A Pesaro, doppio brindisi nel centenario della nascita dell’artista Agapito Miniucchi

di Roberto Malini

Il 26 settembre 2023, centesimo anniversario della nascita dell’artista Agapito Miniucchi, si sono tenuti due eventi in suo ricordo a Pesaro. Nel mattino, una sentita memoria della ricorrenza, con un brindisi fra pochi intimi presso la scultura “Arim” ricollocata dal Comune al centro dei Giardini Nilde Iotti.

Poco prima del brindisi, Aspes aveva terminato i lavori per la valorizzazione dell’opera con i suoi bravi giardinieri. Il Vicesindaco e Assessore alla Bellezza Daniele Vimini e l’Assessore alla Solidarietà Luca Pandolfi hanno ricordato l’indimenticato scultore insieme al nipote Alberico, Gianni Galdenzi, Fabio Patronelli, Roberto Renzi, Achille Paianini e me. Siamo stati in piedi di fronte alla scultura “Arim”, l’opera che Miniucchi amava più di ogni altra e che negli ultimi anni ha sollevato un importante dibattito in città, conquistando l’attenzione e l’apprezzamento di tanti cittadini, di tutte le età. “Felici di celebrare il ritorno della scultura donata nel 1983 dall’artista alla città, negli spazi verdi dei giardini Nilde Iotti, nel punto originariamente pensato da Miniucchi,” hanno detto Daniele Vimini, vicesindaco assessore alla Bellezza e Luca Pandolfi, assessore alla Solidarietà. “Abbiamo collocato il totem di Pesaro 2024, Capitale Italiana della Cultura, a pochi metri dall’onda in acciaio corten, poggiata sul basamento di pietra e rivolta verso l’Adriatico, parte integrante della scultura stessa. Crediamo sia un bel modo per segnalare un’altra delle tracce lasciate dai grandi del passato più o meno lontano nel territorio e che hanno segnato ‘La natura della cultura’ di Pesaro”. Lo spumante del brindisi augurale ha raggiunto, come la schiuma di un’onda marina, la scultura, producendo un vivido effetto che ha destato emozione fra gli intervenuti.

 

Nel pomeriggio si è tenuto, presso l’Alexander Museum Palace Hotel di viale Trieste, ancora in presenza di un ristretto gruppo di parenti, amici ed estimatori del maestro, un incontro per ricordare la sua vita e la sua straordinaria carriera nel centenario della nascita. Ho presentato l’evento insieme al conte Alessandro Marcucci Pinoli, artista, collezionista d’arte moderna e proprietario del magnifico albergo. Ho provato un vero entusiasmo nel parlare del rapporto dell’artista con la materia e le dinamiche dell’animo umano che si rapportano a essa, infondendole vita e trasmettendo un’idea, come nel mito di Michelangelo e del Mosè. L’idea di Agapito Miniucchi era un’idea di pace e speranza, direzioni indicate dalla sua onda che guizza fra terra, mare e cielo. Nel corso dell’evento, che dalle cinque del pomeriggio si è protratto fin oltre le sette, ho avuto il privilegio di dare la parola alla figlia di Agapito, Anna, che ci ha fatto rivivere alcuni episodi illuminanti della vita dell’artista, medico dentista di fama internazionale con la vocazione – e il genio – per l’astrazione e l’arte monumentale. E dopo le testimonianza di Anna, quella di sua figlia, la giovane Lucilla Miniucchi, che ha partecipato alla celebrazione con il fidanzato Federico. Lucilla è dotata a propria volta di talento per l’arte ed è profondamente ispirata dall’opera del nonno, che ha visto all’opera in tante occasioni, fin da piccola. Dopo la scomparsa di Agapito, Lucilla si è dedicata al recupero della sua produzione letteraria, che è ancora tutta da scoprire e comprende una serie di racconti dedicati ai nipotini e ai bambini che vivranno in questo mondo nelle prossime generazioni.

 

Da Los Angeles si è collegata all’evento Cecilia, anche lei figlia dell’artista e regista a Hollywood. Ha speso parole piene di sentimento e ammirazione per ricordare il padre e ha voluto seguire in diretta tutto l’incontro. Alberico Miniucchi, che ci ha presentato la figlia Marta, ha parlato del lavoro di Agapito e delle sue qualità umane. Aneddoto dopo aneddoto, Alberico ci ha regalato un ritratto intimo dello zio, con il talento che si agitava nel suo animo spingendolo a una continua creazione e il suo amore per l’umanità: l’arte di Agapito Miniucchi era arte di pace e speranza, come simboleggia in misura essenziale e perfetta la sua opera “Arim”. Gianfranco Angelucci, regista, sceneggiatore (sua la sceneggiatura del film di Federico Fellini “Intervista”), scrittore, giornalista, docente di Accademia, intervenuto con la compagna Jole, ha offerto ai presenti un ritratto diverso dell’artista, in cui si è colto il contenuto di poesia nella scultura e nell’opera grafica di Agapito Miniucchi; è innegabile che le sue parole abbiano offerto un’emozione ininterrotta e tanti motivi di riflessione ai convenuti. L’architetto Achille Paianini ha ricordato Miniucchi quale straordinario artista urbano, cogliendo il significato delle sue due sculture che si trovano a Pesaro, “Arim” e il “Monumento ai marinai caduti” nel percorso di arte urbana astratta che caratterizza la città di Pesaro attraverso almeno trentacinque tappe, corrispondenti ad altrettanti capolavori. I fotografi e artisti Roberto Renzi e Steed Gamero hanno fissato immagini indimenticabili dei volti dei familiari e degli amici dello scultore, i cui sentimenti e le cui sensazioni brillavano con mille luci diverse e profonde sui loro volti. Al termine dell’evento, applausi e strette di mano fra i convenuti, ognuno dei quali ha poi salutato con commozione mista a entusiasmo, nel brindisi conclusivo, Agapito Miniucchi nei cento anni dalla nascita: “Prosit!”.

 

Nella foto di Fabio Patronelli, da sinistra: Gianni Galdenzi, Achille Paianini, Daniele Vimini, Alberico Miniucchi, Roberto Malini, Luca Pandolfi