IL SEGRETO DI SCOLA

di ANDREA FILLORAMO

Il Cardinale Scola, secondo le nuove stringenti direttive del Vaticano, nel prossimo mese di novembre, raggiungendo il 75° anno di età, dovrà abbandonare la prestigiosa arcidiocesi che fu di S.Ambrogio. Grande, quindi, è l’agitazione dei preti milanesi e, grandissimaè la preoccupazione nel Movimento di “Comunione e Liberazione”, di cui il Cardinale è il cofondatore e il padre nobile,per il prossimo addio dell’arcivescovo, che ha insegnato politica a Berlusconi e a Dell’Utri, che ha contribuito, in modo determinante a formare una ben determinata classe politica, che ha assistito inerte agli scandali giudiziari che hanno costellato le ultime giunte lombarde del ciellino Roberto Formigoni, e alle malefatte degli ”affaristi”, cioè di quel nutrito gruppo di imprenditori e manager che in questi anni hanno occupato le aziende pubbliche conquistando appalti importanti, nella sanità come da ultimo nell’Expo 2015. Scrive Dagospia: “Scola ha assistito con imbarazzo al disgregarsi del sistema politico-affaristico che ruotava attorno a Roberto Formigoni, suo vecchio compagno di movimento. Ha perso, a sorpresa, la corsa per il papato: entrato in conclave come favorito, ne è uscito sconfitto, dopo l’elezione di papa Francesco”, eludendo le aspettative della Cei, di cui tutti ricordiamo il comunicato di auguri. È il 13 marzo 2013, infatti, e dal comignolo della Cappella Sistina il fumo bianco annuncia l’elezione del nuovo Papa. Immediato il telegramma a firma dell’allora numero due della Conferenza episcopale italiana, monsignor Mariano Crociata, poi “inviato” da Bergoglio alla guida della diocesi di Latina: “Il segretario generale esprime i sentimenti dell’intera Chiesa italiana nell’accogliere la notizia dell’elezione del cardinale Angelo Scola a successore di Pietro”. Una gaffe clamorosa destinata a segnare per sempre i rapporti tra Papa Francesco e la Cei.Si spera che la scelta del nuovo arcivescovo, che farà il Papa,cada su qualcuno che seguirà le orme di Carlo Maria Martini(1979-2001), il grande arcivescovo che ho avuto il piacere di conoscere, che di fronte al dilagare della corruzione della Curia Romana, prese delle chiare posizioni, tanto che, come scrive il gesuita Padre Silvano Fausti, amico di Martini, determinò le dimissioni di Benedetto XVI. A tal proposito, riferisco quello che Fausti racconta: “Io ricordo la persona di fede, capace di provare meraviglia del mondo. Le persone soltanto pie e devote difficilmente prendono in considerazione l’ipotesi che Dio sia presente e operi nella storia. L’uomo di fede, e Martini lo era, ha l’occhio di chi sa vedere l’azione di Dio nel mondo. Il Cardinale,incontrandosi per l’ultima volta in occasione dell’incontro mondiale delle Famiglie del 2 giugno 2012, ebbe il coraggio di dire a Ratzinger: la Curia non si riforma, non ti resta che lasciare.Allora Benedetto XVI era tornato sfinito dal viaggio a Cuba, a fine marzo. In estate cominciò a parlarne ai collaboratori più stretti che tentavano di dissuaderlo, a dicembre convocò il concistoro dove creò sei cardinali e neanche un europeo per «riequilibrare» il Collegio, l’11 febbraio 2013, infine, dichiarò la sua «rinuncia» al pontificato”.
Certo che fra CLe il Cardinale Scola c’è stata sempre una perfetta simbiosi, a cominciare dal tempo in cuiegliera seminarista, quando, cioè, fu “cacciato” dal seminario di Venegono e per giungere, quindi, all’ordinazione presbiterale si è dovuto rivolgere al vescovo di Teramo, conosciuto quando questi era vescovo di Sansepolcro, diocesi nella quale si era formato il primo gruppo toscano del movimento, che lo accolse nel locale seminario e il 18 luglio 1970 lo ordinò presbitero.
È certo che,negli ultimi anni che coincidono con il pontificato di Papa Francesco, il Cardinaleha attraversato e ancora attraversa periodi di malessere, vuoi per la stanchezza del suo lungo episcopato, vuoi per la sua incomprensione del modo di essere del papa argentino, vuoi per le difficoltà incontrate nella sua arcidiocesi, vuoi infine per i casi di pedofilia clericale che non sono mancati nella diocesi ambrosiana e nello stesso movimento ciellino.
A nessuno sfugge, per esempio la seguente notizia che troneggia nella Rete: “Droga in cambio di sesso, indagato un parroco.Il cardinale Scola lo ha sospeso da ogni incarico. Un giro di sesso e droga con al centro un parroco del Milanese. Si tratta solamente di una ricostruzione della pubblica accusa, ma il rinvio a giudizio chiesto nei confronti di don Alberto Paolo Lesmo ha comunque convinto il cardinale Angelo Scola a sospendere il prete indagato da ogni incarico in diocesi.L’accusa mossa nei confronti di Lesmo è di avere avuto rapporti sessuali con un ragazzino. Il parroco l’avrebbe inoltre pagato non solo con denaro, ma anche con dosi di droga. Il ragazzo, che all’epoca dei fatti (tra il 2009 e il 2011) aveva tra i 14 e i 17 anni, si sarebbe prostituito anche con un non religioso”.
L’altra notizia fa riferimento a CL: “Don Mauro Inzoli, prete di CL è stato condannato dal tribunale a 4 anni e 9 mesi per abusi sessuali ai danni di cinque ragazzi. Di lui il pm Roberto Di Martino, disse: “Nonostante che non ci si sia prodigati nel fornire gli atti necessari, sono contento perché si è arrivati all’accertamento della verità. Secondo me, gli abusi non contestati, in quanto prescritti o per i quali non vi erano gli estremi per procedere, sono addirittura un centinaio, ma il timore delle persone coinvolte di denunciare questi fatti ne ha ritardato la scoperta”. Come vedremo, dunque, ben presto anche la diocesi di Milano come quella di Messina, avrà un arcivescovo che si dimette, ma diversi sono i motivi. Sono certo che il Papa provvederà immediatamente alla diocesi ambrosiana, dove per vecchia tradizione tipicamente milanese nulla si deve nascondere, dove tutto deve essere portato alla luce del sole, dove non ci deve essere omertà, ammantata di rispetto anche per chi il rispetto non lo merita, dove chi è stato sconfitto a ragione o a torto, si deve mettere da parte, rammentandosi di quel che scriveWendell Phillips:“Ognuno finisce per trovare la sua Waterloo”.Certo che la cultura milanese stenta a farsi strada in quella siciliana.