A NIZZA, VITTIME DEL MULTICULTURALISMO

Mentre assistiamo ai troppi attentati terroristici di matrice islamista che insanguinano le città europee, in particolare quelle francesi, in Occidente, per ubbidire al partito del politicamente corretto, non si può dire che si tratta di gesti riconducibili alla religione islamica. Non si può parlare neanche di scontro di civiltà ben descritto da Samuel Huntington, ancora meno di guerra. Infine non si può dire neanche che è una questione di religione.

Un mese fa Ellen Fantini, direttrice dell’Osservatorio di Vienna sull’intolleranza e la discriminazione contro i cristiani, ha pronunciato parole chiarissime: «Si fermeranno a bruciare una chiesa vuota? Si fermeranno a decapitare statue?». Evidentemente no  dopo l’ultimo barbaro attentato nella chiesa di Nizza.

In una intervista a Il Foglio, Pascal Bruckner, saggista e scrittore francese, dopo la decapitazione del professore Paty, invitava la repubblica francese a guardare in faccia il nemico e a non arrendersi. «[…] I francesi sono pronti alla guerra. Siamo nauseati. Siamo stanchi. Se non ci sarà una risposta dello stato ci sarà il rischio di guerra civile. E’ una realtà. Dobbiamo liberarci dell’islam radicale. Ci sono imam, predicatori, moschee, che sostengono questa guerra contro di noi». Bruckner aveva firmato l’appello “Touche pas à mon église”, in difesa del patrimonio cristiano francese e ora dopo l’ennesimo attacco a una grande chiesa, afferma, «Dobbiamo espellere migliaia di estremisti. Dobbiamo rivedere le politiche di immigrazione. L’islam radicale è il nuovo nazismo del Ventunesimo secolo ed è apparso una mattina nei cieli di New York […] Sarà una guerra lunga e complicata, ma non possiamo permetterci di perderla».(Giulio Meotti, E’ una guerra e non possiamo permetterci di perderla”, 29.10.20, Il Foglio)

Sull’attentato di Nizza è intervenuta la Conferenza episcopale francese: «queste persone sono state aggredite e uccise perché si trovavano nella basilica. Rappresentavano un simbolo da distruggere. Questi omicidi ci ricordano il martirio di padre Jacques Hamel». Durissimo il cardinale Robert Sarah: «L’islamismo è un mostruoso fanatismo che deve essere combattuto con forza. Non fermerà la sua guerra. Noi africani lo sappiamo troppo bene. I barbari sono sempre i nemici della pace. L’occidente, oggi la Francia, deve capirlo».

La Francia è da mesi che sta subendo atti di vandalismo nei confronti delle chiese,  c’è un clima velenoso di cristianofobia. Per il filosofo Michel Onfray.  «In Francia c’è una distruzione silenziosa delle radici cristiane», “Ci sono uno o due atti anticristiani al giorno”. Sei grandi cattedrali e chiese francesi hanno preso fuoco nell’ultimo anno e mezzo: Notre-Dame. Nantes, Rennes, Saint-Sulpice, Lavaur e Pontoise. L’Osservatorio del patrimonio religioso riferisce che gli episodi anticristiani sono aumentati del 285 per cento tra il 2008 e il 2019. 875 chiese francesi sono state vandalizzate nel 2018. 1.052 gli atti anticristiani nel 2019».

Un altro argomento tabù da sfatare è che quando c’è di mezzo il terrorismo jihadsta  la Religione non c’entra. Il tema è stato affrontato da Emanuele Boffi su Tempi, «L’Occidente continua a ripetere che “la religione islamica non c’entra” perché non sa più misurarsi con essa: avendo perso la fede, non capisce quella altrui. Da molti anni il mondo ebraico ci ricorda che nella prospettiva del jihad «dopo il popolo del sabato, viene quello della domenica». (Emanuele Boffi, “A Nizza la religione c’entra”, eccome”, 30.10.20, Tempi.it).

Da molti anni i cattolici d’Oriente di Baghdad, di Mosul, di Aleppo, di Moloula, ci mettono in guardia «sul fatto che le loro sofferenze saranno le nostre sofferenze. È solo questione di tempo», «Guardate cosa succede a noi», ci dicono gli amici armeni. E cosa succede a loro oggi, non cent’anni fa durante il Metz Yeghern, il grande genocidio dimenticato.

Ma la nostra Europa è distratta, non vuol vedere, nessuno si inginocchia per le vittime sgozzate di Nizza, sono politicamente scorrette. «Era già successo con padre Jacques Hamel, sgozzato durante una Messa «in odium dei» ed è successo anche ieri».

Comunque sia tutti gli elementi in nostro possesso ci parlano di religione. Sia in questo attentato che negli altri, anche le parole del presidente turco Erdogan. A conferma Boffi cita prima il filosofo Remi Brague: l’islamismo, «[…]È una religione strana quella in cui i convertiti sono spinti a uccidere il loro prossimo». «Quando ci si converte al buddismo, si può diventare vegeteriani; quando ci si converte al cristianesimo, si cerca di amare il prossimo come se stessi, che non è certo semplice; alcuni convertiti all’islam capiscono che bisogna uccidere il prossimo in modo preciso, sgozzandolo». Certo per fortuna non tutti i musulmani sono violenti,  ribadisce Brague, o che nel Corano ci sia solo violenza, però «nelle fonti islamiche c’è tutto il necessario per giustificare l’uso della violenza. C’è chi le cerca e chi no».

L’altra citazione di Boffi è dello studioso Samir Khalil Samir: «Ancora oggi la soluzione è l’integrazione, non il rifiuto dei migranti», però bisogna avere il coraggio di dire che «l’islam fa fatica a integrarsi perché ha una cultura in molti punti opposta a quella attuale dell’Occidente. Dal punto di vista religioso, sociale, dei rapporti uomo-donna, in rapporto al mangiare… è un sistema completo. Che la religione sia diversa, questo non è un problema. Ma il fatto è che nell’islam la religione è legata a un sistema politico, sociale, culturale, storico, di costume, che influenza tutto». «Si deve anche avere il coraggio di dire che l’islam ha elementi di violenza nel Corano e nella vita di Maometto. Se invece si continua a dire che “l’islam è una religione di pace”, creiamo solo confusione e mistificazione».

Infine sugli ultimi attentati islamisti in Francia merita attenzione l’interessante riflessione di Lorenza Formicola su La Nuovabq.it.

La tragedia di Nizza era ampiamente prevista, «il ministro degli Interni aveva appena denunciato 8000 radicalizzati pronti ad attaccare col coltello. In quattro anni, 61 attentati sventati e 34 riusciti negli ultimi due anni. Sono le cifre di una guerra, ma le istituzioni europee reagiscono con contraddizioni, debolezze e la ridicolaggine del “doppio discorso” per non offendere nessuno». (L. Formicola, “Cattolici decapitati sull’altare del multiculturalismo: la sharia è legge in Francia”, 30.10.20, laNuovabq.it).

A Nizza, raccogliamo, scrive Formicola, «Tre nuove vittime immolate sull’altare del multiculturalismo e proprio in una chiesa dove di lì a poco si sarebbe dovuto celebrare un altro sacrificio su un altare ben diverso».

Anche Formicola fa l’elenco dei continui attentati islamisti in Francia, ormai diventata preda della guerriglia islamica, soprattutto nei quartieri a predominio musulmano. Tra l’altro raggiunta ora dalla Gran Bretagna: «Ad oggi gli inglesi detengono la classifica del Paese più colpito dall’epidemia di crimini da coltello. E saranno sempre tutti squilibrati, ma guarda caso sono sempre squilibrati islamici». Sia in Francia che in Gran Bretagna, questi crimini sono il risultato di una «politica migratoria incontrollata – tanti dei terroristi sono stati spesso finti richiedenti asilo spacciati per minorenni -, un multiculturalismo osannato e l’incapacità di definire l’islam e le sue caratteristiche».

L’articolo fa riferimento anche alla questione delle carceri francesi pieni di ex criminali poi radicalizzati, ai vari quartieri delle città francesi ormai persi, dove l’ingresso della polizia è interdetto, e dove esistono corti islamiche, peraltro la sharia è già legge.

Tuttavia per la giornalista, stiamo assistendo al fallimento assoluto delle politiche del multiculturalismo e chi oggi si batte il petto, parla di tolleranza, solidarietà e accoglienza, sta continuando a fare il gioco del terrorismo.

DOMENICO BONVEGNA

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