Chiesa dei poveri per i poveri

di ANDREA FILLORAMO

Non posso esimermi dall’approfondire ancora il tema già trattato della “Chiesa e il denaro” come richiesto da alcuni lettori di IMGpress, dato che l’opinione pubblica ritiene a ben ragione che l’attaccamento al denaro sia il “peccato originale” del clero.

“Quando il pastore, nella sua vita, si è occupato di altrecose che non siano i fedeli… (…) è attaccato ai soldi, è attaccato alle cordate, è attaccato a tante cose – alla fine non sarà solo, forse ci saranno i nipoti, che aspetteranno che muoia per vedere cosa possono portare con loro». Questa considerazione è (e non poteva essere diversamente) di Papa Francesco. Essa è tornata nella mia memoria durante le mie ultime vacanze, quando sono stato in Sicilia e sono andato a trovare un prete, che avevo conosciuto quando ancoralui era un ragazzo. Da alcuni anni don Tiziano (nome di fantasia), dopo una luminosissima carriera – come mormorano alcuni – non dovutaalle sue capacità pastorali, alla sua preparazione culturale o teologica, ma all’untuoso omaggio che ha saputo sempre dare alvescovo, verso il quale egli dimostra ancora affetto, anzi grande venerazione, è parroco di una importante parrocchia della città. La mia visita – e di questo me ne dolgo – non è stata preceduta da una telefonata, da un appuntamento, forse perché non progettata o meglio perché decisa “in ictu, in momento”, mentre con la mia autovettura passavo per caso vicino alla sua parrocchia. Erano circa le 10,30 di un lunedì del mese di agosto quando, fermata la macchina, entravo dalla porta centrale nella chiesa, passavo attraverso la navata di sinistra, raggiungevo l’ufficio parrocchiale, una stanza come tante altre, il solito ufficio che vediamo in tante parrocchie, formato da una scrivania, due sedie, un armadione senza ante, in cui ben allineati si potevano vedere i registri, alcuni dei quali risalivano al Seicento, le solite foto del Papa e del vescovo. Attraverso il vetro, dietro una grande scrivania, super coperta da carte e sulla quale chiunque entrando poteva scorgere il ritratto di una donna molto anziana che presumo fosse quello della mamma defunta del parroco, vidi una creaturadi una certa età, molto disfatta, cioè malandata, scomposta, sformata di corpo, che “bivaccava” là, in un luogo, che chiunque ritiene riservato al parroco. Prima di bussare sul vetro della portami sono detto: “Forse avrei preferito vedere una bella ragazza, ma sicuramente il prete come collaboratrice sceglie una donna che ha raggiunto l’età canonica, tuttavia questa donna si potrebbe vestire meglio! O Dio mio come è sciatta! Così ho sempre immaginato la Perpetua dei Promessi Sposi”. Al mio leggero tocco, rispose la signora, colla quale una volta entrato, è iniziata una discussione a dir poco interessante che in sintesi riporto:
– “Si accomodi! Chi è lei?… Cosa vuole?…il parroco non c’è, ma può parlare con me. Sono sua sorella.”
– “Sono A.F conosco suo fratello da una vita e……”
– “Complimenti! Ho capito chi è lei……Lei è quello che ha fatto andar via l’arcivescovo; da quando l’arcivescovo se n’è andato, mio fratello è diventato orfano… E’ venuto qui per far cacciare dalla parrocchia mio fratello!?”
– “Non ho fatto andare via nessuno, né ho il potere per fare andare via dalla parrocchia suo fratello”
– “Deve sapere che mio fratello è molto buono e tutti ne approfittano e meno male chi ci sono io chi gli guardo le spalle.
– Nessuno lo mette in dubbio”.
– I parrocchiani devono sapere che lui è il migliore di tutti i parroci che sono venuti prima.
– Che cosa vuol dire?
– Prima c’era un parroco intellettuale, che scriveva ai parrocchiani delle lettere e l’appiccicava al muro ma nessuno leggeva. Prima ancora un altro organizzava continui pellegrinaggi e gite. Chi sa perché? Ma lei non è di qua?
– “Abito molto lontano”
– “E allora…perché si interessa di questa città?”
– “Perché la sento ancora come la mia città”
– “Allora… perché non scrive qualcosa di questa parrocchia?”
– “Forse sono qua per questo e per questo desideravo parlare con suo fratello”.
– “Se parla con me è lo stesso…Scriva, per favore innanzitutto che la gente di questa parrocchia è ingrata, non è riconoscente verso chi si sacrifica per essa.”
– “In che senso?”
– “Il discorso sarebbe lungo. Le racconto un fatto… conosce lei sicuramente questa chiesa perché…” ed esce dalla porta e fa per entrare in chiesa quando osserva ancora due statue di apostoli. O Dio come sono brutte, spoglie. “Io…. Dico io, le avevo fatto pitturare con colori smaglianti. Oh come erano belle! Disgraziati… mi hanno denunciato alle Belle Arti, che mi hanno obbligato a restituirle allo stato precedente. Ignoranti! Lo dico forte: Ignoranti!”.
– “Posso quindi scrivere quanto lei mi sta dicendo?”
– “Certo! Ma scriva anche che ognuno deve farsi – mi perdoni se dico una parolaccia? … Deve farsi i c……suoi. E non parliamo dei soldi della parrocchia che poi sono i soldi del parroco… Fortunatamente mio fratello è molto attaccato ai soldi. Lo è stato sempre fin dal bambino. Non mi fraintenda……. Essere attaccato significa che non è uno spendaccione e sa come tenere i soldi. Neppure io so quantoegli ha………. Tocco ferro!……molti aspettano – tocco ferro! – che mio fratello muoia per……. Un giorno io gli dissi: ricordati, fratello mio,che nessuno è eterno………ricordati che hai dei nipoti……non ti fare infagottare. Fai il testamento, te l’ho detto tante volte. Il sangue è sangue e non è acqua”.
E’ bastato questo dialogoper comprendere come si vive in quella parrocchia, come vive il parroco ma, in modo particolare, come gestisce la parrocchia la sorella del prete. Di questa, una frasemi è rimasta impressa:” fortunatamente mio fratello è molto attaccato ai soldi” e per questo la sorella l’invita a fare testamento.Invano per loro ha scritto S.Paolo nella Prima lettera a Timoteo quanto segue “Non abbiamo portato nulla in questo mondo e nulla possiamo portarne via. Quando dunque abbiamo di che mangiare e di che coprirci, contentiamoci di questo. Al contrario coloro che vogliono arricchire, cadono nella tentazione, nel laccio e in molte bramosie insensate e funeste, che fanno affogare gli uomini in rovina e perdizione.L’attaccamento al denaro infatti è la radice di tutti i mali; per il suo sfrenato desiderio alcuni hanno deviato dalla fede e si sono da se stessi tormentati con molti dolori”. A riguardo del testamento del pretemi permetto ricordare, anzi di far conoscere ai lettori, che i beni economici di un sacerdote sono di due tipi: ‘patrimoniali’, quelli ereditati dai genitori o dai parenti; ‘ministeriali’, quelli ottenuti a motivo o in occasione del ministero sacerdotale. Quanto ai beni ‘patrimoniali’: il sacerdote ne può disporre a suo arbitrio, nel rispetto delle leggi civili e salvi i principi di una equità cristiana, secondo la quale ad esempio, il superfluo deve avere una destinazione sociale, cioè per il bene dei poveri e della comunità, non esclusa la comunità ecclesiale. Quanto ai beni ‘ministeriali’ il sacerdote non li può disporre ad arbitrio, perché deve seguire puntualmente i principi della speciale povertà a cui egli è tenuto in forza del suo sacerdozio ministeriale. Quanto avanzasse poi non appartiene al sacerdote, ‘non solo a causa della destinazione sociale di ogni bene economico ma anche in forza della sua origine particolare’; tale ‘superfluo’ deve essere dato ai poveri, almeno attraverso il testamento, fatto in modo degno di un cristiano e di un sacerdote. Chiedo venia se allargo il discorso sui testamenti: è capitato infatti che qualche vescovo e dei preti sono andati a caccia di testamenti. E’ proprio così? Certamente. Chi non sa, per esempio che Radio Maria, che tra un rosario e l’altro, che ci tormenta in ogni momento di giorno e di notte, ha spedito agli ascoltatori più anziani una lettera con l’invito a fare testamento a loro favore?E’ stata una trovata dell’emittente di Erba, in provincia di Como, che ha fatto discutere. Don Livio Fanzaga, responsabile dell’emittente ha spedito un vero e proprio questionario con un testo che spiega come disporre lasciti e donazioni.“Milioni di persone come te e come me ogni giorno sperano, gioiscono e si consolano ascoltando Radio Maria – si legge nella lettera della radio – Vuoi che lo facciano ancora in tanti, vuoi aiutare a portare nelle case la Parola di Dio? Un lascito testamentario, anche piccolo, è un atto d’amore”. Quando finalmente ci sarà una Chiesa dei poveri per i poveri? … Quando non ci saranno più preti imbroglioni, imbonitori impertinenti, venditori pseudo religiosi che considerano la fede come una merce che si vende e si compra?