuoi dire con questa correzione? L’arcivescovo La Piana si è dimesso o è stato rimosso?

Preferivo non accennare neppure a questo argomento che ha arrecato tanto dolore, particolarmente al vescovo La Piana. Mai dimenticherò quel viso rigato dal pianto che ho visto nella conferenza stampa in cui l’emerito si affannava a spiegare che le sue dimissioni erano dovute a motivi di salute. Per favore, non chiedermi nulla… Ma questo ho da dirtelo: ho avuto notizia, vera o falsa non lo so, che la Piana attualmente è in ottima salute, ha partecipato all’insediamento del vescovo di Ragusa, alla consacrazione dell’arcivescovo di Palermo e si fa vedere a Messina. Se è così tutti devono essere contenti. Io almeno lo sono.

Scusami ma non hai risposto alla mia domanda. L’arcivescovo si è dimesso o è stato rimosso?

E dai!…Tale domanda se la pongono in tanti e tanti conoscono la risposta senza rivolgersi a me e, poi,“chi sono io?”. Misuro e scandisco le parole: a mio parere, l’arcivescovo si è dimesso per non essere -rimosso. Volevi sapere quel che penso … te l’ho detto.

Ne sei sicuro?

Basta! Ti prego…Non hai altre domande da farmi? Dico solo che l’abbandono della diocesi da parte di La Piana è stato inaspettato per lui e per tutti. Come puoi notare preferisco parlare di abbandono e non di dimissione o di rimozione; è stato un fatto traumatico per il vescovo emerito e per tutta la diocesi. Le ferite di questo abbandono ancora stentano a rimarginarsi. Il Papa lo sa e per questo ha mandato un Amministratore Apostolico, S. Ecc.za Mons. Antonino Raspanti, vescovo di Acireale e ancora non nomina un titolare.

Credo che sia un diritto di tutti, preti e laici esigere la trasparenza, cioè conoscere la verità sulle motivazioni delle dimissioni, che non possono essere i motivi di salute.

E perché no!…Per favore, non chiederlo a me. Del resto, tanti sanno ma dicono di non sapere. Scrive Platone nel Menone: “Col credere che si debba far ricerca delle cose che non si sanno, diventiamo migliori, più forti e meno inetti, che non se credessimo che sia impossibile trovare ciò che non sappiamo”.

Mi hai confuso con questa espressione platonica. Vado oltre: a tuo parere, quale ruolo svolge Mons. Raspanti in questo momento nell’arcidiocesi di Messina? Fino ad oggi è stato, come dice qualcuno, soltanto il “grillo parlante” di La Piana, imbeccato, almeno così appare, dal vescovo emerito?

Mons. Raspanti è Amministratore Apostolico. Non sappiamo se, al di là del suo ruolo istituzionale, per mandato della Santa Sede svolge altri compiti. Non sappiamo quel che sa e quel che non sa sulle dimissioni di La Piana. Ho, però, la certezza che un prete gli ha consegnato “brevi manu” una fotocopia di un documento riservatissimo concernente il vescovo emerito. Che uso ne ha fatto o ne farà? L’Amministratore, che è una persona onesta, consulterà sicuramente la sua coscienza prima di andare in qualunque direzione.
Scusami Andrea, ancora una domanda: tu pensi che ci sia stato un complotto nei confronti di La Piana?

Assolutamente no… ne sono sicuro, almeno da parte dei preti che io conosco, e di 42 preti che mi hanno contattato nell’anno precedente alle dimissioni di La Piana e che, con preghiera di rispettare il loro anonimato, manifestavano il loro disagio. È stato tale disagio che mi ha spinto a scrivere, a sollecitare, anche in toni talvolta provocatori, dei quali ho chiesto anche scusa, la massima trasparenza da parte del vescovo. Credo che i nemici dell’arcivescovo emerito siano stati quelli più vicini a lui, i suoi stessi “familiares”. Di ciò La Piana, sostanzialmente uomo mite e ingenuo, non si è forse reso conto.
Mi sembra grave questa affermazione.

Certamente…. Non facciamo ovviamente di tutte le erbe un fascio. Per comprendere ciò teniamo conto di quanto affermava il cardinal Martini e traiamone le conseguenze. Egli quando era Cardinale emerito di Milano diceva: “il vizio clericale per eccellenza, l’invidia, ci fa dire «Perché un altro ha avuto quel che spettava a me?». Ci sono persone logorate dall’invidia che dicono «Che cosa ho fatto di male perché il tale fosse nominato vescovo e io no?». E ancora: «Devo dirvi anche della calunnia: beate quelle diocesi dove non esistono lettere anonime. Quando io ero arcivescovo davo mandato di distruggerle. Ma ci sono intere diocesi rovinate dalle lettere anonime, magari scritte a Roma…»”.
Di lettere anonime parlava, nella famosa conferenza stampa anche Mons. La Piana…

E di lettere anonime ha parlato anche con me in un incontro che ho avuto con lui nel giugno del 2014. Di condanna dei preti che inviavano lettere anonime ho scritto io stesso in diversi articoli su questo stesso giornale. Una maggiore disponibilità dell’arcivescovo all’ascolto gli avrebbe forse risparmiato tanta sofferenza. Ripeto ancora: in genere l’anonimo è una persona molto vicina all’accusato. Egli tenta di destabilizzarlo, e, purtroppo, dice sempre una mezza verità che non si sente di dimostrare. E, siccome non la vuole dimostrare, preferisce stare nascosto e godere dell’effetto che avrà sugli altri. II ricevente è, di solito, colui che detiene il potere e che risulta in grado di punire l’accusato. Dietro questo tipo di scritti tende di solito a nascondersi l’invidioso, colui che è mosso da rivalità fraterna, colui che odia ed invidia e di invidiosi nel clero, come ha sostenuto il Cardinal Martini, ce ne sono tanti.
Se quanto stiamo dicendo è vero, cioè se risponde a verità che gli autori delle lettere anonime stanno vicini al vescovo, come si dovrebbe comportare con loro il nuovo arcivescovo?

Non sono io a dare dei consigli al nuovo arcivescovo. Certo che chi sarà nominato arcivescovo e quindi metropolita di Messina, Lipari e S. Lucia del Mela avrà anche questa gatta da pelare.
Dovrà forse fare piazza pulita nella Chiesa messinese?

Forse…non lo so…ma prima di fare qualunque cosa gli direi di raccomandarsi al Padre Eterno.