Tu sei buono, Signore, e perdoni

Dal Sal 86
Tu sei buono, Signore, e perdoni

Tu sei buono, Signore, e perdoni,
sei pieno di misericordia con chi t’invoca.
Porgi l’orecchio, Signore, alla mia preghiera
e sii attento alla voce delle mie suppliche.

Tutte le genti che hai creato verranno
e si prostreranno davanti a te, Signore,
per dare gloria al tuo nome.
Grande tu sei e compi meraviglie:
tu solo sei Dio.

Ma tu, Signore, Dio misericordioso e pietoso,
lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà,
volgiti a me e abbi pietà.

di Ettore Sentimentale

Già dalle prime battute del nostro testo emerge chiaramente il genere letterario del salmo: si tratta di una supplica con la quale l’orante richiede un preciso intervento divino in suo favore. La selezione operata dalla liturgia (6 vv. su 17) lambisce trasversalmente la struttura dell’intero poema, offrendo l’opportunità di coglierne la portata globale e sostanziale.
Il nostro stralcio si apre (e chiude) con l’accenno alla “bontà misericordiosa” di Dio e in tale prospettiva potrebbe nascondersi anche una forma più o meno velata di “captatiobenevolentiae”. Cerco di parafrasare per rendere più accessibile tale approccio: “Tu Signore sei buono e misericordioso e sai che tale prerogativa si rende visibile nel perdonare i peccati…anche di chi ti invoca”.
Nel substrato della supplica, però, troviamo un’immensa fiducia in Dio che dà slancio ulteriore perfino alle invocazioni di coloro che sembrano lontani (“tutte le genti”). Se avviene che anche costoro (comunemente chiamati “pagani”) riconoscono la potenza di Dio e Gli “danno gloria” prostrandosi davanti alla Sua sovranità, allora veramente tutti – nessuno escluso – devono coglierne “la grandezza” (“grande tu sei”) e “l’unicità” (“tu solo sei Dio”).
Il salmo si chiude – come già preannunciato – con l’identikit (conosciuto alla rivelazione del Primo Testamenti) di Dio “tracciato” dall’orante, dopo aver scoperto di essere stato liberato dall’aggressione degli arroganti e dei prepotenti (contenuto presente nei versetti omessi).
Ecco le linee portanti del ritratto divino: “Ma tu, Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà, volgiti a me e abbi pietà”.
Nell’ultima espressione si avverte un’eco della preghiera del cuore del “pellegrino russo”:“Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me peccatore”.
Potrebbe risultare utile al nostro spirito allenarsi alla pace interiore, esercitandosi con la stessa invocazione.
In tale direzione, consiglio vivamente di munirsi dei “Racconti di un pellegrino russo” nell’edizione integrale e cominciare gradualmente ad esercitarsi, in un contesto di pace e tranquillità tipicamente estiva, alla preghiera “ostinata” che pervade tutta l’esistenza.