Come può un prete causare tanto male?

di ANDREA FILLORAMO

Leggiamo su “Repubblica”del 13 u.s. la prefazione scritta da Papa Francesco per il libro in cui lo svizzero Daniel Pittet racconta gli abusi subiti da un sacerdote pedofilo.
In essa, fra l’atro si legge:
"Come può un prete causare tanto male? […] Chiedo perdono per i preti pedofili: un segno del diavolo, saremo severissimi […] ma può aver consacrato la sua vita per condurre i bambini a Dio, e finire invece per divorarli in quello che ho chiamato un sacrificio diabolico, che distrugge sia la vittima sia la vita della Chiesa? Alcune vittime sono arrivate fino al suicidio. Questi morti pesano sul mio cuore, sulla mia coscienza e su quella di tutta la Chiesa. Alle loro famiglie porgo i miei sentimenti di amore e di dolore e, umilmente, chiedo perdono”.
Dinnanzi alla marea di notizie, di denunce, di dichiarazioni, provenienti da tutte le parti del mondo, che riguardano il male non più “oscuro”, non più “nascosto” della pedofilia dei preti, che sembra non si arresti mai, tutti sentiamo il bisogno di partecipare al dolore del papa con il silenzio e ascoltarlo con molta attenzione.
Sembra proprio che il Papavoglia dire: “non so più cosa posso fare… quel che potevo fare, già l’ho fatto”.
Mi perdoni papa Francesco, che stimo tanto, ma mi chiedo: “è proprio vero che egli non può fare nulla? Lui che sta cambiando tante cose nella Chiesa, è possibile che si arresti di fronte ad un fenomeno, le cui radici stanno in una cultura che è perfettamente clericale e che lui conosce, non riesca a sradicarlo?”.
Prima di procedere e tentare di dare una risposta a questa domanda, mi preme, a scanso di equivoci, sottolineare il fatto che, fra tutti quelli che la Chiesa ritiene come “peccati sessuali”, che i preti possono fare, quelli che hanno a che fare con la pedofilia a sono i più gravi quasi direi imperdonabili e, inoltre, sono dei reati che, in quanto tali esulano dalla moralee diventano oggetti del diritto penale.
Il papa a mio parere, può fare molto per sconfiggere la pedofilia e il malcostume dei preti nella Chiesa.
Ma in che modo?
Si tratta di un suo maggiore impegno perché la Chiesa e, quindi, i vescovi, i seminari, le università pontificie, e tutte le istituzioni ecclesiastiche abbandonino definitivamente la vecchia e malsana cultura sessuofobica, che ha fatto e ancora fa tante vittime e non solo fra i preti, alla quale i sacerdoti sono educati e che loro ancora trasmettono persino nei confessionali.
Si abbia il coraggio di mandare al macero tutti i libri, le riviste, i trattati cattolici che attingono alla morale sessuofobica di S. Alfonso Maria dei Liguori(1696 –1787) che considerano la sessualità come “male esistenziale”, fonte di peccato e non come “bonumconcupiscentiae”.
Attraverso questa operazione, certamente non facile, si abbandona il vecchio “de sesto” e viene restituito alla sessualità il ruolo che naturalmente le compete, quello che la scienza e la psicanalisi le attribuiscono e che hanno fatto scoprire.
E’ indubbioche anch’essoha delle regole che non coincidonosempre con la morale cattolica.
Questa operazione per i preti, oltretutto, si rende urgente e necessaria, perché a loro si deve dare la possibilità di non essere messi alle strette dai loro stimoli e necessità affettive-sessuali, e di non vedersi forzati a rifugiarsi in meccanismi psicologici di tipo difensivo, come l’ isolamento emotivo, la intellettualizzazione o in altri più patogeni come la negazione, la proiezione e la repressione, che, in ogni caso, li portano a patire quote molto alte di sofferenze e di deterioramento della salute mentale.
Papa Francesco sa quanti preti si trovano in queste situazioni, per cui soccombono a queste necessità e cominciano a vivere una doppia vita che, in ogni caso, non serve per realizzarsi meglio come persone né, in genere, evita a loro di soffrire sensi di colpa e neurosi più o meno profondi.
A tal proposito è ben notauna ricerca condotta dallo storico spagnolo Rodríguez Pepe, da me citata in un altro articolo, in cui si riferisce che il 95% dei preti si masturba, il 60% ha relazioni sessuali, il 20% è omosessuale, il 7% abusa di minorenni. Da un campione si ricava che: il 53% ha relazioni sessuali con adulte, 21% con adulti, 14% con minori maschi e il 12% con minori femmine (La vidasexual del clero, Barcelona).
Lo psicologo statunitense George Christian Anderson, fondatore dell’Accademia di Religione e Salute Mentale, sostiene, giustamente, che "una religione sana, senza alimentare neurosi, può favorire la nostra salute mentale; aiuta a stabilizzare il comportamento, a favorire la maturità psicologica, e ad essere creativo e indipendente".Disgraziatamente la struttura formativa dominante all’interno della Chiesa Cattolica, in special modo per quanto riguarda la preparazione dei sacerdoti e religiosi/e, è ancora molto lontana dal potersi considerare "una religione sana", ragione per cui tanto il clero come i credenti sono obbligati a pagare un caro prezzo per la loro fede.Naufraghi tra il cielo e la terra, strattonati tra leggi ecclesiastiche molto discutibili e la loro inevitabile natura biologica, migliaia di sacerdoti e religiosi vivono la loro esistenza con dolore e frustrazione; un’assurdità che, invece di elevare al cammino della spiritualità, finisce con abbrutire tutto ciò che poteva esser bello, liberatorio e creativo.